Accelerare la propria energia

La nostra ener­gia ha una ten­den­za: segui­re la via di minor resi­sten­za. Il che, in ter­mi­ni eco­no­mi­ci, potreb­be non esse­re del tut­to erra­to, se non fos­se che, seguen­do que­sto tipo di “trend”, si fini­sce… per non fare più un cazzo. 

Dicia­mo che, ad un cer­to pun­to, par­te la festa del rin­vio: que­sto lo fac­cio doma­ni, que­sto non ho voglia, per que­sta cosa sono trop­po stan­co… una cor­sa al ral­len­ta­men­to per cui ogni cosa diven­ta più dif­fi­ci­le, più pesan­te. Si ha meno ener­gia, meno voglia di fare, e quin­di si fa dav­ve­ro meno. Un loop peri­co­lo­so per cui meno fai e meno faresti.

Per spez­za­re que­sto cir­co­lo vizio­so, ci sono due stra­de: quel­la del­la for­tu­na e quel­la del­la volon­tà. La pri­ma con­si­ste nel­l’appro­fit­ta­re di uno sti­mo­lo ester­no men­tre la secon­da pre­sup­po­ne un mini­mo di con­trol­lo sul­la pro­pria volon­tà. La pri­ma ha il difet­to che lo sti­mo­lo ester­no ade­gua­to potreb­be non arri­va­re mai, men­tre la secon­da neces­si­ta di un mini­mo di preparazione.

Dicia­mo che per usa­re la secon­da stra­da, occor­re di soli­to innan­zi­tut­to rea­liz­za­re che ci si sta “lascian­do anda­re”. Non appe­na que­sto suc­ce­de, però, non biso­gna cede­re alla ten­ta­zio­ne di “fare qual­co­sa”. Se si par­te in que­sto momen­to l’e­ner­gia a dispo­si­zio­ne non è in gene­re suf­fi­cien­te e la ripre­sa è desti­na­ta a naufragare.

Occor­re per­ciò fare qual­co­sa per met­te­re in tasca un po’ di ener­gia in più. Ecco allo­ra che il pri­mo atto da met­te­re in pra­ti­ca è qual­co­sa che ci dia il modo di accu­mu­la­re del­l’e­ner­gia. Per fare que­sto ci sono diver­si modi, ma tut­ti fan­no capo ad un uni­co meto­do: dar­si uno scos­so­ne. Si può fare in mol­ti modi: ad esem­pio evi­tan­do di fare qual­co­sa che ci pia­ce mol­to per qual­che tem­po. Dicia­mo che il gio­chet­to è quel­lo del­la sof­fe­ren­za volon­ta­ria. Non sto par­lan­do di cili­cio, ovvia­men­te, anche se uno degli sco­pi di quel­la pra­ti­ca era pro­prio que­sto, ma di qual­co­sa di meno tru­cu­len­to. Ad esem­pio si può osser­va­re un gior­no di digiu­no (lo so, per chi ci è abi­tua­to un gior­no non è nul­la. Benis­si­mo, allo­ra fate­ne cin­que!). Oppu­re ci si può tene­re alla lar­ga dal­le siga­ret­te o dal caf­fè (tra l’al­tro così la salu­te ci gua­da­gne­rà cer­ta­men­te). Il con­cet­to è quel­lo di crea­re una resi­sten­za volon­ta­ria ad una qual­sia­si abi­tu­di­ne (nefa­sta o meno). Que­sta cosa, incre­di­bil­men­te, oltre allo stress emo­ti­vo, por­te­rà con se’ un accu­mu­lo di energia.

A quel pun­to si che ci si può lan­cia­re. Occor­re pun­ta­re la volon­tà, met­te­re in fila gli impe­gni e por­tar­li a ter­mi­ne nel modo più effi­cien­te pos­si­bi­le, sen­za con­ce­der­si pau­se non indi­spen­sa­bi­li. Man mano che si pro­se­gue in que­sto gio­co, si sco­pri­rà che sta­re­mo ripren­den­do le fila del­la nostra vita. Con­ti­nuia­mo a fare quel­lo che c’è da fare quan­do va fat­to, non un minu­to pri­ma e non uno dopo.

In que­sto modo volon­tà ed ener­gia si alli­nee­ran­no lun­go un’u­ni­ca dire­zio­ne, un’u­ni­ca mira, aiu­tan­do­si a vicen­da nel­la focalizzazione.

Ma… a tut­to c’è un “ma”: tut­to que­sto deve esse­re fat­to nel momen­to giu­sto. Se vie­ne mes­so in pra­ti­ca in quel­lo sba­glia­to, non por­te­rà a nul­la. Fate­ci caso: pri­ma abbia­mo accu­mu­la­to ener­gia e poi l’ab­bia­mo spe­sa. Non vi ricor­da il rit­mo del respi­ro? Inspi­ro ugua­le accu­mu­lo, espi­ro ugua­le azione.

Que­sto rit­mo dua­le è noto per esse­re sostan­zial­men­te uni­ver­sa­le. Ergo tut­to ciò che ci com­po­ne, in qual­che modo, segue la stes­sa rit­mi­ci­tà. Occor­re quin­di sin­to­niz­zar­si su que­sto rit­mo, per coglie­re il momen­to in cui rac­co­glie­re ener­gia e quel­lo in cui spenderla.

Il pro­ble­ma è che non esi­ste un calen­da­rio pre­fab­bri­ca­to per que­sto: occor­re usa­re il famo­so “ascol­to” di cui ogni tan­to cito. Ascol­tar­si signi­fi­ca, sostan­zial­men­te, pre­sta­re orec­chio alle sen­sa­zio­ni come si svol­go­no al nostro inter­no, facen­do estre­ma atten­zio­ne alle rela­ti­ve varia­zio­ni. Se una cosa non cam­bia è dif­fi­ci­le ascol­tar­la (quel­lo è il pas­so suc­ces­si­vo). Ma se una sen­sa­zio­ne pre­sen­ta del­le flut­tua­zio­ni, allo­ra tener­la d’oc­chio divie­ne più semplice.

Ave­te pre­sen­te quei perio­di in cui si è dei vul­ca­ni di idee (che in gene­re non si rie­sce mai a met­te­re in atto) e quei perio­di in cui, al con­tra­rio, non si smet­te­reb­be mai di “fare”?

Ecco a voi l’in­spi­ro e l’e­spi­ro. Pro­get­ta­zio­ne e mes­sa in pra­ti­ca, osser­va­zio­ne e azio­ne… e così via.

La mag­gior par­te degli insuc­ces­si sono dovu­ti al fat­to che si cer­ca di agi­re in un momen­to in cui dovrem­mo pen­sa­re, pia­ni­fi­ca­re, per giun­ta sen­za maga­ri la neces­sa­ria spin­ta e motivazione.

Se inve­ce ci si armo­niz­za con le flut­tua­zio­ni del­la situa­zio­ne, del momen­to, le cose sono più faci­li. A quel pun­to, l’e­ner­gia che ci ser­ve per “fare” diven­ta autoa­li­men­ta­ta, ed il nostro agi­re divie­ne sem­pre più pre­ci­so, for­te e determinato.

Et voi­là, l’e­ner­gia è accelerata.

A que­sto pun­to il pas­so suc­ces­si­vo è: come evi­ta­re di tor­na­re a seder­si. Ma que­sto maga­ri lo vedia­mo un’al­tra volta.

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2 Commenti
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Walter

Gra­zie Franz, post uti­lis­si­mo e mol­to chiaro.

Davide

Bel­lis­si­mo post!