Perchè mangiar carne fa male, al di là del fisico?

Una cosa che tut­te, ma pro­prio tut­te le disci­pli­ne inte­rio­ri dico­no sem­pre è di sta­re il più pos­si­bi­le lon­ta­ni da ali­men­ti di ori­gi­ne ani­ma­le. Non ho inten­zio­ne di disqui­si­re su que­stio­ni die­te­ti­che con que­sto post, per cui non mi adden­tre­rò in discor­si sul “quan­to, quan­do e come”.

Quel­lo di cui desi­de­ro par­la­re è la par­te sot­ti­le del discorso.

Noi sia­mo quel­lo che man­gia­mo. In par­te diret­ta­men­te, in par­te indi­ret­ta­men­te, il nostro cor­po è il risul­ta­to di ciò che intro­du­cia­mo come cibo.

Solo che “noi” non sia­mo solo il nostro cor­po. Sia­mo anche le nostre emo­zio­ni, i nostri pen­sie­ri e, un po’ più in là (o in su che dir si voglia), anche il nostro esse­re, e poi la nostra coscien­za e così via dicendo.

La mate­ria non esi­ste in real­tà, se non come caso par­ti­co­la­re di quel­lo che, spes­so sen­za nep­pu­re sape­re cosa inten­dia­mo, chia­mia­mo “ener­gia”.

La vita è una, e per que­sto non fini­sce mai, ne si limi­ta all’am­bi­to mate­ria­le. Ergo, quel­lo che ci ser­ve è un nutri­men­to non solo fisi­co ma anche (soprat­tut­to, direi…) sot­ti­le, dove con sot­ti­le inten­do “non materiale”.

Quan­do inge­ria­mo degli ali­men­ti non è solo la mate­ria che vie­ne a far par­te di noi, più o meno meta­bo­liz­za­ta e tra­sfor­ma­ta, ma anche l’e­ner­gia che il cibo intro­dot­to por­ta con sé. Tale ener­gia ha una sua qua­li­tà vibra­to­ria, che va ad inte­ra­gi­re con la nostra par­te omo­lo­ga, esat­ta­men­te nel­lo stes­so modo in cui la par­te mate­ria­le va ad inte­ra­gi­re con il cor­po fisico.

Il mon­do vege­ta­le ha una sua vibra­zio­ne che lo ren­de un cibo par­ti­co­lar­men­te adat­to all’uo­mo: riso, ver­du­re, frut­ta, sono tut­ti ali­men­ti che por­ta­no con loro una qua­li­tà che alleg­ge­ri­sce, cal­ma l’e­mo­ti­vo, puli­sce il pensiero.

Il mon­do ani­ma­le inve­ce ha una qua­li­tà vibra­to­ria più den­sa, che all’es­se­re uma­no inve­ce oggi fa malissimo.

Con­si­de­ria­mo innan­zi­tut­to che qua­lun­que car­ne che oggi pos­sia­mo man­gia­re non ha nul­la a che vede­re con ciò che dovreb­be esse­re; alle­va­men­ti inten­si­vi e pro­du­zio­ne indu­stria­le por­ta­no alla nostra tavo­la del­la car­ne pie­na di anti­bio­ti­ci, far­ma­ci, schi­fez­ze tre­men­de con cui ven­go­no per lo più nutri­ti gli ani­ma­li, che già di per sé ren­do­no l’a­li­men­ta­zio­ne car­nea da evi­ta­re il più possibile.

Poi abbia­mo la den­si­tà: il mon­do ani­ma­le è mol­to più den­so di quel­lo vege­ta­le; di con­se­guen­za più car­ne intro­du­cia­mo più il nostro cam­po ener­ge­ti­co sot­ti­le subi­sce un appe­san­ti­men­to diret­ta­men­te pro­por­zio­na­le a que­sta den­si­tà. E più l’a­ni­ma­le è evo­lu­ti­va­men­te vici­no a noi e più que­sto effet­to si acu­tiz­za. Tra paren­te­si, la car­ne di caval­lo, che tan­ti ama­no in quan­to par­ti­co­lar­men­te sapo­ri­ta, è una del­le car­ni più dele­te­rie per il nostro cor­po ener­ge­ti­co. Il moti­vo è che il caval­lo è un ani­ma­le evo­lu­ti­va­men­te più vici­no all’es­se­re uma­no di quan­to non pos­sa­no esse­re i bovi­ni o gli ovini.

A segui­re abbia­mo l’e­mo­ti­vo: anche gli ani­ma­li ne han­no uno e se un ani­ma­le di cui man­gia­mo la car­ne ha subi­to in vita le sof­fe­ren­ze di cui ben sap­pia­mo (e se anco­ra non le sape­te allo­ra ave­te le fet­te di pro­sciut­to sugli occhi), la sua ener­gia rimar­rà impre­gna­ta di que­sto, andan­do ad aumen­ta­re il peso del­l’im­pat­to sul nostro sistema.

