I limiti delle percezioni – By Giuseppe

Non ce n’è, seb­be­ne uti­li per muo­ver­si nel mon­do tri­di­men­sio­na­le le per­ce­zio­ni si rive­la­no un osta­co­lo ai fini del­la Ricer­ca, quan­do non sono viste nei loro limiti.

Quel­lo che con­ta, nel­la ricer­ca, non è tan­to quel­lo che si sa, quan­to ciò che si è intui­to di non sape­re…e per que­sto lo si cerca.

Sal­vo poi sco­pri­re che ciò che tro­via­mo è un “tan­ti­no“ dif­fe­ren­te dall‘idea che ce n‘eravamo fat­ta, e che “oltre” c’è sem­pre qualcos’altro da scoprire.

E que­sto è pro­prio il bel­lo del­la ricerca.

Il bel­lo del­la ricer­ca è anda­re sem­pre un tan­ti­no oltre i limi­ti del cono­sciu­to. Che poi è il pia­ce­re del viag­gio nell’ignoto. Oltre ciò che si è percepito.

Ma cos’è la “per­ce­zio­ne”?

Con que­sto ter­mi­ne in Occi­den­te si inten­de defi­ni­re “quel pro­ces­so psi­chi­co che ope­ra la sin­te­si dei dati sen­so­ria­li dota­ti di signi­fi­ca­to”.

Alla base del “pro­ces­so” per­cet­ti­vo vi è la dupli­ce fun­zio­ne men­ta­le di siste­ma­re in una “cate­go­ria” gli ogget­ti espe­ri­ti attra­ver­so i sen­si e l’immediata “iden­ti­fi­ca­zio­ne” degli stessi.

Per fare un esem­pio di cate­go­riz­za­zio­neiden­ti­fi­ca­zio­ne, se noi abbia­mo visto deci­ne e deci­ne di frut­ti dota­ti di carat­te­ri­sti­che simi­li: roton­di­tà, pic­cio­lo, colore…frutti come le mele, pere, cilie­gie, arance…ci baste­rà vede­re anche di sfug­gi­ta un frut­to per “iden­ti­fi­car­lo” e por­lo auto­ma­ti­ca­men­te e incon­sa­pe­vol­men­te nel­la cate­go­ria “frut­ta”, con le sue sottocategorie.

E pen­se­re­mo di aver iden­ti­fi­ca­to in modo “com­ple­to” quell’oggetto.

L’inganno e il limi­ti in que­sto pro­ces­so men­ta­le risie­do­no nel fat­to che ci limi­te­re­mo ai “dati” acqui­si­ti in pas­sa­to sul frut­to visto.

Quin­di se nel mio com­pu­ter men­ta­le, alla voce “aran­cia”, pos­sie­do solo set­te dati: 1) colo­re aran­cio­ne; 2) è sfe­ri­ca; 3) ha un pic­cio­lo; 4) mi pia­ce, non mi pia­ce, mi è indif­fe­ren­te; 5) ha un sapo­re agru­ma­to; 6) attac­ca­te al pic­cio­lo vi sono foglie ver­di; 7) le miglio­ri sono quel­le del­la Sicilia…

Se non sono un ricer­ca­to­re mi accon­ten­te­rò così, o al mas­si­mo acqui­si­rò altri dati casual­men­te (oppu­re spin­to dal biso­gno, come quan­do si comin­cia a por­re atten­zio­ne al prezzo).

Se sono un “ricer­ca­to­re”, inve­ce, non mi accon­ten­te­rò di ciò che so fino a que­sto momen­to sul­le aran­ce, ma ogni vol­ta che me ne capi­te­rà una tra le mani ne sen­ti­rò il peso, pre­ste­rò atten­zio­ne al pro­fu­mo (caso­mai indi­vi­duan­do un cer­to odo­re chi­mi­co “estra­neo“, guar­de­rò con atten­zio­ne lo spes­so­re e la poro­si­tà del­la buc­cia, ne sen­ti­rò con altret­tan­ta atten­zio­ne il sapo­re e gli effet­ti che il suo gusto pro­cu­ra su di me in quel momento.

Se sono un ricer­ca­to­re, in alcu­ni casi, non aspet­te­rò che mi capi­ti casual­men­te un’esperienza, ma me l’andrò a pro­cu­ra­re volutamente…

Se sono un “ricer­ca­to­re” sco­pri­rò che non vi è un’arancia ugua­le all’altra e che pro­prio gra­zie all’attenzione pos­so nota­re le “dif­fe­ren­ze” tra un’arancia e l’altra.

Infat­ti come pos­so sape­re in anti­ci­po se quell’arancia non è sta­ta gon­fia­ta arti­fi­cial­men­te con addi­ti­vi chi­mi­ci e coloranti?

Come pos­so sape­re se oggi mi pia­ce nono­stan­te ieri non mi sia piaciuta?

Oppu­re: se sop­pe­san­do­la noto che è trop­po leg­ge­ra e la buc­cia è mol­to spes­sa e poro­sa, è segno che den­tro è asciut­ta, non ha succo…e via dicendo.

Riguar­do ai limi­ti del­la per­ce­zio­ne quel­lo del­la frut­ta è solo un esem­pio tra i tanti.

Basti pen­sa­re all’inganno del­la pro­spet­ti­va, del­la man­ca­ta per­ce­zio­ne del­la rota­zio­ne del­la Ter­ra su se stes­sa, dell’inganno sen­so­ria­le quan­do cre­dia­mo di veder ruo­ta­re il Sole attor­no al nostro pia­ne­ta, o dell’idea “fis­sa” e ste­reo­ti­pa­ta che ci fac­cia­mo di noi stes­si e degli altri, dell’idea che ci sia­mo fat­ti di come va la vita (e di come andreb­be vis­su­ta secon­do i codi­ci mora­li e socia­li acqui­si­ti), o dell’idea di come andreb­be vis­su­to un mena­ge di cop­pia e di come andreb­be­ro edu­ca­ti i pro­pri figli…

Non solo.

Fin­ché rima­nia­mo nel cam­po del­le tre dimen­sio­ni le cose pos­so­no sem­bra­re sem­pli­ci e la distan­za tra la real­tà e l’idea che ce ne sia­mo fat­ta può appa­ri­re di poca impor­tan­za, ma se vi aggiun­gia­mo che anche i fat­to­ri spa­zio-tem­po (movi­men­to e muta­men­to) sono anch’essi “ogget­to di per­ce­zio­ne“, le cose si com­pli­ca­no ulteriormente.

E gli abba­gli per­cet­ti­vi pos­so­no assu­me­re for­me gigan­te­sche (cosa che in effet­ti suc­ce­de rego­lar­men­te) alte­ran­do la visio­ne ogget­ti­va dei fenomeni.

Secon­do la psi­co­lo­gia del­la Gestalt e stu­di di altre Scuo­le vi sono diver­se “leg­gi” per­cet­ti­ve inna­te a cui sia­mo sog­get­ti, volen­do o nolendo.

…A un buon ricer­ca­to­re sco­pri­re qua­li sono e qua­li i loro limiti.

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