Sentimenti: falliscono se basati sulla morale

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E’ sem­pre più fre­quen­te vede­re rap­por­ti sen­ti­men­ta­li di ogni gra­do fal­li­re, esau­rir­si, spes­so sen­za un vero moti­vo; non solo nei rap­por­ti di cop­pia, ma ad ogni livel­lo, ami­ci­zia, vici­nan­za etc. etc.; par­lan­do con le per­so­ne anzia­ne, risul­ta evi­den­te che una vol­ta i rap­por­ti ave­va­no una robu­stez­za diver­sa, una loro essen­za che oggi sem­bra esse­re sem­pre più rara.

Cre­do che la cau­sa di que­sto feno­me­no abbia dav­ve­ro tan­te com­po­nen­ti, ma quel­la più gran­de, più influen­te se voglia­mo, è che sem­pre di più i sen­ti­men­ti sono basa­ti sul­la mora­le più che su un vero sen­ti­re, soprat­tut­to e pur­trop­po nei gio­va­nis­si­mi e nel­le ulti­me gene­ra­zio­ni di geni­to­ri, anch’es­si di fat­to abba­stan­za giovani.

In modo del tut­to incon­sa­pe­vo­le, mol­te per­so­ne san­no (o riten­go­no di sape­re) come deb­ba­no esse­re l’a­mi­ci­zia, l’a­mo­re, la com­pli­ci­tà e quin­di appli­ca­no que­sto sape­re ai rap­por­ti uma­ni. Così facen­do, il rap­por­to diven­ta basa­to sul­la men­te e quin­di ne segui­rà le dina­mi­che che lo por­te­ran­no ad esse­re com­ple­ta­men­te insta­bi­le e, appun­to, sog­get­to al con­ti­nuo giu­di­zio del­la mora­le, depre­can­do sem­pre di più il ruo­lo del sen­ti­re che inve­ce dovreb­be esser­ne il vero deus ex machina.

In buo­na sostan­za, anche nei rap­por­ti uma­ni, le per­so­ne stan­no sosti­tuen­do alle emo­zio­ni dei simu­la­cri men­ta­li del­le stes­se, andan­do incon­tro sem­pre più a dei disa­stri uma­ni. Se già con le emo­zio­ni “pure” infat­ti è mol­to dif­fi­ci­le ascol­ta­re il vero sen­ti­re del cuo­re, ecco che quan­do entra in gio­co la men­te que­sto diven­ta asso­lu­ta­men­te impossibile.

Ecco per­chè pro­gram­mi come “ami­ci” o for­mat simi­li van­no tan­to di moda: per­chè pro­muo­vo­no un model­lo uma­no basa­to com­ple­ta­men­te sul nul­la e sul mora­li­smo più bece­ro, in assen­za di un’au­ten­ti­ca con­sa­pe­vo­lez­za o alme­no di una vera pro­fon­di­tà inte­rio­re, pro­po­nen­do una “mora­le” che non può che esse­re quel­la che sem­pre più spes­so si osser­va: un’ac­coz­za­glia insen­sa­ta di luo­ghi comu­ni a sua vol­ta ori­gi­na­ta dal­la sem­pre più fre­quen­te e pro­fon­da super­fi­cia­li­tà del­le per­so­ne. Un model­lo vin­cen­te dal pun­to di vista tele­vi­si­vo per­chè incon­tra il livel­lo medio di una fet­ta abbon­dan­te (for­se trop­po) del pub­bli­co e che, pro­prio per que­sto, ne aumen­ta la super­fi­cia­li­tà, in un per­ver­so cir­co­lo vizio­so, andan­do ad aumen­tar­ne l’abbondanza.

In buo­na sostan­za, quan­do basia­mo un rap­por­to sul­la mora­le (e sul mora­li­smo) anzi­ché su quel­lo che dav­ve­ro sen­tia­mo, quel­lo che acca­de è quel­lo che vedia­mo: i rap­por­ti diven­ta­no insta­bi­li, imper­ma­nen­ti, com­ple­ta­men­te pri­vi (nel­la mag­gior par­te dei casi) di una qual­sia­si sostan­za, per­chè non sono quel­lo che dovreb­be­ro esse­re ma quel­lo che noi rite­nia­mo secon­do la nostra con­ce­zio­ne men­ta­le di quel tipo di rapporto.

Ecco quin­di che il sen­ti­men­to non è più tale ma segue i det­ta­mi del­la mora­le del­la per­so­na, attra­ver­so un approc­cio men­ta­le (nel peg­gior signi­fi­ca­to del ter­mi­ne) total­men­te mec­ca­ni­co: la per­so­na crea tut­to un mon­do di aspet­ta­ti­ve e di mora­li­smi che, in quan­to tali, non potran­no che anda­re pri­ma o poi in con­flit­to con la real­tà… e a quel pun­to il rap­por­to va a put­ta­ne per­chè sot­to (e den­tro) non c’è nulla.

Ci si vede in giro!

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