Quante cose si possono fare con sette note?

Non è una far­fal­la, ma una nebu­lo­sa foto­gra­fa­ta da Hubble

Poche, mol­to poche. Per­chè le note sono mol­te di più: sono… una; si chia­ma “armo­nia”.

Le note sono set­te, è vero. Ma diven­ta­no dodi­ci se si con­ta­no tut­ti gli inter­val­li. E diven­ta­no infi­ni­te se si con­si­de­ra­no tut­te le pos­si­bi­li “acciac­ca­tu­re”, i calan­ti e i cre­scen­ti, le stor­tu­re e le disac­cor­da­tu­re. In real­tà la musi­ca è com­po­sta da un nume­ro di note dav­ve­ro infi­ni­to. Ecco per­chè la musi­ca è infinita.

Non esi­ste il “DO” in natu­ra, tan­to è vero che l’ab­bia­mo defi­ni­to noi. Il “LA” fon­da­men­ta­le ha una fre­quen­za di 440 Hz. Da lì, a inter­val­li pre­ci­si, par­to­no i semi­to­ni, secon­do un inter­val­lo pari alla radi­ce dodi­ce­si­ma di 2, più o meno 1.06.

La nostra sca­la musi­ca­le l’ha vara­ta Pita­go­ra. Inu­ti­le dire che non era di cer­to un cre­ti­no, e che ave­va le sue buo­ne ragio­ni per fare così, ma ne par­le­re­mo un’al­tra volta.

Quel­lo che con­ta per ora è che la musi­ca esi­ste, al di là dei nomi che dia­mo alle note. Esi­ste al di là del­la misu­ra che voglia­mo dare agli inter­val­li tra esse. La musi­ca è un’e­spres­sio­ne armo­ni­ca del suo­no, è l’e­spres­sio­ne sono­ra di rap­por­ti tra fre­quen­ze vibra­to­rie diver­se, a loro vol­ta cor­ri­spon­den­ti ad armo­ni­che universali.

Quan­do una musi­ca risul­ta “armo­ni­ca” è per­chè riflet­te un inter­val­lo o una serie di inter­val­li che a loro vol­ta rap­pre­sen­ta­no prin­ci­pi par­ti­co­la­ri. Nel­le sca­le orien­ta­li, ad esem­pio, gli inter­val­li si misu­ra­no in quar­ti di tono, e le note non sono le stes­se degli occidentali.

Eppu­re una melo­dia può esse­re armo­ni­ca al di là di qua­lun­que tipo di edu­ca­zio­ne musi­ca­le rice­vu­ta o man­can­te, al di là dei gusti e di tut­to quanto.

Quan­do l’es­se­re uma­no entra in con­tat­to con un cam­po vibra­to­rio armo­ni­co, ten­de ad armo­niz­zar­si per leg­ge di uni­tà. E’ per que­sto che una per­so­na cal­ma in una situa­zio­ne di pani­co diven­ta imme­dia­ta­men­te il pun­to di rife­ri­men­to per tut­ti gli altri intor­no. Essen­do cal­mo è un polo di attra­zio­ne armo­ni­ca all’in­ter­no di un cam­po disarmonico.

Le pos­si­bi­li­tà sono due: o si “disar­mo­niz­za” anche lui, oppu­re si armo­niz­za­no gli altri. Di soli­to è la secon­da che acca­de nel bre­ve perio­do e la pri­ma nel lun­go, ma dipen­de dal­la qua­li­tà e quan­ti­tà di ener­gia a disposizione.

L’u­ni­ver­so però non ten­de al caos. Ten­de all’ar­mo­nia. Quin­di, quan­do ascol­tia­mo del­la musi­ca, più que­sta ha una qua­li­tà ogget­ti­va, ovve­ro cor­ri­spon­den­te ad un prin­ci­pio rea­le, più ten­de­rà ad influen­zar­ci, al di là di ogni gusto o per­so­na­le convinzione.

Una voce può por­tar­ci a diret­to con­tat­to con l’e­mo­ti­vo di chi can­ta. Allo stes­so modo, una sin­fo­nia può por­tar­ci a diret­to con­tat­to con l’ar­mo­nia con cui era in con­tat­to il compositore.

Se que­st’ul­ti­mo ave­va toc­ca­to al suo inter­no, con­sa­pe­vol­men­te o meno, un qual­che prin­ci­pio meno sog­get­ti­vo di quel­lo abi­tua­le, ecco che la sua musi­ca ten­de­rà a rap­pre­sen­ta­re que­sto principio.

Per capi­re cosa inten­do, pro­va­te ad ascol­ta­re que­sto sin­go­lo, bre­vis­si­mo accor­do (dura pochi secon­di) ese­gui­to da David Hykes e dai suoi allie­vi: armo­nia allo sta­to puro.

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4 Commenti
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Andrea

Bel­lo. Bel­lis­si­mo Franz. In ciò che egre­giam­ne­te spie­ghi in que­sto post è con­te­nu­ta a mio pare­re una cono­scen­za che può esse­re usa­ta pra­ti­ca­men­te in tut­ti i cam­pi dell’esistenza.
Un cam­po armo­ni­co, crea­to con la musi­ca, con il cor­po, con i pen­sie­ri e con qual­sia­si altro mez­zo, vibran­do con una cer­ta costan­za e for­za rie­sce a rista­bi­li­re armo­nia là dove vi è disarmonia.
E la cosa per me affa­sci­nan­te è che la capa­ci­tà di crea­re cam­pi armo­ni­ci non richie­de per for­za uno stu­dio acca­de­mi­co sul­la musi­ca, o sul­la dan­za, o alme­no non è sufficiente.
Occor­re uno stu­dio ed un lavo­ro su se stes­si che per­met­ta di ren­der­ci in gra­do di rico­no­sce­re l’ar­mo­nia, di gene­rar­la e di ave­re l’e­ner­gia per mantenerla.
La psi­co­te­ra­pia trans­per­soan­le, per esem­pio, si basa essen­zia­la­men­te su questo.
Il tera­peu­ta si adde­stra soprat­tut­to a gene­ra­re in sè e intor­no a sè un cam­po armo­ni­co per­chè abbia effet­to sul­la disar­mo­nia del pazien­te (qua­lun­que essa sia). Del­le tec­no­lo­gie ser­vo­no. Ma sono solo il mez­zo per rag­giun­ge­re que­sto fine.
Una nota sul­la foto (che è solo un sem­pli­ce gio­co di fan­ta­sia naturalmente):
Ho sco­per­to da poco che il ter­mi­ne gre­co PSICHE’, tra­dot­to non come “men­te” ma “spi­ri­to”, nel­l’i­co­no­gra­fia clas­si­ca era rap­pre­sen­ta­to da una far­fal­la per­ché leg­ge­ra, bel­la e libera.… 😉

Valeria

Bel­lis­si­mo arti­co­lo Franz, grazie!

Walter

Con quel­lo che hai scrit­to entra in gio­co anche la teo­ria del­le stringhe?