Impariamo a vedere gli Esseri Umani

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Qual­che gior­no fa sta­vo man­gian­do in un bar quan­do è acca­du­to un epi­so­dio mol­to cari­no che mi ha por­ta­to a tut­ta una serie di com­pren­sio­ni che riten­go val­ga la pena condividere.

Nel tavo­lo di fron­te a me sede­va una bel­la fami­glia: padre, madre e due ragaz­zi­ni, uno for­se di 7 – 8 anni e l’al­tro di 12. Era­no mol­to armo­ni­ci e costi­tui­va­no un bel grup­po affia­ta­to. Ad un cer­to pun­to al più gran­de dei due è arri­va­to un gela­to, di dimen­sio­ni dav­ve­ro note­vo­li; gli occhi del ragaz­zo sono diven­ta­ti enor­mi per la golo­si­tà e va da sé che ha ini­zia­to a man­giar­lo con gran­de pia­ce­re. tro­van­do diver­ten­te la sce­na gli ho fat­to una bat­tu­ta dicen­do: “E meno male che non hai scel­to la por­zio­ne gran­de!”. Il ragaz­zo ha sor­ri­so e poi si è dato da fare con quel gela­to dav­ve­ro impegnativo.

Dopo qual­che secon­do ha alza­to di nuo­vo lo sguar­do su di me e in quel momen­to, pur non sapen­do­lo, mi ha fat­to un gran­dis­si­mo rega­lo: mi ha con­sen­ti­to di vede­re me stes­so attra­ver­so i suoi occhi.

E’ sta­to così che mi sono reso con­to che lui non vede­va un uomo di mez­za età, bel­lo o brut­to, con i capel­li lun­ghi e per que­sto maga­ri un po’ stra­no. No, lui vede­va… un esse­re uma­no. E’ sta­ta una com­pren­sio­ne dav­ve­ro par­ti­co­la­re per­chè ho subi­to mes­so in atto quel modo di vede­re le per­so­ne e mi sono reso con­to che in quel modo dav­ve­ro si apri­va­no oriz­zon­ti di visio­ne com­ple­ta­men­te nuovi.

Non vede­vo più don­ne, bel­le, bone, brut­te, gras­se o magre. Non vede­vo più uomi­ni bel­li, brut­ti, gras­si o magri. Non vede­vo più bam­bi­ni, adul­ti, ragaz­zi o anzia­ni. No: vede­vo esse­ri umani.

Un pun­to di vista imper­so­na­le, in quan­to in quel momen­to pro­ve­nien­te pro­prio da un pun­to di vista sce­vro da con­si­de­ra­zio­ni emo­ti­ve, che crea una visio­ne dav­ve­ro par­ti­co­la­re. Ecco che diven­ta­va chia­ro come non ci fos­se un solo esse­re uma­no ugua­le agli altri. Altro che tut­ti ugua­li: tut­ti diver­si. L’u­ni­ca cosa in comu­ne, era però for­se la più impor­tan­te. Sia­mo tut­ti diver­si ma sia­mo anche tut­ti esse­ri uma­ni. Que­sta è dav­ve­ro l’u­ni­ca cosa che dav­ve­ro ci uni­sce. Sia­mo tut­ti figli del­lo stes­so padre (o madre a secon­da del­la visione).

Que­sto modo di vede­re per­met­te, per fare un esem­pio, di affron­ta­re un cri­mi­na­le non per­chè tale ma con una effi­ca­cia estre­ma­men­te più evo­lu­ta, per­chè vedre­mo un esse­re uma­no che ci sta aggre­den­do e potre­mo difen­der­ci sen­za se e sen­za ma.

Oppu­re, se ci inna­mo­re­re­mo di qual­cu­no, potre­mo dir­glie­lo in un modo che non potrem­mo altri­men­ti mai nep­pu­re rite­ne­re pos­si­bi­le, per­chè ci ren­de­re­mo con­to che quel­lo davan­ti a noi è un esse­re uma­no ver­so cui va il nostro amore.

La cosa cer­ta che potre­mo vede­re è quan­to in real­tà, appe­na il pun­to di vista si sol­le­va di qual­che cen­ti­na­io di metri da ter­ra, sia dif­fi­ci­le vede­re gli esse­ri uma­ni dal­l’al­to e di quan­to chi deci­de di far­lo deb­ba ama­re l’u­ma­ni­tà per svi­lup­pa­re la com­pas­sio­ne e la con­sa­pe­vo­lez­za neces­sa­rie per veder­la da altez­ze spi­ri­tual­men­te più elevate.

Insom­ma, un espe­ri­men­to da fare. Non con la testa, ma con il cuo­re, impa­ra­re final­men­te a guar­da­re e for­se un po’ vede­re, gli Esse­ri Uma­ni che incon­tria­mo sul­la nostra strada.

Pro­va­re per credere!

Ci si vede in giro!

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