Gli imbecilli sui social e la responsabilità individuale

Non è di mol­to tem­po fa la fra­se di Umber­to Eco sul popo­lo medio dei Social Net­work: “Twit­ter e Face­book? La paro­la a legio­ni di imbecilli”.

La fra­se sol­le­vò un pol­ve­ro­ne maiu­sco­lo, a ripro­va di quan­to Eco aves­se ragio­ne: se uno non è un imbe­cil­le, lo sa e capi­sce benis­si­mo di non esse­re l’og­get­to di tale fra­se. Ma essen­do Face­book popo­la­to da legio­ni di imbe­cil­li, ecco che la pole­mi­ca scop­piò dura (dura non trop­po, dato che dopo due gior­ni non si par­lò più del­la cosa, ad ulte­rio­re ripro­va di quan­to sopra).

Det­to que­sto, venia­mo al dunque.

C’è una marea di siti che pub­bli­ca­no noti­zie del tut­to fal­se al solo sco­po di recu­pe­ra­re click e visua­liz­za­zio­ni sui pro­pri annun­ci. Per far­lo, ovvia­men­te, non pub­bli­ca­no sati­ra o bat­tu­te, per quan­to pesan­ti (alla “lercio.it” per inten­der­ci), ma sfrut­ta­no quel­lo che in ogni momen­to è la fon­te mag­gio­re di mal­con­ten­to. In que­ste set­ti­ma­ne quin­di par­la­no solo di extra­co­mu­ni­ta­ri, immi­gra­ti etc. etc. descri­ven­do l’i­ra d’id­dio di nefan­dez­ze del tut­to o in par­te inventate.

Que­sto non sareb­be un pro­ble­ma, se sui Social Net­work non tro­vas­se­ro pos­si­bi­li­tà di paro­la le soprad­det­te legio­ni. Sono tan­ti infat­ti gli imbe­cil­li che pren­do­no per buo­na qua­lun­que cosa pub­bli­chi chiun­que (epper­for­za, altri­men­ti non sareb­be­ro imbe­cil­li), soprat­tut­to se l’ar­go­men­to sono pre­sun­ti atti nefan­di por­ta­ti a ter­mi­ne da immi­gra­ti, meglio se di colo­re e poi, non con­ten­ti di com­men­ta­re al peg­gio del­le loro pos­si­bi­li­tà, con­di­vi­do­no il tutto.

Ora, fer­mo restan­do che la situa­zio­ne del­l’im­mi­gra­zio­ne è ormai di una gra­vi­tà ai limi­ti del­l’e­splo­sio­ne socia­le, e che gli atti di que­sto gover­no su que­sta come su tan­te altre cose sono di una ese­cra­bi­li­tà sen­za pre­ce­den­ti, è ovvio che con­di­vi­de­re con­te­nu­ti del tut­to fal­si, stu­dia­ti appo­si­ta­men­te per gene­ra­re sen­ti­men­ti di odio e di tota­le insof­fe­ren­za, non fa altro che anda­re a sof­fia­re sul fuo­co del­la vio­len­za e del­l’o­dio raz­zia­le indi­scri­mi­na­to e sen­za testa.

Chi fa que­sta cosa, chi con­di­vi­de que­sto gene­re di argo­men­ti al solo sco­po di spar­ge­re la mer­da del­la pro­pria fru­stra­zio­ne, è anche peg­gio di colo­ro che pub­bli­ca­no la noti­zia fal­sa ori­gi­na­le. Que­sti ulti­mi infat­ti han­no alme­no la “scu­san­te” di far­lo per i sol­di. L’im­be­cil­le che con­di­vi­de sen­za discer­ni­men­to non ha nep­pu­re que­sta, per quan­to ini­qua, atte­nuan­te; alla fine, chi con­di­vi­de que­sti con­te­nu­ti ha la pre­ci­sa respon­sa­bi­li­tà di con­tri­bui­re atti­va­men­te a quel­lo che acca­drà domani.

Vole­te fare qual­co­sa? Fate­lo! Pian­ta­te­la di par­lar­ne e di par­la­re e fate­lo. Punto.

Dif­fon­de­re cat­ti­ve­ria con il solo sco­po di spar­ge­re la pro­pria fru­stra­zio­ne per­chè con­ta­gi anche gli altri è come but­ta­re con­ci­me sul ven­ti­la­to­re di casa: non cre­sce­rà alcun­ché, in com­pen­so si avrà mer­da attac­ca­ta ovunque.

Fer­ma­te que­sto pen­sie­ro, que­sto modo di pen­sa­re. Non con­di­vi­de­te post idio­ti e non con­di­vi­de­te con­te­nu­ti il cui uni­co sco­po è quel­lo di alza­re indi­gna­zio­ne sen­za un fine socia­le. Vole­te pro­te­sta­re? Orga­niz­za­te una mani­fe­sta­zio­ne, scen­de­te in piaz­za, anda­te a par­la­re alla gen­te, espri­men­te il vostro sen­ti­re e il vostro pen­sie­ro.

Ma che sia il vostro, quel­lo vero, e non quel­lo di un qua­lun­que pera­cot­ta­ro ven­di­to­re di balle.

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