La logica dell’avidità deve cessare.

Lo dico­no i tem­pi (o meglio, al momen­to si limi­ta­no a sus­sur­rar­lo). Le recen­ti pole­mi­che a cari­co di Apple, peral­tro mar­chia­na­men­te stru­men­ta­li­sti­che, han­no tut­ta­via por­ta­to alla luce un dato di fat­to: que­sto mon­do è domi­na­to dal­l’a­vi­di­tà in due for­me: quel­la diret­ta e quel­la conseguente.

L’a­vi­di­tà diret­ta è quel­la del­le mul­ti­na­zio­na­li (e non solo del­l’­hi-tech) e del­l’in­du­stria in gene­re; la loro è una cor­sa al mas­si­mo pro­fit­to, rea­liz­za­to in ter­mi­ni di mas­si­mo prez­zo e minor costo di produzione.

E’ la con­se­guen­za del­la leg­ge del­la doman­da e offer­ta. Più vuoi una cosa più quel­la costa. Descris­si que­sto feno­me­no in un altro arti­co­lo su que­sto tema, e oggi sono anco­ra più con­vin­to che il model­lo eco­no­mi­co che il mon­do va seguen­do tan­to fedel­men­te dal­l’i­ni­zio del­l’e­ra moder­na, non pos­sa più sussistere.

Se tan­te per­so­ne voglio­no una cosa, per rea­liz­za­re lo stes­so gua­da­gno, mi basta far­la paga­re di meno. Ma se il mio obiet­ti­vo è quel­lo di gua­da­gna­re sem­pre di più, ecco che scat­ta la logi­ca dell’avidità.

E’ una logi­ca tal­men­te per­ver­sa, così mali­gna, che vista da un pun­to di vista cat­to­li­co potreb­be a buo­na ragio­ne esse­re descrit­ta come ope­ra del diavolo.

Voglia­mo gua­da­gna­re sem­pre di più. I prez­zi aumen­ta­no, e le per­so­ne che seguo­no que­sta logi­ca non fan­no altro che cor­re­re all’au­men­to del gua­da­gno. Tut­ti gli altri, ovve­ro noi, subia­mo que­sta lotta.

La subia­mo con la paz­ze­sca crea­zio­ne di un mer­ca­to del debi­to: non hai i sol­di per com­pra­re qual­co­sa? Apri un finan­zia­men­to. Il che non sareb­be male se non fos­se che tu quel­la cosa non te la puoi per­met­te­re per­chè il suo prez­zo è assurdo.

L’a­vi­di­tà non è solo da par­te di quel­li che ven­do­no. L’a­vi­di­tà è anche da par­te di colo­ro che com­pra­no. Per­chè un con­to è ricer­ca­re ciò che è bel­lo e armo­ni­co, un con­to è cer­ca­re l’i­nu­ti­le e il superficiale.

Si trat­ta di due avi­di­tà che si attrag­go­no a vicen­da e dal cui incon­tro nasce l’e­co­no­mia come la cono­scia­mo. Una per­ver­sio­ne che poi scen­de giù per le chi­ne del­la spe­sa, pas­san­do da un bene di lus­so a uno un po’ meno di lus­so, per poi arri­va­re a fon­do sca­la, sui beni di pri­ma necessità.

L’a­vi­di­tà par­te dal­l’al­to, sem­pre. Ma sareb­be inef­fi­ca­ce se non ne incon­tras­se altret­tan­ta che vie­ne dal bas­so. Noi sia­mo avi­di e chi ci ven­de quel­lo che bra­mia­mo lo sa bene, ed è avi­do anche più di noi. Sono noz­ze d’o­ro che poi diven­ta­no di fan­go, quan­do si arri­va alla logi­ca con­clu­sio­ne, ovve­ro al pun­to in cui anche le cose indi­spen­sa­bi­li costa­no così tan­to che non ce le si può più permettere.

Per­chè nel frat­tem­po ci si è inde­bi­ta­ti fino al col­lo, e tut­to quel­lo che cre­dia­mo di pos­se­de­re (con­cet­to già ini­quo in se’, quan­do rife­ri­to alla mate­ria) non è nostro, ma del­le ban­che, del­le finan­zia­rie. E tut­to il dena­ro che gua­da­gnia­mo va drit­to nel­le tasche di que­sti ultimi.

Occor­re spez­za­re il cir­co­lo dell’avidità.

Per far­lo occor­re capi­re cosa dav­ve­ro ci ser­ve. Cer­ca­re la mas­si­ma qua­li­tà che ci pos­sia­mo per­met­te­re e dar­ci da fare per poter­ce­ne per­met­te­re di più raf­fi­na­ta, di più ele­va­ta. Con corag­gio, ma anche con one­stà, rifiu­tan­do­ci di ridur­re altri sul lastri­co o richie­den­do com­pen­si non equi.

E rifiu­tan­do anche quel­le cose per la cui pro­du­zio­ne sap­pia­mo che altre per­so­ne sono sta­te schia­viz­za­te, ves­sa­te o anche “sem­pli­ce­men­te” pri­va­te del­la loro digni­tà di esse­ri umani.

Pen­sa­te ad un perio­do di cin­que, die­ci anni in cui tut­ti noi, pic­co­li e avi­di uomi­ni, rifiu­tas­si­mo que­sta logi­ca. I prez­zi dei beni crol­le­reb­be­ro tut­ti mise­ra­men­te e se le indu­strie ali­men­ta­ri ten­tas­se­ro di rifar­si sui beni di pri­ma neces­si­tà andreb­be­ro anco­ra incon­tro al fal­li­men­to, per­chè ci sareb­be sem­pre qual­cu­no dispo­sto a ven­de­re i pro­pri arti­co­li ad un prez­zo più basso.

