Semplice e complicato

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Una doman­da che mi è sta­ta posta, a cui rispon­do volen­tie­ri: ‘… cosa è, per te, il “sem­pli­ce” e cosa è il “com­pli­ca­to”?’

La doman­da è bel­la, per­chè, come mol­to spes­so acca­de, non me la sono mai posta in modo razio­na­le e quin­di mi spin­ge non solo a veri­fi­ca­re al mio inter­no la cosa, ma anche a tro­va­re il modo di for­ni­re una rispo­sta “evo­lu­ti­va” ovve­ro che sia moti­vo di cre­sci­ta per chi la riceve.

Come sem­pre in que­sti casi “ter­mi­no­lo­gi­ci”, tro­vo estre­ma­men­te uti­le par­ti­re dall’etimologia:

  1. Sem­pli­ce: vie­ne dal lati­no Sim­plex ovve­ro da “sin” (sen­za) e “plex” (pie­ga). Sen­za pie­ga ovve­ro, per tra­sla­to, “un pez­zo uni­co”, “non costi­tui­to da altre parti”
  2. Com­pli­ca­to: sem­pre dal lati­no Com­pli­ca­tus ovve­ro da “Cum” (con) e sem­pre “plex” (pie­ga) . Pie­ga­to ovve­ro, per tra­sla­to di nuo­vo, “costi­tui­to da più parti”.

Quin­di potrem­mo defi­ni­re “sem­pli­ce” qua­lun­que cosa sia costi­tui­ta da poche par­ti e “com­pli­ca­ta” qua­lun­que cosa costi­tui­ta da più parti.

Esi­sto­no quin­di due moda­li­tà di vede­re la sem­pli­ci­tà o la com­pli­ca­tez­za: una è ogget­ti­va e rela­ti­va al nume­ro di par­ti che costi­tui­sco­no qual­co­sa, men­tre l’al­tra è sog­get­ti­va ed ha a che vede­re con la nostra per­ce­zio­ne di quel­la cosa.

Per fare un esem­pio: un orga­ni­smo uni­cel­lu­la­re è sem­pli­ce se para­go­na­to ad un esse­re uma­no (visio­ne sog­get­ti­va) ma, se ci adden­tria­mo nel­la strut­tu­ra mole­co­la­re di quel­la sin­go­la cel­lu­la ecco che sco­pria­mo una com­pli­ca­tez­za maestosa.

Altro esem­pio, un moto­re d’ae­reo. Per qua­si chiun­que è qual­co­sa di mostruo­sa­men­te com­pli­ca­to ma, per un inge­gne­re aero­nau­ti­co, pur rima­nen­do qual­co­sa di com­ples­so, sarà sen­z’al­tro più sem­pli­ce che per chi non ne cono­sca o com­pren­da il prin­ci­pio di funzionamento.

E poi c’è la per­ce­zio­ne emo­ti­va del ter­mi­ne che gene­ra un gran­dis­si­mo casi­no: per fare un esem­pio, quan­do par­lia­mo di una “per­so­na sem­pli­ce” ci sarà chi inten­de il ter­mi­ne dal pun­to di vista intel­let­tua­le, chi dal pun­to di vista del­la ric­chez­za (“… quel­lo là ha un sac­co di sol­di ma va in giro vesti­to come uno qua­lun­que”), chi da quel­lo del­l’e­spres­sio­ne ver­ba­le (“… il tizio usa sem­pre dei paro­lo­ni”) e via discorrendo.

In sin­te­si, per­so­nal­men­te non riten­go esi­sta dav­ve­ro qual­co­sa di sem­pli­ce o di com­pli­ca­to nel­l’u­ni­ver­so (par­lo di quel­lo mate­ria­le): per quan­to si scen­da nel­l’in­fi­ni­ta­men­te pic­co­lo o si sal­ga nel­l’in­fi­ni­ta­men­te gran­de tro­ve­re­mo sem­pre un livel­lo di com­pli­ca­zio­ne in qual­co­sa di appa­ren­te­men­te semplice.

Per quan­to mi riguar­da quin­di, sem­pli­ce e com­pli­ca­to dipen­do­no dal nostro pun­to di vista ma, soprat­tut­to, dal­la nostra con­sa­pe­vo­lez­za e, in ulti­ma ana­li­si, dal­la nostra soggettività.

Con­si­de­ra­re qual­co­sa come sem­pli­ce o com­pli­ca­to dipen­de esclu­si­va­men­te da quan­to NOI con­si­de­ra­mo tale qual­co­sa. Sem­pli­ci­tà e com­pli­ca­tez­za non sono osser­va­zio­ni ma quel­li che comu­ne­men­te ven­go­no defi­ni­ti “giu­di­zi” ovve­ro osser­va­zio­ni squi­si­ta­men­te sog­get­ti­vi. Quel­lo che per noi è sem­pli­ce, per qual­cun altro può esse­re di una com­pli­ca­tez­za estre­ma e viceversa.

Al meglio, pos­sia­mo con­si­de­ra­re sem­pli­ci­tà e com­pli­ca­tez­za in rela­zio­ne a qual­co­sa d’al­tro ma, anche in que­sto caso, la que­stio­ne è squi­si­ta­men­te sog­get­ti­va. Pilo­ta­re un aereo è più com­pli­ca­to che gui­da­re un’au­to ma basta che ci met­tia­mo a par­la­re di un’au­to da cor­sa ed ecco che il rap­por­to cam­bia e anche di parecchio.

