Il Maestro interiore… esiste? E se si, come lo troviamo?

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Cre­do sia una del­le fra­si più comu­ne­men­te ripor­ta­te sostan­zial­men­te ovun­que: “Il vero mae­stro è den­tro di noi”. Con il signi­fi­ca­to secon­do cui al nostro inter­no si tro­va tut­to quel­lo che ci ser­ve per risve­gliar­ci. La fra­se in sé è per­fet­ta­men­te esat­ta ma… c’è un pic­co­lo pro­ble­ma: inte­sa nel modo sba­glia­to (cioè quel­lo comu­ne), è anche la più gros­sa sce­men­za che si pos­sa dire.

Di cosa sia il risve­glio abbia­mo par­la­to nel­lo scor­so post, per cui qui non mi dilun­go se non ricor­da­no­ne la con­clu­sio­ne: il Risve­glio è quel momen­to in cui il nostro vero Esse­re, ovve­ro ciò che di noi esi­ste in modo per­ma­nen­te e ogget­ti­vo (in rap­por­to alla per­so­na­li­tà, ovve­ro tut­to quel­lo che noi pen­sia­mo esse­re “noi stes­si”), entra per così dire nel­la real­tà ordi­na­ria in modo com­ple­ta­men­te consapevole.

Anco­ra una vol­ta use­re­mo il para­go­ne con il sogno per com­pren­de­re il sen­so del tito­lo di que­sto post.

Quan­do noi sognia­mo, come già det­to, l’io sogna­to, cioè ciò che di noi agi­sce nel sogno, è sostan­zial­men­te un simu­la­cro, una spe­cie di ava­tar di noi stes­si, nel mon­do oni­ri­co. Que­sto ava­tar è crea­to da noi (cioè dal­l’io sogna­to­re) e ces­sa di esi­ste­re nel momen­to stes­so in cui ci sve­glia­mo al mat­ti­no. Per tut­ta la dura­ta del sogno è com­ple­ta­man­te, sal­vo rari casi, incon­sa­pe­vo­le e imme­mo­re del­l’io sogna­to­re, per cui nel sogno ci com­por­tia­mo in modo spes­so del tut­to assur­do, sia in posi­ti­vo che in nega­ti­vo e appa­ren­te­men­te casuale.

Più di ciò, non ricor­dan­do appun­to nul­la del­l’io sogna­to­re e del mon­do rea­le, l’io sogna­to non può fare nul­la per risve­gliar­si dal­l’in­ter­no del sogno. Nep­pu­re gli altri per­so­nag­gi che incro­cia­mo nel mon­do oni­ri­co pos­so­no fare qual­co­sa per sve­gliar­ci, dato che sono anch’es­si pro­dot­ti da noi stes­si e quin­di sono sostan­zial­men­te ugual­men­te illu­so­ri e ine­si­sten­ti quan­to il nosto io sognato.

Abbia­mo solo un modo di risve­gliar­ci dal­l’in­ter­no di un sogno: ave­re una qual­che vaga memo­ria del mon­do ester­no e quin­di met­te­re in atto qual­co­sa che spin­ga il nostro io sogna­to­re a inter­rom­pe­re il sogno, oppu­re a sve­gliar­si all’in­ter­no di esso, dan­do quin­di ori­gi­ne alla fine del­l’io sogna­to ed al cosid­det­to “sogno luci­do”, all’in­ter­no del qua­le, pro­prio per il fat­to di esse­re qua­si com­ple­ta­men­te coscien­ti e con­sa­pe­vo­li di tro­var­ci in un mon­do oni­ri­co e di poter tor­na­re al mon­do rea­le in qua­lun­que istan­te sen­za sva­ni­re come fa abi­tual­men­te l’io sogna­to, abbia­mo anche un discre­to pote­re sul­lo svol­gi­men­to del sogno stesso.

Quin­di, in estre­ma sin­te­si, l’u­ni­ca cosa che ci può far usci­re dal­la con­di­zio­ne di sogno è il nostro io sogna­to­re, il qua­le deve risve­gliar­si all’in­ter­no del sogno. Ma… c’è un pro­ble­ma: di fat­to, io sogna­to­re e io sogna­to non sono enti­tà distin­te, ma due aspet­ti del­la stes­sa enti­tà, sepa­ra­ti dal­la bar­rie­ra del sonno.

Fin qui dovreb­be esse­re tut­to abba­stan­za chia­ro, no?

Ora ripor­tia­mo il tut­to “in su” di un gra­di­no. Ciò di cui sia­mo con­sa­pe­vo­li di noi e che chia­mia­mo “noi stes­si” è esat­ta­men­te para­go­na­bi­le all’io sogna­to. La nostra per­so­na­li­tà, inte­sa come sem­pre come insie­me di cor­po, men­te ed emo­zio­ni, è com­ple­ta­men­te in balia del­la real­tà ordi­na­ria, esat­ta­men­te para­go­na­bi­le al mon­do oni­ri­co. Il nostro Esse­re vero, è per noi die­tro ad una spe­cie di “cor­ti­na” men­tre l’u­ni­co modo che abbia­mo di risve­gliar­ci è che, ad un cer­to pun­to, a segui­to di cer­te espe­rien­ze, ci ven­ga il dub­bio che la vita così come la vivia­mo sia in real­tà qual­co­sa di limi­ta­to, quan­do non del tut­to assur­do, e che si ini­zi a lavo­ra­re “da qui” per aumen­ta­re il nostro livel­lo di consapevolezza.

