Il rito. Ben fatto senza esagerare

In alcu­ni pas­si deci­sa­men­te agghiac­cian­te, non si può dire che sia un brut­to pro­dot­to. Basa­to sul­la sto­ria di un esor­ci­sta ame­ri­ca­no, il film pro­ce­de bene, la rac­con­ta giu­sta, e non man­ca di pro­dur­re qual­che bri­vi­do lun­go la colon­na vertebrale.

Mode­ra­to nei ter­mi­ni visi­vi, non pro­du­ce sce­ne splat­ter o par­ti­co­lar­men­te hor­ror, ma lavo­ra mol­to sul­l’ef­fet­to psi­co­lo­gi­co. Gli occhi dei pro­ta­go­ni­sti, in modo par­ti­co­la­re, ven­go­no sfrut­ta­ti al meglio per pro­dur­re quel­la suspen­ce tipi­ca dei film di que­sto genere.

Buo­na pro­va di reci­ta­zio­ne per il pro­ta­go­ni­sta, lo scet­ti­co inter­pre­ta­to da Colin O’Do­no­ghue e spet­ta­co­la­re lavo­ro di Antho­ny Hop­kins nel­la par­te di Padre Lucas.

Un paio di buo­ni cef­fo­ni alla mise­ria del­la Chie­sa non pos­so­no che rice­ve­re un plau­so, men­tre rit­mo, tra­ma e colon­na sono­ra pro­du­co­no alla fine un buon impasto.

Per gli aman­ti del gene­re pro­ba­bil­men­te poco espli­ci­to, io l’ho tro­va­to dav­ve­ro ben fat­to. Buo­na ten­sio­ne, buo­na costru­zio­ne… e la sce­na del mulo con gli occhi ros­si, lo con­fes­so, mi ha fat­to driz­za­re i capel­li in testa.

Da vede­re, per poi far­si un paio di domande.

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