Benpensare e tolleranza… che bel connubio!

Tan­ti, trop­po si riem­pio­no la boc­ca di que­sta paro­la: “Tol­le­ran­za”; lo fan­no con orgo­glio, con impo­si­zio­ne (ver­so gli altri), con altez­zo­si­tà, ma mai con un bri­cio­lo di cogni­zio­ne di fat­to se non in raris­si­mi quan­to spa­ru­ti casi che san­no usa­re il ter­mi­ne a dovere.

Tol­le­ran­za, e qui mi rivol­go a tut­ti ben­pen­san­ti che non han­no la mini­ma cogni­zio­ne di quel­lo che dico­no (quin­di parec­chia gen­te), signi­fi­ca “sop­por­ta­zio­ne” (il fat­to che socio­lo­gi­ca­men­te sia attri­bui­to al ter­mi­ne un altro signi­fi­ca­to spo­sta, ma non modi­fi­ca di un solo ato­mo la pro­spet­ti­va). Ergo, quan­do pre­di­ca­te la “tol­le­ran­za” nei con­fron­ti di chiun­que (inclu­si quei momen­ti in cui la chie­de­te per voi stes­si), non sta­te, come for­se vor­re­ste, difen­den­do­ne la pari­tà di diritto.

No, sta­te facen­do esat­ta­men­te l’op­po­sto! Sta­te pre­di­can­do di “sop­por­ta­re” quel­la per­so­na, cosa, mino­ran­za o altro. Quin­di, de fac­to, ne sta­te soste­nen­do la minu­sva­len­za nei con­fron­ti del costu­me comu­ne e, con essa, il fat­to che comun­que vi offen­de o infa­sti­di­sce (altri­men­ti non dovre­ste “tol­le­rar­la”).

Ma for­se vor­re­ste dire “accet­ta­re”. Ma anche que­sto è sino­ni­mo di qual­co­sa che in par­ten­za non è accet­ta­to. E’ in qual­che modo con­tra­rio a qual­che vostro pen­sie­ro, a qual­che vostro sen­ti­re. E anco­ra sta­te soste­nen­do­ne la minu­sva­len­za. Quan­to­me­no all’in­ter­no del­la vostra concezione.

La tol­le­ran­za che anda­te pre­di­can­do è una stron­za­ta! E’ solo un altro modo per sot­to­li­nea­re che una mino­ran­za non solo è tale, ma vi da’ pure ai nervi.

E io non ci cre­do che la vostra è solo igno­ran­za. Cre­do inve­ce che sia una monu­men­ta­le ipo­cri­sia in cui sie­te tal­men­te info­gna­ti che non vi accor­ge­te nem­me­no più di quel­lo che dav­ve­ro pensate.

Ma in com­pen­so par­la­te! Vi erge­te a giu­di­ci del­la mora­le comu­ne ma non sie­te altro che comu­ni mora­li­sti. Anda­te pre­di­can­do i dirit­ti di que­sto e di quel­lo attac­can­do sba­van­ti chiun­que non la pen­si come voi, sen­za nep­pu­re accor­ger­vi, da esse­ri mec­ca­ni­ci e com­ple­ta­men­te auto­ma­ti­ci qua­li sie­te, che sta­te tra­va­li­can­do i dirit­ti di colo­ro che a quel­la mino­ran­za non appar­ten­go­no ma per i qua­li, sem­pli­ce­men­te, essa non esi­ste come tale, dato che, sem­pre da essa, non si sen­to­no sepa­ra­ti in alcun modo e quin­di ne trat­ta­no i mem­bri esat­ta­men­te come tut­ti gli altri; e que­sta è civil­tà, la tol­le­ran­za non c’en­tra nulla.

Una mino­ran­za, nono­stan­te quel­lo che vi pote­te esse­re fat­ti cre­sce­re in quel­l’im­mon­dez­za­io che anda­te defi­nen­do “cer­vel­lo”, non ha dirit­ti diver­si da quel­li del­la mag­gio­ran­za. Deve ave­re gli stes­si. Non di meno, non di più.

Se ne ha di meno ha un sen­so bat­ter­si per­chè abbia quel­li che man­ca­no, ma que­sto non signi­fi­ca met­ter­ne i com­po­nen­ti sul­l’al­ta­re in nome di un mora­li­smo spor­co, fal­so, media­ti­ca­men­te media­to e con­dot­to oltre i limi­ti del­l’u­ma­na decenza.

Voi ben­pen­san­ti, “tol­le­ran­ti”, pie­to­si e pro­stra­ti di fron­te alle mino­ran­ze che dite di voler difen­de­re, par­la­te tan­to, a spro­po­si­to, in modo scor­ret­to e a fron­te di un pen­sie­ro altret­tan­to scor­ret­to e…

lascia­te­ve­lo dire: fate schifo!

Ooooh! Che liberazione!

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