Perchè praticare Meditazione

La pra­ti­ca del­la Medi­ta­zio­ne esi­ste in tut­te le reli­gio­ni, filo­so­fie spi­ri­tua­li, disci­pli­ne inte­rio­ri, dal­le più anti­che alle più moder­ne, dal­le meno evo­lu­te a quel­le più profonde.

In Occi­den­te que­sta pra­ti­ca ha sem­pre tro­va­to un fie­ro osta­co­lo nel­l’i­gno­ran­za pro­fon­dis­si­ma che con­trad­di­stin­gue que­sta par­te del mon­do, fomen­ta­ta dal mate­ria­li­smo più esa­spe­ra­to che in essa tro­va le sue radi­ci più profonde.

Sol­tan­to in tem­pi mol­to recen­ti si comin­cia a par­lar­ne e a rico­no­sce­re i gran­di bene­fi­ci che ne deri­va­no, soprat­tut­to a cau­sa (non dico “gra­zie a” a ragion vedu­ta) del­le mol­te­pli­ci inter­pre­ta­zio­ni e rino­mi­na­zio­ni cui è anda­ta incontro.

Dove nel­l’in­se­gna­men­to clas­si­co si par­la di “pre­sen­za” oggi si par­la di “min­d­full­ness”, solo per fare un esem­pio, oppu­re di “sal­to quan­ti­co” al posto di “sal­to d’ot­ta­va”… e così via.

Non si trat­ta di fare gli schiz­zi­no­si: se in que­sto modo si rie­sce a fare entra­re nel­la testa di un occi­den­ta­le che esi­ste qual­co­sa che non ha a che vede­re con i beni mate­ria­li, il cal­cio, il ses­so o l’ul­ti­mo model­lo di cel­lu­la­re… allo­ra ben ven­ga, no?

Tut­ta­via cer­chia­mo di ricor­da­re che la Medi­ta­zio­ne non è sem­pli­ce­men­te un “modo per sta­re meglio”, anche se è pur vero che que­sta è una del­le poche moda­li­tà per far­la dige­ri­re a un nume­ro mag­gio­re di persone.

No, la Medi­ta­zio­ne non è qual­co­sa per “sta­re meglio”, ne per affron­ta­re meglio la vita o qua­lun­que altra atti­nen­za al benes­se­re pos­sa veni­re in men­te (tut­te cose che arri­va­no pri­ma o poi, con una pra­ti­ca costante).

La Medi­ta­zio­ne è uno sta­to di coscien­za. Quin­di non “ser­ve”, quan­to “è”. Pra­ti­ca­re medi­ta­zio­ne signi­fi­ca che si sta anco­ra cer­can­do quel­lo sta­to. Esse­re in Medi­ta­zio­ne, entra­re in Medi­ta­zio­ne, allo­ra si, que­sto signi­fi­ca che ci si tro­va lì. Una cosa che con il tem­po avvie­ne in pochi minu­ti o anche secon­di: allo­ra non è più “pra­ti­ca” ma “sta­to”.

Uno sta­to di coscien­za che per­met­te la per­ce­zio­ne innan­zi­tut­to di sé stes­si, e in secon­da bat­tu­ta del mon­do, in modo più ogget­ti­vo. Anzi, potrem­mo dire sem­pre più ogget­ti­vo, man mano che si approfondisce.

La Medi­ta­zio­ne è essen­zial­men­te silen­zio. Silen­zio in tut­ti i sen­si, in tut­te le dire­zio­ni. Da quel­lo sta­to è pos­si­bi­le acce­de­re a sta­ti inte­rio­ri sem­pre più profondi.

Esi­ste uno sco­po, un moti­vo per cui da miglia­ia di anni si ricer­ca que­sto sta­to e, una vol­ta rag­giun­to, lo si vive sem­pre di più, sem­pre più pro­fon­da­men­te. Potrà sem­bra­re stra­no ma il moti­vo è: sot­trar­si all’illusione.

La pra­ti­ca a que­sto ser­ve: a otte­ne­re la liber­tà per sé e per gli altri. A pre­ga­re, a chie­de­re aiu­to, e a mol­te altre cose, certo.

Ma “a sta­re meglio”… quel­lo è un sem­pli­ce effet­to collaterale.

La veri­tà è… che noi di Veri­tà ne vedia­mo ben poca: solo quel­la infi­ni­ta­men­te pic­co­la por­zio­ne che pos­sia­mo coglie­re guar­dan­do dal micro­sco­pi­co buco del­la ser­ra­tu­ra che è la nostra consapevolezza.

Quan­do ci sedia­mo, immo­bi­li, e i pen­sie­ri non ci toc­ca­no più, lascian­do spa­zio ad un gran­dis­si­mo silen­zio, allo­ra pos­sia­mo ascol­ta­re dav­ve­ro. Sem­pre di più man mano che scen­dia­mo den­tro quel vuoto.

Allo­ra si pos­so­no mani­fe­sta­re intui­zio­ne, com­pren­sio­ne, com­pas­sio­ne… pos­sia­mo con­tat­ta­re dimen­sio­ni di cui ordi­na­ria­men­te nep­pu­re sospet­tia­mo l’e­si­sten­za, rice­ve­re inse­gna­men­ti e aiu­to per noi e per gli altri.

Pos­sia­mo dav­ve­ro toc­ca­re mol­to e altret­tan­to rea­liz­za­re, tra­slan­do lucen­ti dia­man­ti nel­la real­tà mate­ria­le, attra­ver­so un solo atti­mo di auten­ti­co silenzio.

Pos­sia­mo esse­re libe­ri, pro­fon­da­men­te libe­ri, tan­to da non riu­sci­re più a pen­sa­re nel modo ridot­to cui era­va­mo abituati.

Pos­sia­mo esse­re. Pos­sia­mo por­ta­re qui qual­co­sa che pri­ma non c’e­ra. E cen­to­mi­la altre cose.

Ma pri­ma biso­gna arri­va­re in quel pun­to, in quel Cuo­re da cui tut­to ori­gi­na e spazia.

Ecco per­chè si pratica!

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Valentina Petrova-Manavska

Io…no!Non io ma,Lui,il mio Cuo­re Ringrazia.Anche con lacri­me negli occhi,non so per­chè ‚devo anda­re a sbri­ga­re le com­mis­sio­ni per oggi eppure…ma è cosi,quando un Cuo­re par­la, tut­ti gli altri Cuo­ri ‚ammu­to­li­ti per diver­se ragio­ni ‚pian­go­no .Ma,è un pian­to di purificazione,un pian­to che è segui­to dal flus­so abbon­dan­te e poten­te di emo­zio­ni for­ti e amo­re­vo­li che abbrac­cia­no la Ter­ra inte­ra e tut­ti i suoi abitanti.Grazie del con­te­nu­to in que­sto arti­co­lo Fran­ce­sco Franz Ama­to .P.s.…(lo aggiun­go all’oc­cor­ren­za semmai…)Buona Giornata !