Riconoscere il proprio livello di ignoranza

Per livel­lo di igno­ran­za non inten­do la quan­ti­tà, ma il pun­to da cui ini­zia la nostra igno­ran­za. Sape­re dov’è situ­ta­to è una cosa di impor­tan­za fon­da­men­ta­le. Per pri­ma cosa per­chè ci per­met­te di miglio­ra­re: dove non sia­mo anco­ra arri­va­ti è ter­ri­to­rio di cre­sci­ta. In secon­da istan­za per­chè è un modo per com­pren­de­re se chi ci sta di fron­te “la sa più lun­ga di noi”.

Que­sto secon­do pun­to è impor­tan­tis­si­mo, per­chè da quel momen­to in poi, sapre­mo sta­re più atten­ti. Atten­ti, ma anche in guar­dia, per­chè se sia­mo con­sa­pe­vo­li di qual­co­sa, allo­ra quel qual­co­sa più dif­fi­cil­men­te potrà esse­re usa­to con­tro di noi.

In altre paro­le, rico­no­sce­re il pro­prio livel­lo di igno­ran­za per­met­te da un lato di sape­re in che dire­zio­ne cre­sce­re, dal­l’al­tro di difen­der­ci nel caso, piut­to­sto fre­quen­te, in cui chi ci sta di fron­te abbia un livel­lo di igno­ran­za più ele­va­to e voglia qual­co­sa da noi.

E que­sto ci por­ta diret­ta­men­te al secon­do pun­to di impor­tan­za capi­ta­le: l’e­go. Se nel­la nostra egoi­ci­tà pen­sia­mo che gli altri sia­no tut­ti più fes­si di noi, imman­ca­bil­men­te andre­mo incon­tro a cocen­ti delu­sio­ni. Pen­sa­re di esse­re i più fur­bi di tut­ti impli­ca sicu­ra­men­te una pato­lo­gia psi­co­lo­gi­ca. Più o meno gra­ve, più o meno accen­tua­ta, ma sem­pre una patologia.

Noi pos­sia­mo esse­re intel­li­gen­ti, mol­to sve­gli, mol­to rea­liz­za­ti. Ma pen­sa­re di esse­re i più sve­gli, i più intel­li­gen­ti, i più rea­liz­za­ti, por­ta solo a due cose: la pri­ma, a non ave­re rispet­to per le altre per­so­ne, ma solo a veder­le come “pove­ri idio­ti” da com­pa­ti­re (nel miglio­re dei casi), quan­do non come il pro­prio per­so­na­le pol­la­io in cui spen­na­re ora que­sto ora quel­lo, sem­pre con la giu­sti­fi­ca­zio­ne che noi sia­mo “miglio­ri”.

La secon­da è una cosa che spes­so acca­de agli uomi­ni di pote­re. Incon­tra­no qual­cu­no mol­to più fur­bo di loro, ma così fur­bo da non far­se­ne accor­ge­re, anzi, da sem­bra­re più sce­mo degli altri, il qua­le, al momen­to giu­sto, farà quel­lo che vuo­le del­l’uo­mo di pote­re in que­stio­ne. E tan­ti saluti.

Gli idio­ti esi­sto­no, sono sem­pre esi­sti­ti e sem­pre esi­ste­ran­no. Ma que­sto non ci deve dare modo di pen­sa­re di esse­re miglio­ri di loro: l’in­tel­li­gen­za o il sape­re, sono qua­li­tà tran­si­to­rie e atti­nen­ti la per­so­na­li­tà. Que­sto signi­fi­ca che sono pura illu­sio­ne, fac­cia­ta di un esse­re di cui, nel­la mag­gior par­te dei casi, non abbia­mo la pos­si­bi­li­tà di vede­re nulla.

Ho visto per­so­nag­gi a cui non avrei dato le pro­ver­bia­li “cin­que lire” risve­gliar­si di col­po a loro stes­si e dare pro­va di una luce inte­rio­re spet­ta­co­la­re, enun­cian­do subi­to dopo un livel­lo di veglia tale da fare impal­li­di­re qua­lun­que “dot­to”, ma anche gen­te che si con­si­de­ra­va il top, rovi­na­ta pro­prio da colo­ro che ave­va­no sem­pre giu­di­ca­to come degli idioti.

La con­cu­pi­scen­za del­la pro­pria intel­li­gen­za non vale una cic­ca, così come l’i­do­la­tria di sé stes­si: entram­be por­ta­no solo fuo­ri stra­da, lon­ta­ni dal­la Veri­tà, qua­lun­que essa sia.

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