Stato di eccezione e stato di necessità. Attenzione alle parole.…

Que­sta mat­ti­na sono incap­pa­to nel­l’ot­ti­mo arti­co­lo di Lidia Undie­mi; alquan­to luci­do ed equi­li­bra­to ma che mi ha ugual­men­te fat­to let­te­ral­men­te sobbalzare.

Il Pre­mier Let­ta ha vera­men­te cita­to lo “sta­to di ecce­zio­ne” all’in­ter­no di un suo discor­so? Si! La que­stio­ne però non è limi­ta­ta alla cita­zio­ne, ma al tono ed al modo in cui lo ha fatto.

En pas­sant” mi ver­reb­be da dire, nel sen­so che la fra­se (le fon­ti cer­ca­te­ve­le da soli, è cita­ta più o meno ovun­que tran­ne, ovvia­men­te, che sul­la stam­pa uffi­cia­le) è sta­ta prof­fe­ri­ta abba­stan­za in sor­di­na da pas­sa­re inosservata:

“Il mio gover­no non ha la bac­chet­ta magi­ca né vuol fare entra­re il pae­se in un’altra era, si trat­ta di uno sta­to di ecce­zio­ne e a que­sto mi atten­go con il pro­gram­ma e la fidu­cia data ad esso”

Qua­le sta­to di ecce­zio­ne? In che sen­so? Ed ecce­zio­ne rispet­to a cosa? Fino a poco pri­ma del gover­no attua­le la situa­zio­ne non era diver­sa da quel­la degli ulti­mi anni al pun­to da defi­nir­la “ecce­zio­na­le” rispet­to ad essi. Ingra­ve­scen­te, si. Pro­gres­si­va­men­te e peri­co­lo­sa­men­te dege­ne­ra­ti­va? Sicu­ra­men­te. Ma non eccezionale.

Un’ec­ce­zio­ne, per defi­ni­zio­ne, può esse­re para­go­na­ta ad un improv­vi­so “pic­co” in una linea altri­men­ti ad anda­men­to più o meno rego­la­re. La gra­vi­tà non ha nul­la a che vede­re con l’ec­ce­zio­na­li­tà, se non a cau­sa di una coin­ci­den­za nei tempi.

Quin­di qua­le sareb­be lo “sta­to di ecce­zio­ne” cui fa rife­ri­men­to il Pre­mier? O voglia­mo pen­sa­re dav­ve­ro che le paro­le sia­no usa­te a caso o con improprietà?

Se c’è una cosa cui non cre­do più è la pos­si­bi­li­tà che al gover­no ita­lia­no sie­da­no degli stu­pi­di: non sono stu­pi­di. Il fat­to che non fac­cia­no cose che aiu­ti­no dav­ve­ro l’I­ta­lia non signi­fi­ca stu­pi­di­tà. Gen­te con lau­ree mul­ti­ple, con la pro­prie­tà di lin­guag­gio che han­no i per­so­nag­gi al gover­no, non può esse­re con­si­de­ra­ta stupida.

E dun­que, non essen­do stu­pi­di­tà, quel­lo che fa usa­re ad un Pre­mier il ter­mi­ne “sta­to di ecce­zio­ne” non può esse­re asso­lu­ta­men­te con­si­de­ra­to uno sci­vo­lo­ne semantico.

No, non è mai uno sci­vo­lo­ne, se non nel momen­to in cui rive­la, caso­mai, un cor­so di pen­sie­ro che maga­ri dovreb­be rima­ne­re riservato.

Quin­di tor­nia­mo a Canos­sa: qua­le sta­to d’ec­ce­zio­ne? Per la defi­ni­zio­ne vi riman­do al suc­ci­ta­to arti­co­lo di Lidia Undie­mi. In sin­te­si lo sta­to di ecce­zio­ne, ter­mi­ne deri­van­te dal pen­sie­ro poli­ti­co di Carl Sch­mitt, è uno sta­to che si con­trap­po­ne a quel­lo di dirit­to, in quan­to una con­di­zio­ne, appun­to ecce­zio­na­le, deve esse­re trat­ta­ta con urgen­za e comun­que con stru­men­ti giu­ri­di­ci che non rispon­do­no alla con­fi­gu­ra­zio­ne ordinaria.

