Applicare la volontà per non aspettare in eterno il momento giusto.

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Ci sono diver­se situa­zio­ni in cui ci può capi­ta­re di esse­re in atte­sa del momen­to giu­sto: alcu­ne ne han­no dav­ve­ro biso­gno ma, per la mag­gior par­te di esse, si trat­ta di pau­ra di fron­te ad un cam­bia­men­to che desi­de­ria­mo ma che, pro­prio in quan­to tale, temiamo.

L’es­se­re uma­no, come abbia­mo det­to un sac­co di vol­te, segue la linea di minor resi­sten­za, pro­prio come tut­to il resto del­l’u­ni­ver­so. Quin­di il cam­bia­men­to esce da que­sta linea e, per que­sto moti­vo, crea un attri­to che cer­chia­mo di evi­ta­re. Dopo tut­to, l’at­te­sa del momen­to giu­sto è in real­tà l’at­te­sa del momen­to di minor resistenza!

E’ ovvio che ci sono alcu­ne deci­sio­ni stra­te­gi­che che neces­si­ta­no di un’ac­cu­ra­ta scel­ta del momen­to in cui met­ter­le in atto: una mano­vra finan­zia­ria in bor­sa, ad esem­pio: ven­de­re o com­pra­re del­le azio­ni nel momen­to sba­glia­to può signi­fi­ca­re dav­ve­ro tan­to, oppu­re attra­ver­sa­re la stra­da: se sce­glia­mo di far­lo nel momen­to sba­glia­to rischia­mo cer­ta­men­te di tro­var­ci al creatore.

Fat­te sal­ve le dovu­te ecce­zio­ni però, il pro­ble­ma è che sce­glie­re il momen­to giu­sto non è qua­si mai pos­si­bi­le. Non pos­sia­mo sape­re se il momen­to suc­ces­si­vo sarà meglio o peg­gio di quel­lo che abbia­mo scel­to, fino a che que­st’ul­ti­mo non sarà tra­scor­so. In poche paro­le, nel­la stra­gran­de mag­gio­ran­za dei casi, sapre­mo se il momen­to era quel­lo giu­sto solo dopo che avre­mo fat­to la nostra mossa.

Que­sto por­ta ad una sem­pli­ce doman­da: ma allo­ra per­chè aspet­tia­mo? La rispo­sta è, come det­to pri­ma, che stia­mo in real­tà ter­gi­ver­san­do in atte­sa di un ipo­te­ti­co momen­to in cui il cam­bia­men­to ci coste­rà di meno in ter­mi­ni di attri­to. In ter­mi­ni meno obli­qui: ce la fac­cia­mo sotto.

Quel­lo che occor­re fare in que­sti casi di empas­se, è appli­ca­re la volon­tà. Foca­liz­zar­la, per meglio dire. Non dob­bia­mo aspet­ta­re il momen­to giu­sto (che, come cre­do rien­tri nel­l’e­spe­rien­za di tut­ti, ten­de a non arri­va­re mai) ma deci­de­re un pun­to di par­ten­za nel tem­po e foca­liz­za­re la nostra volo­nà su quel momento.

La secon­da cosa da fare è distac­car­si dal risul­ta­to del­la nostra azio­ne. Il che non signi­fi­ca fre­gar­se­ne ma sem­pli­ce­men­te evi­ta­re di giu­di­ca­re noi stes­si se, una vol­ta arri­va­ti al fati­di­co momen­to, pro­prio non riu­scia­mo a met­te­re in atto la nostra deci­sio­ne. Atten­zio­ne però: se met­tia­mo in cam­po la pos­si­bi­li­tà di non fare quel­lo che abbia­mo deci­so di fare, in real­tà ci stia­mo pren­den­do per i fon­del­li da soli per­chè quel­lo che abbia­mo effet­ti­va­men­te deci­so è che, nel momen­to scel­to, non fare­mo quel­lo che ave­va­mo deciso.