Non riten­go, come det­to sopra, esi­sta nul­la di sem­pli­ce o di com­pli­ca­to in que­sto uni­ver­so ma solo even­ti, ogget­ti o feno­me­ni di cui com­pren­dia­mo una par­te più o meno significativa.

Ci si vede in giro!

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Valentina Petrova- Manavska

Buon­gior­no , Franz
Innan­zi­tut­to , gra­zie del­la rispo­sta ! Ho ascol­ta­to e let­to con gran­dis­si­mo inte­res­se ! Ed ho sco­per­to che tu hai dato rispo­sta non solo alla doman­da in que­stio­ne ma, anche alle “sot­to-doman­de” che si cela­no in quel­la prin­ci­pa­le e del­le qua­li nean­ch’io mi ren­de­vo con­to ( que­sta con­sta­ta­zio­ne è solo mia e non la trat­te­rò adesso…).
“Per quan­to mi riguar­da quin­di, sem­pli­ce e com­pli­ca­to dipen­do­no dal nostro pun­to di vista ma, soprat­tut­to, dal­la nostra con­sa­pe­vo­lez­za e, in ulti­ma ana­li­si, dal­la nostra sog­get­ti­vi­tà.” Ecco, in que­sta fra­se ho tro­va­to la rispo­sta del­la mia doman­da. Ad un “pat­to” per cosi dire. Riguar­do i signi­fi­ca­ti del ter­mi­ne “con­sa­pe­vo­lez­za” . Significa(per la mia madre­lin­gua) sape­re , com­pren­de­re , esse­re con­sci , esse­re pre­sen­ti, esse­re. Esse­re ! Chi ha toc­ca­to alme­no un uni­ca vol­ta , per un cen­te­si­mo del secon­do quel­lo sta­to dell’ “esse­re” , sa che signi­fi­ca anche “pace”, “quie­te ” . E tor­nia­mo al dun­que : è tut­to sem­pli­ce quan­do sia­mo (SIAMO ) pre­sen­ti , con­sa­pe­vo­li e in Pace . In bul­ga­ro si dice “smi­re­ni – смирени “in pace, den­tro la pace, sciol­ti , dis­sol­ti nel­la pace . Il che signi­fi­ca – accet­ta­re una data situa­zio­ne , accet­ta­re una real­tà pesan­te, sgra­de­vo­le, non bel­la, non buo­na e cosi via ma, esse­re in pace . Il che da par­te sua impli­ca una fede e fidu­cia ( a me pia­ce dire in Dio-Crea­to­re-Natu­ra-Vita), diver­so quin­di dal­l’ar­ren­der­si . Insom­ma, il moti­vo di far­ti que­sta doman­da (il mio moti­vo) era pro­prio que­sto : pur di esse­re con­sa­pe­vo­le di tut­to, quel­lo che ho scrit­to di sopra, tro­vo sem­pre com­pli­ca­zio­ni , una dal­l’al­tra piu gran­di e sco­pro, che chi mi fa fare que­sto è l’E­go . Quin­di, pos­so dire che tut­to è com­pli­ca­to, quan­do ci si met­te l’Ego(lo scri­vo anche con maiu­sco­la, per non arrab­biar­lo) . Ma , come è pos­si­bi­le allo­ra, esse­re sem­pre pre­sen­ti , inin­ter­rot­ta­men­te, in ogni istan­te ?! Esi­ste un esse­re uma­no cosi ? Ecco, nel far­mi que­ste rifles­sio­ni, gia mi arri­va da pian­ge­re , mi agi­to, mi “pre­oc­cu­po”. Chi è che si agi­ta, si pre­oc­cu­pa ma, anche chi è che sta tran­quil­lo, è sicu­ro, ha e puo’ tut­to, quel­lo che vuo­le ??!..Nei rac­con­ti bibli­ci c’è una sto­ria dove si par­la del­la tor­re di Babe­le che spie­ga (alme­no come io capi­sco ) per­ché gli esse­ri uma­ni han­no inco­min­cia­to di par­la­re in diver­se lin­gue . Dico, che per la mia espe­rien­za di vita, ho com­pre­so, per me stes­sa , che il pro­ble­ma non sta nel­le diver­si­tà’ lin­gui­sti­che ma, (pro­vo qua­si pau­ra nel dir­lo)- nel par­la­re stes­so. Allo­ra, cer­to che biso­gna par­la­re e can­ta­re, e usa­re la voce, e scri­ve­re libri, e fare tea­tro etc etc etc. Dico , che noi tut­ti gli esse­ri viven­ti, sap­pia­mo la Veri­tà’ per qua­lun­que cosa, situa­zio­ne ‚even­to e non c’è biso­gno di par­la­re . Come fan­no gli altri Ani­ma­li. ..Mi arren­do, non pos­so spie­ga­re piu in la, sen­za voler­lo, lo com­pli­che­rò inutilmente .
Per fini­re : Gra­zie anco­ra del­la rispo­sta , Franz ! Gra­zie anche a dar­mi la pos­si­bi­li­ta’ di ragio­na­re e riflet­te­re , e scri­ve­re in que­sto tuo spa­zio , che è qual­co­sa di speciale!