Dal­lo sta­to di ecce­zio­ne a quel­lo di neces­si­tà il pas­so è bre­vis­si­mo, sepa­ra­to da una linea di demar­ca­zio­ne sostan­zial­men­te inesistente.

Nel­lo sta­to di neces­si­tà, pre­vi­sto già nel dirit­to roma­no, e inclu­so nel nostro ordi­na­men­to costi­tu­zio­na­le (Art. 77), quel­lo che acca­de è che la leg­ge per­de il suo pri­ma­to giu­ri­di­co, ovve­ro “Neces­si­tas non habet legem, sed ipsa sibi facit legem » (la neces­si­tà non cono­sce leg­gi, ma diven­ta essa stes­sa legge).

Ora, io spe­ro che non sfug­ga a nes­su­no il signi­fi­ca­to evi­den­te di que­sta fra­se, ovve­ro la pos­si­bi­le deca­den­za del dirit­to giu­ri­di­co, deter­mi­na­ta dal­la neces­si­tà del momen­to o del­lo sta­to del­le cose. Una neces­si­tà che, sen­za for­za­re nul­la, non può che esse­re con­si­de­ra­ta come l’ec­ce­zio­ne ad uno sta­tus quo in cui, appun­to, non vi è neces­si­tà di prov­ve­di­men­ti straordinari.

Lo sta­to di ecce­zio­ne, sem­pre nel pen­sie­ro di Carl Sch­mitt, è una con­fi­gu­ra­zio­ne poli­ti­ca gene­ra­ta da uno sta­to che, pur occu­pan­do­si di tut­ti gli aspet­ti del­la vita del pae­se, è inca­pa­ce di deci­sio­ne poli­ti­ca, e per­de quin­di sovranità.

Dun­que un gover­no che non rie­sce a gover­na­re deter­mi­na quel­lo sta­to di ecce­zio­ne cui fa rife­ri­men­to il Pre­mier Let­ta. Ma ritor­nia­mo alla seman­ti­ca, alla pro­prie­tà del lin­guag­gio. Pote­va dire “con­di­zio­ne di emer­gen­za”, oppu­re anche “tem­pi ecce­zio­na­li” o “con­giun­tu­ra particolare”.

Non l’ha fat­to: non può esse­re un caso. E nep­pu­re lo sem­bra, soprat­tut­to se ana­liz­za­to alla luce del­le evi­den­ti traen­ze poli­ti­che degli ulti­mi tem­pi: il pre­si­den­zia­li­smo cui sem­bra che que­sto gover­no striz­zi parec­chio l’oc­chio e ad un sem­pre mag­gior svuo­ta­men­to del­la sovra­ni­tà nazio­na­le a favo­re di una cen­tra­liz­za­zio­ne del­le fun­zio­ni gover­na­ti­ve a livel­lo europeo.

Glo­ba­liz­za­zio­ne? Ine­vi­ta­bi­le deri­va sto­ri­ca? Natu­ra­le dire­zio­na­men­to politico?

Non saprei. Quel­lo che so è che c’è una bel­la dif­fe­ren­za tra discen­de­re un fiu­me tra­sci­na­ti dal­la cor­ren­te, incon­sa­pe­vo­li di cosa ci sia die­tro la pros­si­ma ansa, e nuo­ta­re nel­lo stes­so, asse­con­dan­do la cor­ren­te con­sa­pe­vol­men­te, in modo da gua­da­gna­re la riva.

Sai com’è… maga­ri un po’ più in là pos­so­no esser­ci del­le rapide.

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Antonio Ferriero

Bel­l’ar­ti­co­lo! Gra­zie. Non sono riu­sci­to però a tro­va­re il video in cui Let­ta dice la fati­di­ca fra­se… potre­sti aiu­tar­mi? Grazie!