Non chiamatela meditazione…

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Lo sta­to di Medi­ta­zio­ne non ha pro­prio nien­te a che vede­re con lo sta­re sedu­ti a scal­da­re un cusci­no, volan­do con la fan­ta­sia in un mare di pen­sie­ri ed emo­zio­ni, men­tre qual­cu­no sedu­to a sua vol­ta a scal­da­re un cusci­no, con voce sua­den­te (o peg­gio anco­ra regi­stra­ta) ci rac­con­ta un sac­co di cose, maga­ri anche sen­sa­te, ma che otten­go­no solo di pro­dur­re, quan­do va bene, uno sta­to emo­ti­vo costan­te (ed è già un mira­co­lo) ma mol­to più spes­so uno sta­to di iden­ti­fi­ca­zio­ne men­ta­le anco­ra peg­gio­re di quel­lo in cui abi­tual­men­te le per­so­ne versano.

Se sta­te ad ascol­ta­re quel­lo che dice qual­cu­no, non sta­te medi­tan­do, sta­te pen­san­do. Quan­do va bene a quel­lo che dice il tizio o la tizia, ma nel­la mag­gior par­te dei casi sta­te volan­do con la fan­ta­sia e con il pen­sie­ro imma­gi­na­ti­vo in uno sta­to che, per quan­to appa­gan­te e gra­ti­fi­can­te e, non lo nego, a vol­te pure pro­dut­ti­vo, non è uno sta­to di Meditazione.

Lo sta­to di Medi­ta­zio­ne non ha nul­la a che vede­re con i pen­sie­ri, con il riflet­te­re su qual­co­sa, per quan­to filo­so­fi­ca­men­te o ideal­men­te ele­va­to. Non è pen­sa­re o riflet­te­re, non è nep­pu­re imma­gi­na­re o visua­liz­za­re (tut­t’al più è vede­re, osservare).

Que­ste sono con­se­guen­ze o tec­ni­che: non esi­ste la “medi­ta­zio­ne su” qual­co­sa: quel­la è con­cen­tra­zio­ne. Non si medi­ta su qual­co­sa. Si medi­ta e basta.

Qua­lun­que cosa impli­chi la paro­la, tut­t’al più è rifles­sio­ne, ma con la Medi­ta­zio­ne non c’en­tra niente.

Medi­ta­zio­ne è uno sta­to pre­sen­te qui ed ora, che ha ini­zio quan­do la men­te si allon­ta­na fino a spa­ri­re nel nul­la e le emo­zio­ni fan­no altret­tan­to fino a sva­ni­re come quel­lo che sono, pura neb­bia al sole, fino a che rima­ne sola­men­te il silen­zio. Da quel pun­to comin­cia la Meditazione.

Da lì in poi, da quel pun­to in cui ini­zia uno spa­zio che si dila­ta sem­pre di più, nel silen­zio, nel­la com­pren­sio­ne e nel­la fusio­ne con qual­co­s’al­tro di cui abi­tual­men­te non sia­mo nep­pu­re in gra­do di imma­gi­na­re l’esistenza.

Pri­ma sono dei gran­dis­si­mi film, maga­ri anche da oscar ma che, oltre che inu­ti­li, sono anche fuor­vian­ti per­chè le per­so­ne pen­sa­no di aver toc­ca­to qual­co­sa men­tre non han­no toc­ca­to una bea­ta fava per­chè tut­to quel­lo a cui han­no avu­to acces­so sono le stes­se cose da cui pen­sa­no di esser­si eman­ci­pa­te, solo rive­sti­te di un emo­ti­vo più soave.

Cer­to, esi­sto­no degli esse­ri in gra­do di tra­smet­te­re, tra­mi­te il suo­no del­le pro­prie paro­le, qual­co­sa a qual­cu­no che gli sta davan­ti in una con­di­zio­ne di aper­tu­ra medi­ta­ti­va, ma quel­lo che pas­sa non sono le paro­le, quan­to pura vibra­zio­ne. Non un pen­sie­ro darà mai segui­to a quel­lo che que­sti esse­ri tra­smet­to­no. Non una paro­la, un pen­sie­ro o un’e­mo­zio­ne echeg­ge­ran­no nel­la men­te di chi ascol­ta un esse­re di que­sto livel­lo, solo pura vibra­zio­ne, da cuo­re a cuore.

E sape­te che c’è di nuo­vo? Di esse­ri così ce ne sono infi­ni­ta­men­te pochi, se rap­por­ta­ti al nume­ro di quel­li che pen­sa­no di esser­lo in buo­na fede e anco­ra meno se rap­por­ta­ti a tut­ti quel­li che si mil­lan­ta­no per ciò che non sono.

Pochis­si­mi.. così pochi che, anche nel caso straor­di­na­rio che ne tro­via­te dav­ve­ro uno, pro­ba­bil­men­te non ve ne accor­ge­re­te nep­pu­re o addi­rit­tu­ra lo schi­fe­re­te, per­chè sie­te costan­te­men­te a cac­cia solo di quel­lo che vole­te sen­tir­vi dire il che, per ovvii moti­vi, è sem­pre la per­fet­ta anti­te­si di quel­lo che vi ser­vi­reb­be sen­ti­re dav­ve­ro, dato che se qual­co­sa la sape­te già, sen­tir­ve­la rac­con­ta­re farà cre­sce­re solo il vostro ego ma non cam­bie­rà di un ato­mo lo sta­to in cui vi tro­va­te, qua­lun­que esso sia.

Ci si vede in giro!

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