Per fini­re (e scu­sa­te se è poco), abbia­mo il Kar­ma: stia­mo inflig­gen­do al mon­do ani­ma­le sof­fe­ren­ze enor­mi. Ani­ma­li cre­sciu­ti in cat­ti­vi­tà, in con­di­zio­ni asso­lu­ta­men­te con­tra­rie a qual­sia­si buon sen­so, cre­sciu­ti a rit­mi for­za­ti, imbot­ti­ti di ste­roi­di, anti­bio­ti­ci ed altri far­ma­ci, costret­ti all’im­mo­bi­li­tà fino alla paz­zia e per que­sto bloc­ca­ti in ogni movi­men­to, macel­la­ti sen­za sosta, oppu­re tor­tu­ra­ti a san­gue come acca­de con le gal­li­ne ova­io­le, solo per fare un esem­pio; non pen­se­re­te per caso che tut­to que­sto non abbia con­se­guen­ze sul pia­no Kar­mi­co, vero? O dav­ve­ro cre­de­te che pato­lo­gie tipo la muc­ca paz­za abbia­no cau­se esclu­si­va­men­te natu­ra­li? No, per­chè se lo cre­de­te allo­ra non sta­te dav­ve­ro bene… (e se non ci cre­de­te chis­se­ne­fre­ga… il kar­ma esi­ste a pre­scin­de­re dal­la fede in esso).

In sin­te­si, man­gia­re car­ne, in gene­re, è dele­te­rio. In alcu­ni casi spe­ci­fi­ci coin­ci­de con un sui­ci­dio (come nel caso di chi pra­ti­ca Yoga, ad esem­pio, o segue un cam­mi­no spirituale).

Tut­ta­via vi sono del­le occa­sio­ni in cui, al con­tra­rio, può ave­re un sen­so. Ad esem­pio, in casi di for­ti atti­vi­tà ener­ge­ti­che, a vol­te man­gia­re car­ne signi­fi­ca ricol­le­gar­si a ter­ra, riac­qui­si­re una den­si­tà che ci con­sen­te una diver­sa stabilità.

Su que­sto pia­ne­ta tut­to è den­so; per que­sto moti­vo, a vol­te, può esse­re indi­spen­sa­bi­le den­si­fi­car­ci a nostra volta.

Quel­lo che riten­go andreb­be evi­ta­to è il con­su­mo abi­tua­le, gior­na­lie­ro o semi­gior­na­lie­ro di ali­men­ti ani­ma­li. Se man­gia­mo del­la car­ne una vol­ta alla set­ti­ma­na non è un gran dan­no. Se la man­gia­mo una vol­ta ogni due anche meno.

Ma se lo fac­cia­mo più spes­so allo­ra entria­mo nel cam­po del dan­no: per noi e per il mon­do ani­ma­le. Se in tut­to il mon­do occi­den­ta­le la gen­te ini­zias­se a man­giar car­ne con meno fre­quen­za (e par­lia­mo in par­ti­co­lar modo degli ame­ri­ca­ni che sem­bra che non sap­pia­no fare a meno del­le pro­tei­ne ani­ma­li), i due ter­zi del mon­do che attual­men­te sof­fro­no la fame ini­zie­reb­be­ro imme­dia­ta­men­te a sta­re mol­to meglio.

Gli alle­va­men­ti inten­si­vi di bestia­me por­ta­no ad un con­su­mo di mate­rie pri­me, in pri­mis forag­gio e acqua, inu­si­ta­to. Se tut­to il mon­do deci­des­se di ali­men­tar­si a bistec­che, non baste­reb­be­ro tut­te le ter­re emer­se per pro­dur­re abba­stan­za foraggio.

Per con­tro, se tut­to il mon­do deci­des­se di man­gia­re meno car­ne (o di far­ne com­ple­ta­men­te a meno), oltre a risol­ve­re tut­ta una serie di pro­ble­mi di salu­te lega­ti al con­su­mo di ali­men­ti ani­ma­li, avrem­mo improv­vi­sa­men­te e con­tem­po­ra­nea­men­te la fine del­la neces­si­tà di col­tu­re indu­stria­li e inten­si­ve (il che decre­te­reb­be la fine degli OGM, dei pesti­ci­di e di tut­te quel­le sostan­ze che oggi sono indi­spen­sa­bi­li per otte­ne­re rac­col­ti macro­sco­pi­ci neces­sa­ri alla cre­sci­ta del bestia­me), e anche l’im­prov­vi­sa dispo­ni­bi­li­tà di cibo in abbon­dan­za per tut­ta l’u­ma­ni­tà e non solo per quel­lo stri­min­zi­to quar­to di essa che oggi assor­be il 75% del­la pro­du­zio­ne agri­co­la del pia­ne­ta (lamen­tan­do­si poi dei pro­ble­mi lega­ti all’o­be­si­tà etc..etc.).

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