La linea di con­fi­ne è più sot­ti­le di un capel­lo, ma impor­tan­te quan­to lo stret­to di Hor­mu­tz. Dob­bia­mo deci­de­re che fare­mo quel­la cosa in quel momen­to, costi quel che costi. Il fal­li­men­to non è con­tem­pla­to, ma sem­pli­ce­men­te con­si­de­ra­to come un acci­den­te dovu­to a fat­ti ester­ni su cui non abbia­mo con­trol­lo e, pro­prio per que­sto, nep­pu­re pre­so in considerazione.

Si, per­chè con tut­ti i nostri pro­get­ti dob­bia­mo ricor­da­re che già abbia­mo poco o nes­sun con­trol­lo su noi stes­si, ma quan­do si par­la di fat­to­ri ester­ni, ecco che il con­trol­lo diven­ta sostan­zial­men­te nul­lo. Quin­di dob­bia­mo met­te­re in cam­po il fat­to che la vita se ne sbat­te total­men­te di qua­lun­que nostra deci­sio­ne e scor­re per come deve scor­re­re, per­chè non è un esse­re sen­zien­te con cui nego­zia­re. Non è nep­pu­re un’en­ti­tà di qua­lun­que gene­re: quel­la che noi chia­mia­mo vita è in real­tà l’in­sie­me degli even­ti e dei fat­to­ri con cui entria­mo in con­tat­to. Quin­di una vol­ta in più, la fac­cen­da tor­na sem­pre nel­lo stes­so pun­to: noi stessi.

Se sce­glia­mo di anda­re a lavo­ra­re a pie­di e pio­ve, è ovvio che, se non ci por­tia­mo un ombrel­lo, ci bagne­re­mo. Se la nostra deci­sio­ne è quel­la di anda­re appun­to a pie­di al lavo­ro, il meteo rap­pre­sen­ta uno degli even­ti con cui dob­bia­mo misu­rar­ci ma su cui non abbia­mo con­trol­lo; quin­di se pio­ve, per man­te­ne­re la nostra deci­sio­ne pren­de­re­mo un ombrel­lo e andre­mo a pie­di. Se pren­dia­mo l’au­to allo­ra si che abbia­mo fal­li­to la nostra deci­sio­ne e que­sto dipen­de da noi. Ma se arri­va un’al­lu­vio­ne non pos­sia­mo far­ci nul­la e a quel pun­to non solo non andre­mo al lavo­ro a pie­di ma non ci andre­mo proprio.

Sono esem­pi bana­li ma ser­vo­no a far com­pren­de­re come sia impor­tan­te “pun­ta­re” la nostra volon­tà sen­za far­ci fre­ga­re dal­la men­te che vuo­le segui­re la linea di minor resi­sten­za. Foca­liz­za­re la volon­tà signi­fi­ca aggan­ciar­la ad un risul­ta­to, indi­pen­den­te­men­te da esso.

L’e­ner­gia segue la volon­tà e, dun­que, si foca­liz­za sul­l’og­get­to del­la volon­tà. Tut­ta­via esi­sto­no dei “truc­chi del mestie­re” da usa­re, dato che cono­scia­mo il mec­ca­ni­smo con cui fun­zio­nia­mo in quan­to esse­ri umani.

Sap­pia­mo, per fare un esem­pio, che più in là nel tem­po fis­se­re­mo il momen­to, più il nostro siste­ma avrà la pos­si­bi­li­tà di cam­bia­re idea nel frat­tem­po, pro­po­nen­do­ci il cam­bio di pro­gram­ma come una cosa sen­sa­ta. Ma avre­mo fallito.

Il pri­mo truc­co con­si­ste quin­di nel con­si­de­ra­re ogget­ti­va­men­te quan­ta ener­gia ci ser­vi­rà per met­te­re in cam­po la nostra deci­sio­ne. Fac­cia­mo un esem­pio pra­ti­co: deci­dia­mo di smet­te­re di fumare.

