A volte non c’entra il razzismo, quanto la percezione dell’errato.

Guar­dia­mo bene la foto qui a fian­co, a cor­re­do di que­sto post.

L’ho vista su Face­book, posta­ta da Giu­sep­pe Mer­li­no (di cui vi segna­lo il blog, dav­ve­ro un poz­zo ine­sau­ri­bi­le, lo tro­va­te a que­sto link)

Guar­dan­do­la, ho pro­va­to diver­si movi­men­ti emo­ti­vi, che mi han­no fat­to scat­ta­re diver­se osservazioni.

In pri­mis l’at­ten­zio­ne cade sul­la testa ros­sa, che svet­ta come evi­den­te ele­men­to di con­tra­sto. A meno che non sia­te di quel­la reli­gio­ne, la pri­ma cosa che par­te è la soli­da­rie­tà (in manie­ra più o meno evi­den­te) ver­so quel­la don­na che ha comun­que tro­va­to il modo di anda­re con­tro­cor­ren­te. Subi­to dopo l’at­ten­zio­ne va agli altri ele­men­ti “non con­for­mi”: il velo azzur­ro in bas­so, quel­lo bian­co un po’ più in alto… etc. etc.

Ma dopo, per con­tra­sto, scat­ta inve­ce qual­co­s’al­tro: un’av­ver­sio­ne, con un’in­ten­si­tà che cre­do pos­sa varia­re dal fasti­dio alla furia, per l’in­te­ra sce­na. Avver­sio­ne che cre­sce se si osser­va con atten­zio­ne la secon­da fila di don­ne dal bas­so, col capo chi­no, in un evi­den­te atteg­gia­men­to di ras­se­gna­zio­ne, se non di qual­che ritua­le sconosciuto.

Beh, ve lo dico chia­ra­men­te: a me que­sta foto fa rivol­ta­re lo sto­ma­co. Sul­le pri­me mi sono chie­sto se il mio non fos­se in qual­che modo raz­zi­smo. Ebbe­ne, dopo pochi secon­di mi sono reso con­to che qui il raz­zi­smo non c’en­tra affatto.

Quel­lo che pro­du­ce la rea­zio­ne di vol­ta­sto­ma­co (quan­to­me­no in me) è la per­ce­zio­ne che que­sta foto ritrae qual­co­sa di pro­fon­da­men­te erra­to, ingiu­sto, invo­lu­ti­vo… in buo­na sostan­za, qual­co­sa di dav­ve­ro osceno.

Don­ne vesti­te tut­te ugua­li, coper­te dal­la testa ai pie­di di nero, con il capo chi­no, sog­get­te ad una leg­ge che ha come uni­co sco­po quel­lo di schiac­ciar­ne l’es­sen­za sot­to il tac­co del­la più disgu­sto­sa discri­mi­na­zio­ne, che va oltre l’of­fe­sa al dirit­to uma­no, ma è qual­co­sa di così oscu­ro nel­la sua intrin­se­ca por­ta­ta da esse­re un delit­to con­tro l’u­ma­ni­tà intera.

Qui non c’en­tra­no il raz­zi­smo e nem­me­no il rispet­to per la liber­tà di reli­gio­ne. Qui occor­re ren­der­si con­to che quan­do una cosa è sba­glia­ta lo è al di là del­la mora­le, del­la reli­gio­ne o del pen­sie­ro indi­vi­dua­le o pubblico.

Fate­ve­ne una ragio­ne, quel­lo che sta­te veden­do è sba­glia­to: da ogni pun­to di vista, a par­ti­re da quel­lo uma­no, fino a quel­lo più uni­ver­sa­le che vi rie­sca di immaginare.

E’ vero: nor­mal­men­te la nostra per­ce­zio­ne del giu­sto e del­l’in­giu­sto è del tut­to per­so­na­le, del tut­to soggettiva.

Ma esi­ste, al di sot­to di tut­to quel­lo che sia­mo diven­ta­ti a furia di mora­le, reli­gio­ne e con­di­zio­na­men­ti vari, la pos­si­bi­li­tà di discer­ne­re il giu­sto dal­l’in­giu­sto ad un più alto livel­lo, un po’ più oggettivo.

E per quan­to mora­li­sti, bac­chet­to­ni, bigot­ti e fana­ti­ci sia­te, se ascol­ta­te bene al cen­tro del­la vostra sen­si­bi­li­tà, potre­te sco­pri­re que­sto sen­so, una per­ce­zio­ne più alta del­la giu­sti­zia, indi­pen­den­te dal­la fede, dal­l’e­du­ca­zio­ne e da qua­lun­que cosa vi sia­te mes­si in testa dal gior­no del­la vostra nascita.

Una per­ce­zio­ne che di fron­te a que­sta foto non potrà che urla­re (anche se pro­ba­bil­men­te per mol­ti sarà solo un sus­sur­ro) quan­to essa sia il ritrat­to di una del­le cose più pro­fon­da­men­te ingiu­ste, bar­ba­re e con­tra­rie all’e­vo­lu­zio­ne che l’es­se­re uma­no sia mai riu­sci­to a met­te­re in atto.

Cer­to, il fana­ti­smo ucci­de que­sto gene­re di per­ce­zio­ne, in ogni cam­po, non solo in quel­lo reli­gio­so anche se si trat­ta for­se del più evi­den­te. In qua­lun­que cam­po si mani­fe­sti, dal­le abi­tu­di­ni ali­men­ta­ri a quel­le spi­ri­tua­li con in mez­zo qua­lun­que cosa vi ven­ga in men­te, il fana­ti­co esce com­ple­ta­men­te dai bina­ri del­l’e­vo­lu­zio­ne, oltre che da quel­li del­l’u­ma­ni­tà o anche solo del sem­pli­ce buon sen­so, ed imboc­ca una stra­da che por­ta solo alle por­te del­l’in­fer­no, qua­lun­que signi­fi­ca­to voglia­te dare a que­sto termine.

Ma a meno che non sia­te già di fron­te a quei bat­ten­ti, qual­co­sa den­tro ognu­no di noi sa quan­do quel­lo che acca­de è sba­glia­to. Impa­ra­re ad ascol­ta­re que­sto pro­fon­do sen­so di giu­sti­zia è impor­tan­te per­chè, da sola, que­sta per­ce­zio­ne è in gra­do di sma­sche­ra­re pra­ti­ca­men­te qua­lun­que igno­bi­le sovra­strut­tu­ra illu­so­ria sia cre­sciu­ta al nostro inter­no, dal­la mora­le al pensiero.

E soprat­tut­to, a spin­ger­ci ad agi­re con­tro ciò che dav­ve­ro è ingiu­sto, anzi ché con­tro quel­lo che cre­dia­mo tale. Cre­de­te­mi: nel 90% dei casi ci tro­ve­re­mo a pren­de­re stra­de dia­me­tral­men­te oppo­ste a quel­le segui­te fino ad un illu­so­rio istan­te precedente.

Ma biso­gna ave­re il corag­gio di rico­no­sce­re quan­to in noi non sia asso­lu­ta­men­te in gra­do di per­ce­pi­re qual­co­sa di ogget­ti­vo. E’ da lì che par­te tutto!

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