Universo olografico: fatto sta che tutto è uno

Per­met­te­te­mi di auto­ci­ta­re un pas­so da “La Magia del Cuo­re”. La doman­da (che poi è il tito­lo di un capi­to­lo) è: “Per­chè Dio sia­mo noi?”

“La rispo­sta a que­sta doman­da è di una sem­pli­ci­tà disar­man­te: per­ché se fos­si­mo altro da dio allo­ra quel­lo non sareb­be Dio. Dio è una paro­la. Come tan­te. Ma come tan­te ha un suo pote­re intrin­se­co, una sua magia, una sua vibra­zio­ne che la ren­do­no efficace.
Quel­lo che con­ta è quel­lo che nel­la men­te del­le per­so­ne può risuo­na­re con que­sto ter­mi­ne. Ma al di là di quel­lo che pro­du­ce, Dio non può che esse­re un asso­lu­to, qual­co­sa che omni­com­pren­de, che tut­to include.
In altre paro­le, nul­la può esi­ste­re al di fuo­ri di Dio. Ergo, Dio non può che esse­re ovun­que, al com­ple­to. Se ne man­cas­se anche una sola pic­co­la par­te in un pun­to qual­sia­si del crea­to, in quel pun­to man­che­reb­be una par­te di Dio e di con­se­guen­za “qual­co­sa” sareb­be fuo­ri di Lui.
È una que­stio­ne olo­gra­fi­ca: ogni par­te dell’universo deve con­te­ne­re l’universo inte­ro, altri­men­ti ne sareb­be par­zial­men­te fuo­ri. Da que­sto, in ognu­no di noi, Dio deve esi­ste­re al com­ple­to. Ergo, Dio sia­mo noi.”

La con­se­guen­za logi­ca di que­sto para­gra­fo è che, se Dio è tut­to cio che è ed esi­ste per inte­ro all’in­ter­no di ogni più pic­co­la par­ti­cel­la… allo­ra non può che esse­re vera l’af­fer­ma­zio­ne “Tut­to è uno”.

Vero anche il suo con­tra­rio: con la stes­sa logi­ca pos­sia­mo dire che tut­to è sepa­ra­to. E dato che carat­te­ri­sti­ca di una veri­tà è che essa è tale quan­do è vero anche il suo con­tra­rio, ecco che sap­pia­mo che tut­to è uno. Incontrovertibilmente.

Ma “sape­re” non è la stes­sa cosa di “aver rea­liz­za­to”. Que­sta dico­to­mia tra sape­re e cono­scen­za, in appa­ren­za tra­gi­ca, in real­tà è l’u­ni­ca cosa che ci con­sen­te di met­ter­ci alla ricerca.

Dato infat­ti che “nes­su­no nasce impa­ra­to”, sen­za un sape­re che fun­ga da orien­ta­men­to, che accen­da una sete al nostro inter­no (quel­la sete di com­pren­sio­ne e quin­di di cono­scen­za sen­za la qua­le la ricer­ca non esi­ste), ci man­che­rà la ter­za for­za, la pos­si­bi­li­tà di spe­ri­men­ta­re in quel­la spe­ci­fi­ca dire­zio­ne per arri­va­re, ine­so­ra­bil­men­te anche se in un tem­po appa­ren­te­men­te a vol­te anche mol­to lun­go, alla rea­liz­za­zio­ne ovve­ro alla cono­scen­za di ciò che abbia­mo fino a quel momen­to solo “sapu­to”.

Ecco per­chè ovun­que il sape­re e la cono­scen­za sono con­si­de­ra­ti due cose diver­se ed ecco anche per­chè se il pri­mo è neces­sa­rio, la seceon­da è indispensabile.

Ovvia­men­te, sem­pre per “color che non furon fat­ti per vive­re come bru­ti ma per seguir vir­tu­te e cono­scen­za

Con­di­vi­di
1 Commento
Inline Feedbacks
View all comments
Artos

Ciao Franz. Gra­zie del bel­l’ar­ti­co­lo. La per­ce­zio­ne che abbia­mo è veri­tie­ra di quel­lo che dici. Per­ce­pia­mo più Ter­re e più Avve­ni­men­ti con gli stes­si per­so­nag­gi o qual­che per­so­nag­gio in più o in meno. Quel­lo che è dif­fe­ren­te è il Tem­po e lo Spa­zio. In Tem­pi diver­si gli avve­ni­men­ti stes­si è come se sono cam­bia­ti anche se cer­te vol­te sono gli stes­si. La per­ce­zio­ne è in car­ne ed ossa. Ma! Un salu­to e gra­zie di nuovo.