Pos­sia­mo far­lo ora, nel momen­to stes­so in cui deci­dia­mo. Ma se la nostra auto­ri­tà in noi stes­si non è sta­ta nel frat­tem­po col­ti­va­ta e eser­ci­ta­ta, mol­to pro­ba­bil­men­te non funzionerà.

Oppu­re pos­sia­mo fis­sa­re una data, ad esem­pio tra 30 gior­ni esat­ti. In que­sto las­so di tem­po, dovre­mo tene­re fis­so nel­la men­te il nostro desi­de­rio di smet­te­re di fuma­re. Ogni istan­te, ogni minu­to pen­se­re­mo alla nostra deci­sio­ne. Non come una con­dan­na (atten­ti per­chè sul fumo la men­te è genia­le a inven­tar­si put­ta­na­te), ma come una deci­sio­ne che abbia­mo pre­so e da cui non deri­me­re­mo, caschi ilmon­do. Non pen­se­re­mo a quel­lo che acca­drà dopo il momen­to scel­to. Nep­pu­re pen­se­re­mo a quel­lo che acca­drà pri­ma. Ter­re­mo fis­sa la data (nien­te con­to alla rove­scia) e la nostra decisione.

In que­sto modo, quel­lo che acca­de, se agia­mo in modo cor­ret­to, è che la nostra ener­gia avrà il tem­po di “cari­car­si” sul­la deci­sio­ne pre­sa e, al momen­to scel­to, si sca­ri­che­rà let­te­ral­men­te come un ful­mi­ne sul­la deci­sio­ne, dan­do­ci la pos­si­bi­li­tà di smet­te­re dav­ve­ro di fumare.

Se sce­glia­mo un momen­to trop­po in là nel tem­po, ten­de­re­mo a dimen­ti­ca­re la deci­sio­ne pre­sa, oppu­re, mol­to più pro­ba­bil­men­te, a vede­re sfu­ma­re la nostra moti­va­zio­ne in mil­le ragio­ni (pau­ra di ingras­sa­re, il man­ca­to pia­ce­re dopo aver bevu­to un caf­fè, il gesto etc. etc.).

Se vice­ver­sa sce­glia­mo un momen­to trop­po vici­no, potrem­mo non aver cari­ca­to abba­stan­za la nostra deci­sio­ne e non aver abba­stan­za ener­gia, nel momen­to scel­to, per met­ter­la in atto. Allo­ra riman­de­re­mo e… dovre­mo rico­min­cia­re tut­to daccapo.

Ma atten­zio­ne: que­sto signi­fi­ca pia­ni­fi­ca­re cor­ret­ta­men­te il momen­to giu­sto e non aspet­ta­re che si pre­sen­ti. Stia­mo in real­tà già appli­can­do la nostra deci­sio­ne, sce­glien­do il momen­to e non per­met­ten­do­ci di aspet­ta­re all’in­fi­ni­to che esso si manifesti.

Se avre­mo fat­to male i nostri cal­co­li, pazien­za: rico­min­ce­re­mo imme­dia­ta­men­te dac­ca­po nel momen­to stes­so in cui non sare­mo riu­sci­ti a rag­giun­ge­re l’o­biet­ti­vo, sce­glie­re­mo un inter­val­lo di tem­po diver­so a secon­da di quel­lo che abbia­mo osser­va­to den­tro di noi e ripe­te­re­mo il pro­ces­so dal­l’i­ni­zio; la nostra volon­tà con­ti­nue­rà a foca­liz­zar­si sul risul­ta­to e non avre­mo per­so nul­la in ter­mi­ni di energia.

Sta­re­mo “facen­do”, e que­sto è, come det­to un miglia­io di vol­te, l’u­ni­ca bac­chet­ta magi­ca che ci ser­ve per­chè… se non fai un caz­zo, non cam­bia un cazzo!

Ci si vede in giro!

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