Shame – By Giuseppe

Se un film è “la sto­ria di un uomo a cui suc­ce­de qual­co­sa”, in Sha­me qual­co­sa di for­te suc­ce­de a Bran­don, il tren­ten­ne new­yor­ke­se pro­ta­go­ni­sta del film: è osses­sio­na­to dal ses­so. Ses­so, ses­so, sesso…

E seb­be­ne la “cosa” sia anti­ca come il mon­do, ogni tan­to sem­bra che qual­cu­no abbia voglia di ripor­tar­la alla ribal­ta, sen­za però aggiun­ge­re nul­la di nuo­vo alle moti­va­zio­ni pro­fon­de che con­du­co­no un uomo (o una don­na) ad esa­ge­ra­re in “quel senso”.

Posta al con­fi­ne tra la matri­ce psi­co­lo­gi­ca e quel­la di rot­tu­ra degli sche­mi (che nel­la sce­na omo­ses­sua­le ricor­da mol­to Que­rel­le de Bre­st), que­sta pel­li­co­la, che ha otte­nu­to un discre­to suc­ces­so alla Mostra del Cine­ma di Vene­zia, da entram­bi i pun­ti di vista non con­vin­ce molto.

Ma il film è sicu­ra­men­te ben fat­to: bel­le le inqua­dra­tu­re, otti­ma la reci­ta­zio­ne di Michael Fas­sben­der e Carey Mul­li­gan, bel­le anche le sce­ne di nudo che non sono mai volgari…insomma, il toc­co dell’artista c’è.

E in defi­ni­ti­va biso­gna rico­no­sce­re una buo­na dose di corag­gio al regi­sta bri­tan­ni­co Ste­ve Mc Queen, vista la per­si­sten­za mora­li­sti­ca gene­ra­le nel man­te­ne­re il tabù sull’argomento sesso.

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