Difendersi e farsi giustizia da soli sono due cose diverse…

…ma ten­do­no a diven­ta­re ugua­li nel­la testa degli esse­ri uma­ni (spe­cial­men­te se reli­gio­si, a pre­scin­de­re dal cre­do). E sic­co­me i legi­sla­to­ri altro non sono che esse­ri uma­ni, ecco che spes­so la giu­sti­zia impe­di­sce al cit­ta­di­no di difendersi.

Chia­ria­mo subi­to una cosa: “far­si giu­sti­zia da soli” signi­fi­ca rite­ne­re che l’u­ni­ca giu­sti­zia vali­da sia quel­la indi­ca­ta dal pro­prio sen­so del­la mora­le. Da qui il fat­to che ciò non pos­sa che esse­re sostan­zial­men­te sem­pre con­tro la legge.

Difen­der­si inve­ce è tut­t’al­tra cosa: la giu­sti­zia in que­sto caso non entra nel com­pu­to, dato che difen­de­re sé stes­si non è “giu­sto” quan­to “un dirit­to fon­da­men­ta­le e inalienabile”.

Ma se la dife­sa di noi stes­si è un dirit­to (e sfi­do chiun­que a soste­ne­re il con­tra­rio), per­chè aspet­tia­mo, o a vol­te addi­rit­tu­ra pre­ten­dia­mo, che sia­no altri a difenderci?

Cer­to, esse­re dife­si dal­lo Sta­to è un nostro dirit­to san­ci­to dal­la leg­ge ma… una leg­ge non sem­pre è appli­ca­bi­le. Se un delin­quen­te ci minac­cia con un col­tel­lo, è in quel momen­to che ci ser­ve esse­re dife­si dal­le for­ze del­l’or­di­ne, non dopo minu­ti o ore, quan­do ormai tut­to è già accaduto.

Pre­ten­de­re che sia lo Sta­to a difen­der­ci non ha sen­so. Eppu­re è pro­prio in que­sta dire­zio­ne che van­no la mag­gior par­te del­le leg­gi, in cui la dife­sa del cit­ta­di­no vie­ne sem­pre più dele­ga­ta a for­ze di Poli­zia che, per ovvi moti­vi e non dispo­nen­do del­la facol­tà del­l’on­ni­pre­sen­za non pos­so­no asso­lu­ta­men­te assol­ve­re a que­sto com­pi­to, spe­cial­men­te in zone in cui la cri­mi­na­li­tà è mol­to presente.

Inol­tre non biso­gna con­fon­de­re il dirit­to alla dife­sa di sé stes­si con il dirit­to alla giu­sti­zia. Il secon­do infat­ti, pur essen­do anch’es­so san­ci­to per leg­ge, non può che offri­re la puni­zio­ne del col­pe­vo­le che ci ha dan­neg­gia­ti ma que­sto in nes­sun modo toglie una sola vir­go­la al male che ci è sta­to fatto.

A vol­te leg­go di sto­rie tre­men­de, di per­so­ne che maga­ri sono sta­te ucci­se o vio­len­ta­te o comun­que han­no subi­to pesan­tis­si­me aggres­sio­ni fisi­che da par­te di delin­quen­ti che, pur noti alla leg­ge, non han­no potu­to esse­re fer­ma­ti pri­ma che fos­se trop­po tardi.

Que­sto non dovreb­be avve­ni­re, cer­to: lo Sta­to dovreb­be esse­re in gra­do di difen­de­re il cit­ta­di­no ma… sap­pia­mo che non è così. Pre­ten­de­re ugual­men­te che ciò avven­ga, quan­do sap­pia­mo che non può avve­ni­re, è una scioc­chez­za, è un inte­star­dir­si egoi­co su un dirit­to che, pur essen­do nostro in tut­to e per tut­to lo è solo dal pun­to di vista teo­ri­co, per­chè di fat­to non ha basi pra­ti­che su cui pog­giar­si. E non c’è nul­la di più leta­le che pre­ten­de­re un dirit­to che non può esse­re concesso.

Fac­cio un esem­pio real­men­te acca­du­to in Inghil­ter­ra, nel Sus­sex se non erro, dove il pos­ses­so di armi da par­te del pub­bli­co è piut­to­sto rigo­ro­sa­men­te rego­la­men­ta­to; una don­na vie­ne con­ti­nua­men­te mole­sta­ta da un vici­no di casa, un poco di buo­no violento.

Dopo diver­se denun­ce nei con­fron­ti del­l’uo­mo (che peral­tro ave­va parec­chi pre­ce­den­ti come sex offen­der), ad un cer­to pun­to vie­ne aggre­di­ta in casa e vio­len­ta­ta dal­lo stesso.

Il gior­no dopo l’uo­mo vie­ne arre­sta­to, pro­ces­sa­to e mes­so in car­ce­re ma, alla fine del pro­ces­so, urla alla don­na che la ammaz­ze­rà. A distan­za di anni nes­su­no si ricor­da più del­le minac­ce, l’uo­mo vie­ne scar­ce­ra­to per scon­ta­ta pena e, ovvia­men­te, la pri­ma cosa che fa è anda­re a casa del­la don­na per vendicarsi.

