E Obama ci riprova col tibet

Era ora che qual­cu­no ci pro­vas­se. Oba­ma ha pero­ra­to la cau­sa di un riav­vi­ci­na­men­to del Tibet e del­la Cina duran­te la sua visi­ta in loco.

Poche set­ti­ma­ne fa ave­va rifiu­ta­to di rice­ve­re il Dalai Lama pro­prio con la scu­sa del pros­si­mo viag­gio in que­stio­ne. Diplo­ma­zia o paraculismo?

Ave­va già in men­te di pro­por­re la media­zio­ne o gli è venu­to in men­te dopo?

Alla fine chis­se­ne­fre­ga. L’ha fat­to e tan­to basta.

Chis­sà se qual­cu­no nel gover­no cine­se sarà anche dispo­sto a dar­gli retta?

In un pae­se dove i dirit­ti uma­ni val­go­no vera­men­te meno del­la mer­da di un cane, in cui qua­lun­que for­ma di liber­tà è limi­ta­ta o nul­la, al pun­to che per i cine­si è pra­ti­ca­men­te impos­si­bi­le leg­ge­re i con­te­nu­ti di siti e blog este­ri non in linea (pra­ti­ca­men­te tut­ti, quin­di) con la linea di poli­ti­ca uffi­cia­le, cre­do poco ad un’a­per­tu­ra del governo.

E se dico­no di si, per i tibe­ta­ni c’è solo da aver pau­ra. Per­chè temo che ora che si arri­ve­rà al dia­lo­go di tibe­ta­ni non ce ne saran­no rima­sti più e quin­di par­la­re non sarà di cer­to un problema.

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