Abdicare sé stessi a false autorità

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E’ un discor­so a cui fare atten­zio­ne. Non attie­ne alla ribel­lio­ne, gio­va­ni­le o tar­di­va che sia, quan­to all’as­su­mer­si la respon­sa­bi­li­tà dei pro­pri atti.

Se, per fare un esem­pio, vado da un medi­co per un distur­bo, mi aspet­to (e non ci pio­ve), che quel medi­co curi il distur­bo (quan­to­me­no che ci pro­vi), per­chè io non so come fare.

Tut­ta­via, far­si cura­re un pro­ble­ma di salu­te, pic­co­lo o gran­de che sia, non impli­ca far­lo in modo cie­co, ace­fa­li­co. Quin­di, signi­fi­ca capi­re cosa sto facen­do e cosa sta facen­do lui. Su qua­li basi e, soprat­tut­to, con qua­li rischi.

Se non mi infor­mo sui rischi (e infor­mar­si signi­fi­ca far­lo dav­ve­ro, non accon­ten­tar­si del clas­si­co “… ma cosa vuo­le che sia… è ormai una rou­ti­ne”), se non capi­sco in pri­ma per­so­na qua­le sia il rap­por­to rischi/benefici del trat­ta­men­to pro­po­sto, sto andan­do incon­tro a qual­co­sa che non ho scel­to, valu­ta­to, deci­so. Ho abdi­ca­to la mia intel­li­gen­za a un medi­co ma, in real­tà non tan­to ad una per­so­na che ne sa più di me, quan­to ad un’i­dea di auto­ri­tà che mi arri­va drit­ta dall’inconscio.

Il che può anche anda­re bene, per un miliar­do di moti­vi (non ho cul­tu­ra, non ho tem­po, non ho voglia… etc. etc.) solo che poi, quan­do suc­ce­de il casi­no, ecco che vado a chie­de­re i dan­ni al medi­co. Il che può anche esse­re giu­sto se quel medi­co ha fat­to una caz­za­ta ma quan­do la caz­za­ta con­si­ste nel fare quel­lo che ave­va det­to che avreb­be fat­to e io non ave­vo capi­to qua­li era­no i rischi, ecco che la respon­sa­bi­li­tà non è del medi­co ma MIA!

Se affi­do la mia ani­ma (cosa impos­si­bi­le da far­si ma per gli sco­pi di que­sto post, sup­po­nia­mo pure che lo sia) ad un mini­stro di qua­lun­que tipo di cam­mi­no spi­ri­tua­le o reli­gio­so, in modo com­ple­ta­men­te ace­fa­li­co, sen­za tene­re sot­t’oc­chio quel­lo che in me dav­ve­ro cam­bia, non sto seguen­do un per­cor­so di cre­sci­ta spi­ri­tua­le: sto abdi­can­do la MIA cre­sci­ta in nome di qual­co­sa che non so dav­ve­ro cosa dia­mi­ne sia.

Se sono in peri­co­lo e, anzi­ché difen­der­mi, aspet­to che arri­vi la poli­zia, potrà anche andar­mi di culo se c’è una pat­tu­glia a por­ta­ta di mano, ma nel­la stra­gran­de mag­gio­ran­za dei casi, quan­do arri­ve­rà sarà trop­po tardi.

Pre­ten­de­re che le nostre scel­te ven­ga­no effet­tua­te per noi da quel­la che con­si­de­ria­mo un’au­to­ri­tà signi­fi­ca sem­pli­ce­men­te… dele­ga­re la nostra respon­sa­bi­li­tà ad altri, sal­vo poi lamen­tar­ci quan­do il risul­ta­to non è quel­lo che ave­va­mo pre­vi­sto (ammes­so che aves­si­mo fat­to alme­no lo sfor­zo di prevederlo).

Ma la mag­gior par­te del­le per­so­ne va avan­ti così, affi­dan­do la respon­sa­bi­lià ad altri per non affron­tar­la in pri­ma persona.

Pre­ten­de­re che sia lo Sta­to ad occu­par­si del­la nostra salu­te, pur essen­do sacro­san­to dirit­to in deter­mi­na­te con­di­zio­ni, è una tota­le assur­di­tà dal pun­to di vista pratico.

Pre­ten­de­re che sia­no gli orga­ni di Poli­zia a difen­der­ci, per quan­to anco­ra sacro­san­to dirit­to, quan­do non han­no la pos­si­bi­li­tà di far­lo è anco­ra una tota­le assur­di­tà pra­ti­ca. Nes­su­no che non sia pre­sen­te NEL MOMENTO NECESSARIO può difen­der­ci e pre­ten­de­re che que­sto avven­ga è com­ple­ta­men­te assurdo!

Pre­ten­de­re che sia un pre­te, un guru, o un coach a pro­dur­re il nostro svi­lup­po spi­ri­tua­le non solo non è un dirit­to, è una caz­za­ta enor­me. Nes­su­no potrà cre­sce­re per noi, se non sare­mo noi i pri­mi a far­lo; ovvio che un mae­stro potrà gui­dar­ci nel­la giu­sta dire­zio­ne, ma come dice un clas­si­co det­to “sare­mo noi a dover per­cor­re­re il sentiero”.

Non sto dicen­do di ribel­lar­si, sto dicen­do di acqui­si­re in pri­ma per­so­na la respon­sa­bi­li­tà del­le nostre azio­ni. Pren­der­si cura di sé fino a che que­sto è pos­si­bi­le e poi, quan­do abbia­mo biso­gno di un medi­co, usa­re la testa e non dele­ga­re com­ple­ta­men­te a lui la DECISIONE.

Non sto dicen­do di non segui­re quel­lo che dice un istrut­to­re o un mae­stro, ma di far­lo con con­sa­pe­vo­lez­za, pur fidan­do­ci di quel­lo che dice alme­no fino al pun­to di spe­ri­men­tar­lo, ma con il cer­vel­lo col­le­ga­to (e su que­sto ovvia­men­te ci sareb­be da fare un bel po’ di con­si­de­ra­zio­ni su cosa signi­fi­chi “col­le­ga­re il cer­vel­lo”, visto che per far­lo occor­re pos­se­der­ne uno).

La respon­sa­bi­li­tà del­le nostre azio­ni (e di con­se­guen­za anche di quel­le che NON met­tia­mo in atto) potrà non esse­re nostra dal pun­to di vista giu­ri­di­co ma lo è da quel­lo oggettivo.

Se ingol­lo qua­lun­que far­ma­co sen­za infor­mar­mi su cosa sia e cosa fac­cia, igno­ran­do­ne rischi ed effet­ti col­la­te­ra­li, nono­stan­te mi abbia­no fat­to addi­rit­tu­ra fir­ma­re uno sca­ri­co di respon­sa­bi­li­tà, sono un paz­zo furioso.

Se mi tro­vo in una situa­zio­ne peri­co­lo­sa e non fac­cio nul­la quan­do potrei per­chè “lo sta­to mi deve difen­de­re” potrò ave­re tut­te le ragio­ni del mon­do ma nel momen­to in cui pren­do una col­tel­la­ta per­chè qual­cu­no mi vuo­le ruba­re il por­ta­fo­gli, quel­lo che fini­sce all’al­tro mon­do sono io!

Cer­to, per assu­mer­si una respon­sa­bi­li­tà occor­re che ci sia qual­cu­no che pren­da la deci­sio­ne di farlo.

Ma que­sto è un altro paio di maniche!

Ci si vede in giro!

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