A que­sto pun­to quel­lo che dav­ve­ro è acca­du­to, ve lo dico dopo.

Imma­gi­nia­mo che que­sta sia la tra­ma di un roman­zo. Che fina­li potrem­mo scri­ve­re? Dicia­mo sostan­zial­men­te tre.

Il pri­mo: la don­na, fidu­cio­sa del­le isti­tu­zio­ni che dovreb­be­ro tute­lar­la, non si occu­pa del­la pro­pria dife­sa. Vie­ne aggre­di­ta, pesta­ta a san­gue e alla fine uccisa.

Il secon­do: la don­na sa che la poli­zia non può esse­re pre­sen­te nel momen­to esat­to in cui ser­ve ma ha trop­pa pau­ra del­le pos­si­bi­li con­se­guen­ze lega­li e, inve­ce che pro­cu­rar­si un’ar­ma adat­ta a difen­der­la, fre­quen­ta un cor­so di arti mar­zia­li e dife­sa per­so­na­le. L’uo­mo la minac­cia con una pisto­la, poi la pesta a san­gue e quin­di la uccide.

Il ter­zo: per pura for­tu­na la don­na rie­sce a chia­ma­re la poli­zia, chiu­den­do­si in casa. L’uo­mo sfon­da la por­ta, e quan­do la poli­zia arri­va die­ci minu­ti dopo, non può far altro che con­sta­ta­re la mor­te del­la donna.

In tut­ti e tre i casi ad ucci­de­re la don­na, oltre chia­ra­men­te alla fol­lia ed alla cat­ti­ve­ria del­l’uo­mo, è sta­ta la pau­ra di anda­re con­tro la leg­ge met­ten­do sé stes­sa in gra­do di difen­der­si e la pre­te­sa (teo­ri­ca­men­te più che legit­ti­ma ma pra­ti­ca­men­te inap­pli­ca­bi­le) che fos­se lo sta­to ad occu­par­si del­la sua difesa.

Ora vi dico com’è anda­ta a fini­re inve­ce real­men­te: la don­na si è pro­cu­ra­ta una pisto­la di gros­so cali­bro adat­ta al cosid­det­to “por­to occul­to”, ovve­ro ad esse­re por­ta­ta in modo discre­to, ovvia­men­te ille­gal­men­te, dato che non pos­se­de­va por­to d’ar­mi e da quan­do l’uo­mo è sta­to scar­ce­ra­to, l’ha por­ta­ta pra­ti­ca­men­te sem­pre con sé (rischian­do con­ti­nua­men­te di fini­re in gale­ra, ovvio ma, nel caso, in car­ce­re sareb­be comun­que sta­ta al sicu­ro dall’uomo).

Quan­do lui l’ha aggre­di­ta davan­ti alla por­ta di casa, minac­cian­do­la a sua vol­ta con una pisto­la, la don­na ha fat­to fuo­co con l’ar­ma che tene­va nel­la tasca del sopra­bi­to. L’uo­mo è mor­to e lei è sta­ta denun­cia­ta per omi­ci­dio e deten­zio­ne ille­ga­le d’arma.

Tut­ta­via, dato che in Inghil­ter­ra non sono idio­ti come in Ita­lia, al pro­ces­so le sono sta­te con­ces­se tut­te le pos­si­bi­li atte­nuan­ti gene­ri­che e, dopo una bat­ta­glia lega­le dura­ta mesi, alcu­ni dei qua­li pas­sa­ti in gale­ra, la don­na è sta­ta rico­no­sciu­ta comun­que col­pe­vo­le ma con­dan­na­ta ad una pena mini­ma che ha scon­ta­to ai domiciliari.

Risul­ta­to: il suo aggres­so­re sta guar­dan­do le mar­ghe­ri­te cre­sce­re dal­la par­te del­le radi­ci e lei è viva, sana e libe­ra di vive­re i suoi restan­ti anni con la sua fami­glia (che ogni gior­no rin­gra­zia Dio di veder­la anco­ra viva).

Mora­le del­la favo­la: pre­fe­ri­te un brut­to pro­ces­so o un bel funerale?

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Viviana

Ciao. Ho scrit­to un arti­co­lo sul­l’ar­go­men­to e ho cita­to que­sto tuo tra i pos­si­bi­li appro­fon­di­men­ti, spe­ro non ti dispiac­cia; in caso con­tra­rio, fam­me­lo sape­re e prov­ve­de­rò a can­cel­la­re il link.
Per ora gra­zie e com­pli­men­ti per l’ar­ti­co­lo. Ciao

Viviana B.

Ciao, ho visto che sul mio blog sono arri­va­ti alcu­ni tuoi let­to­ri alla ricer­ca dell’ ”arti­co­lo incri­mi­na­to”, che non ave­vo lin­ka­to. Chie­do scu­sa a te e a loro ed indi­co il link: http://nonsolobotte.blogspot.it/2015/08/difesa-giustizia-fai-da-te.html
Ciao!