E non ha sen­so aspet­ta­re che ad ini­zia­re sia qual­cun altro. Se aspet­tia­mo di esse­re i secon­di a par­ti­re, non par­te più nes­su­no. Se par­tia­mo per pri­mi, anche quel­li che, irri­du­ci­bi­li, aspet­ta­no gli altri, par­ti­ran­no anche loro. Come dire: 2 – 0!

Pos­sia­mo fare mol­to come sin­go­li. Sia nel com­pra­re che nel ven­de­re. Nel com­pra­re rifiu­tan­do quel­lo che non ha un prez­zo sen­sa­to. Abbia­mo biso­gno di un’au­to per lavo­ra­re? Non ser­ve pos­se­de­re una Fer­ra­ri. Basta una Ford (per rima­ne­re nel cam­po del­le “F”). Abbia­mo biso­gno di uno smart­pho­ne per lavo­ra­re? Non ser­ve com­pra­re l’ul­ti­mo model­lo di iPho­ne, basta com­prar­ne uno usato!

Voglia­mo del cibo di qua­li­tà? Che sen­so ha anda­re a com­prar­lo nel­la rostic­ce­ria “alla moda” quan­do maga­ri a ven­ti metri da casa nostra c’è un nego­zio dove tro­via­mo altret­tan­ta qua­li­tà ma mol­ta più onestà?

Anche nel ven­de­re pos­sia­mo fare qual­co­sa: rifiu­ta­re la logi­ca del­l’a­vi­di­tà e offri­re i nostri ser­vi­zi e pro­dot­ti a prez­zi acces­si­bi­li, che abbia­no un sen­so. Cer­to, maga­ri gua­da­gne­re­me­mo un po’ di meno. Ma dato che chi ven­de com­pra a sua vol­ta, que­sto inne­sche­reb­be un cir­co­lo vir­tuo­so fantastico.

E una vol­ta che le per­so­ne intor­no a noi ci vedran­no com­por­tar­ci in que­sto modo, pri­ma o poi reagiranno.

Qual­cu­no maga­ri dan­do­ci del pir­la ma qual­cu­no maga­ri no.

Cir­con­dar­ci di cose bel­le ha un sen­so. Ma pen­sia­mo ad una sem­pli­ce pas­seg­gia­ta in un bosco: non sia­mo già cir­con­da­ti dal­le cose più bel­le del mon­do, per giun­ta gratis?

E quan­do sia­mo in armo­nia, con il/la nostra/o compagna/o, non sia­mo già cir­con­da­ti dal­le cose più bel­le del mon­do, anco­ra una vol­ta gratis?

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Fabio

post impec­ca­bi­le…
…l’ho sem­pre sostenuto…salvo poi sen­tir­mi dare come mini­mo del­l’in­ge­nuo da “esper­ti” (indot­tri­na­ti?) di economia…
😉

Fede

Esem­pio ecla­tan­te del­l’a­vi­di­tà gene­ra­liz­za­ta fu quan­do si entró nel regi­me del­l’eu­ro: tut­ti gli ope­ra­to­ri di com­mer­cio rad­dop­pia­ro­no i prez­zi!! ma gli sti­pen­di e i sala­ri rima­se­ro al palo: la nuo­va valu­ta, così, entró in cir­co­lo con tut­t’e 2 le gam­be inges­sa­te per­ché il suo pote­re di aqui­sto, rispet­to alla lira, era dimez­za­to e tut­to que­sto a cau­sa dell’ AVIDITÀ!! e secon­do me ci vor­ran­no miglia­ia di anni di evo­lu­zio­ne uma­na (che di per sé è mol­to len­ta) per usci­re da que­sto impas­se socia­le. :par­ty:

valentina petrova

“Una vol­ta rea­liz­za­to che è in prigione,allora e solo allora,l’uomo può pro­get­ta­re la fuga”/D.Millan/Hai ragio­ne, Franz,“sospetto” anche,che que­sta visio­ne tua non è arri­va­ta oggi e sento,anche, chè ti espri­mi mol­to delicatamente…perche,ci si sen­te un po disperati,per via del­la mas­sa uma­na che,ancora non si è sve­glia­ta dal­l’in­cu­bo del materialismo…dipendiamo ‚gli uni dagli altri…ma,fino a che punto?Voglio dire,a vol­te ‚si sa!è meglio per­de­re un’ar­to gangrenoso,che l’in­te­ro cor­po. Cioè- si può sce­glie­re e vivere,quasi indipendenti,sia dal­la politica,che dal­la società,…se non è quel­la “giusta“Infatti,la vera conoscenza(che esiste,nonostante cosi infinita,o “inabbordabile”)per la socie­tà” civilizzata”,parte dal­la qua­le fac­cia­mo tut­ti noi ‚su que­sta area geografica…e per­so­nal­men­te io,nonostante non la “possiedo”(La Verità),mi sen­to gia,come un esse­re alato.Come dici tu,la bel­lez­za e l’ar­mo­nia del­la Natura,l’amore di un’al­tro esse­re uma­no ‚un cane e…un’amico!!!Questa è La Pura Felicità,la Vita stessa,La Fortuna,una bene­di­zio­ne Divina!!!Cosa altro si puo volere?!!!…Niente!Si ‑Fà!(il pun­to escla­ma­ti­vo l’ho mes­so per me-per spronarmi)!!!