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5 Comments
Non ho vissuto i tempi del Carosello, ma mi piacevano da morire.
I tempi cambiano, il mondo va sempre più veloce e c’è sempre meno tempo per fare attenzione alle cose, anche alle più piccole, da un fiore ad una pubblicità.
UNa volta la pubblicità era un capolavoro ora un pò meno.
Il mio desiderio più grande è che il mondo inizi a rallentare, a capire quanto andare con calma può essere un toccasana e quanto può essere rilassante.… Prendere la vita con più tranquillità non può che farla assaporare di più, ma peccato che nessuno lo capisca. :swim:
Ciao Franz,
io per dire il vero credevo che la ragione della riduzione drastica dei tempi della pubblicità fosse dovuta (oltre alla diminuzione dei costi di ciascuno spot) piuttosto al fatto che un messaggio molto rapido non concede il tempo di accorgersi di quale prodotto ci stanno proponendo (e propinando).
Rimane fissato nella mente un simbolo che noi immancabilmente riconosceremo al supermercato come “noto” (ma senza riuscire ad associarlo a quella o quell’altra pubblicità) e, in quanto noto, lo riterremo istintivamente “più affidabile”.
Che ne pensi?
Penso che quelle che hai esposto siano sicuramente anch’esse ragioni valide per la diminuzione dei tempi di programmazione.
Tuttavia il giochetto “subliminale” credo sia visto più come un effetto collaterale gradito che non come un obiettivo.
Soprattutto per i beni di largo consumo (tu stessa hai fatto l’esempio del supermercato), sicuramente meno per quelli di consumo un po’ meno “rapido” tipo beni mobili e servizi.
Certo che ci studiano ben bene questi tizi del marketing eh?
Il che la dice lunga su quanto sono scontate e prevedibili le reazioni delle persone… Che tristezza!!!
Anch’io me ne sono accorta, ma onestamente pensavo che fosse per una questione economica: siccome la pubblicità televisiva costa una barca di soldi, fare spot più brevi ma con più frequenza (e alzarne drasticamente il volume rispetto ai normali programmi… odioso) poteva essere un compromesso per tagliare le spese e ottimizzaqre il risultato.
Però questa cosa dell’attenzione che nell’essere umano dura sempre meno mi fa paura; è indice dei tempi che cambiano, ma anche di dove stiamo andando a finire…