L’Es­se­re, dal can­to suo, è quel­la par­te inve­ro pre­pon­de­ran­te di noi che orien­ta la nostra vita ora ver­so un’e­spe­rien­za, ora ver­so un’al­tra. Lo fa in modo silen­zio­so, per noi ordi­na­ria­men­te inau­di­bi­le, da qui l’il­lu­sio­ne di esse­re libe­ri (lui, l’Es­se­re, è libe­ro, anche se non com­ple­ta­men­te, noi per nul­la quan­to­me­no fino a che per­ma­nia­mo in uno sta­to di com­ple­ta inconsapevolezza).

Ora, è impor­tan­te com­pren­de­re che nes­su­na Gui­da spi­ri­tua­le, nes­sun Mae­stro, può risve­gliar­ci di for­za. O meglio… è pos­si­bi­le che ciò acca­da, ma devo­no esser­ci del­le chia­re e soli­de moti­va­zio­ni ope­ra­ti­ve che esu­la­no com­ple­ta­men­te dal­le con­di­zio­ni uma­ne abituali.

Nor­mal­men­te, gli uni­ci che pos­so­no risve­gliar­si… sia­mo noi. Ma per­chè ciò acca­da, il nostro Esse­re deve arri­va­re qui, nel­la real­tà ordi­na­ria ed esse­re in que­sto modo reso appun­to rea­le, da cui il ter­mi­ne “rea­liz­za­zio­ne”. Quan­do ciò acca­de la par­te di per­so­na­li­tà ordi­na­ria illu­so­ria, quin­di il nostro “sen­so di noi stes­si”, sva­ni­sce com­ple­ta­men­te e la nostra con­sa­pe­vo­lez­za si “tra­sfe­ri­sce” a livel­lo del­l’Es­se­re che è quin­di il vero Deus Ex Machi­na del­la situa­zio­ne, non­ché l’u­ni­co che può libe­rar­ci dal­la con­di­zio­ne di son­no in cui ci troviamo.

Ecco per­chè si dice che il vero mae­stro è den­tro di noi. Quel­lo che potrà fare una gui­da sarà solo ed uni­ca­men­te indi­car­ci le espe­rien­ze da com­pie­re per arri­va­re al Risve­glio, ma quel­li che devo­no dar­si da fare sia­mo noi e l’u­ni­co mae­stro di cui ci deve impor­ta­re è il nostro Esse­re che è l’u­ni­co che può Risve­gliar­ci dav­ve­ro (di fat­to risve­glian­do sé stes­so nel­la real­tà ordinaria).

Ecco per­chè, come dice giu­sta­men­te Briz­zi, la mor­te non è un cor­so acce­le­ra­to di illu­mi­na­zio­ne ed anco­ra ecco per­chè si dice che quan­do l’al­lie­vo è pron­to, il mae­stro arri­va. E’ il nostro Esse­re che sa esat­ta­men­te cosa deve rea­liz­za­re, com­pren­de­re, spe­ri­men­ta­re. E’ il nostro Esse­re che sa in che dire­zio­ne dob­bia­mo anda­re e che ci spin­ge in tal sen­so. Fino a che non impa­ria­mo ad ascol­tar­ne la voce, den­tro di noi non ci sarà alcun mae­stro, ma solo un’ac­coz­za­glia di biso­gni, sti­mo­li auto­ma­ti­ci e iden­ti­fi­ca­zio­ni che potre­mo scam­bia­re per il nostro “sen­ti­re” ma che in real­tà non saran­no altro che un’il­lu­sio­ne bel­la e buo­na, allo stes­so modo in cui quel­lo che cre­dia­mo esse­re “noi” altro non è che uno stru­men­to del vero “noi”.

Nel­l’i­stan­te in cui la voce del­l’Es­se­re diven­ta udi­bi­le, allo­ra ini­zia un vero cam­mi­no, qual­co­sa che ci por­te­rà, auspi­ca­bil­men­te, al Risve­glio in Ter­ra e quin­di alla vera fine del­la mor­te per­chè quel­lo che ci sarà qui sarà (qua­si) tut­to quel­lo che c’è e al momen­to del­la mor­te abban­do­ne­re­mo sem­pli­ce­men­te il cor­po in modo del tut­to coscien­te e consapevole.

L’Es­se­re deve esse­re rea­liz­za­to, ovve­ro reso appun­to rea­le, ma anco­ra l’Es­se­re è il mae­stro all’in­ter­no che ci può spin­ge­re a sve­gliar­ci. Più sia­mo sve­gli più ne pos­sia­mo ascol­ta­re la gui­da, più ne ascol­tia­mo la gui­da più velo­ce­men­te ci potre­mo risve­glia­re completamente.

Dul­cis in fun­do: l’Es­se­re in buo­na sostan­za risve­glia sé stes­so. Esat­ta­men­te come noi pos­sia­mo deci­de­re di sve­gliar­ci da un sogno ma solo nel momen­to in cui là den­tro, nel mon­do oni­ri­co, ini­zia­mo a sve­gliar­ci e a com­pren­de­re che stia­mo, appun­to, sognando.

Per­chè chi sa di star sognan­do alla fine è sem­pre lui: l’Essere.

Pros­si­mo giro: le sca­le del­la verità

Ci si vede in giro!

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