I media e la crisi: per tenerci fermi basta la paura

Una cosa è la real­tà. Un’al­tra è la per­ce­zio­ne. Se la real­tà già non è tale e la per­ce­zio­ne di essa vie­ne per giun­ta fal­sa­ta… il risul­ta­to è il caos! Ed è que­sto che pro­du­ce la stam­pa in que­sto perio­do: nul­l’al­tro che caos. La cri­si eco­no­mi­ca c’è, mi pare inne­ga­bi­le. Ma noi, sin­go­li uomi­ni e don­ne, come la per­ce­pia­mo? Come pos­sia­mo espe­ri­re uno sta­to di cri­si se det­to sta­to non è pal­pa­bi­le ad alcun senso?

Cer­chia­mo di far­ce­ne una ragio­ne: la real­tà è che la nostra per­ce­zio­ne è per il 99% costrui­ta da altri, dall’esterno.

Noi non abbia­mo espe­rien­za diret­ta dei flus­si eco­no­mi­ci ogget­ti­vi tra gli sta­ti e, con essi, non abbia­mo pos­si­blii­tà alcu­na di toc­ca­re con mano nul­la o qua­si di ciò che riguar­da l’economia.

Il pro­ble­ma è pro­prio que­sto. Ognu­no di noi non è così diver­so dagli altri: se noi per­ce­pia­mo pau­ra, pre­oc­cu­pa­zio­ne, per­si­no pani­co, di fron­te alle noti­zie con cui una stam­pa del tut­to ini­qua con­ti­nua ad inon­dar­ci, lo farà anche il nostro vici­no di casa, il macel­la­io all’an­go­lo, il diret­to­re del super­mer­ca­to e anche quel­lo del­la cit­tà a fianco.

E’ que­sto il gio­co: la real­tà ci vie­ne tra­smes­sa tra­mi­te i media, che la fan­no appa­ri­re come pare a loro. Un gior­no “Sia­mo sul­l’or­lo del bara­tro” e il gior­no suc­ces­si­vo scen­de la cor­ti­na di silen­zio su tut­to ciò che in real­tà dav­ve­ro accade.

C’è qual­co­sa di dav­ve­ro gra­ve? Un pro­ble­ma rea­le? In pri­ma pagi­na, stra­na­men­te, solo stron­za­te a livel­lo di gos­sip, pur di non far sape­re come stan­no dav­ve­ro le cose!

C’è da dare una spal­la­ta a que­sta o quel­la par­te poli­ti­ca? La mini­ma min­chia­ta assur­ge a livel­li di scan­do­lo uni­ver­sa­le, pur di mina­re la cre­di­bi­li­tà di que­sto o quel poli­ti­co (che poi, a ben guar­da­re, non dovreb­be ser­vi­re: l’i­ni­qui­tà e l’i­naf­fi­da­bi­li­tà del­l’in­te­ra casta poli­ti­ca ita­lia­na dovreb­be­ro ormai esse­re ben note a tutti!).

Ma se tut­ti i gior­na­li comin­cias­se­ro a scri­ve­re arti­co­li dal tito­lo “Dai che ce la fac­cia­mo!”, oppu­re “La cri­si non può dura­re per sem­pre”, o anche “L’I­ta­lia ha una gran­de pro­dut­ti­vi­tà, dia­mo­ci da fare!”, cosa accadrebbe?

Sem­pli­ce: acca­dreb­be che nel­l’ar­co di poco tem­po le per­so­ne ini­zie­reb­be­ro ad ave­re meno pau­ra, più otti­mi­smo. E con esso più voglia di fare, di inve­sti­re, di pro­dur­re. In una paro­la: di provarci.

Ma così, gior­no dopo gior­no, la stam­pa con­ti­nua a pro­pi­na­re le sue teo­rie osce­na­men­te idio­te, le sue noti­zie ad esclu­si­vo sfon­do nega­ti­vo. E noi via, sem­pre più schiac­cia­ti dal pes­si­mi­smo, dal­la pau­ra e dal­le emo­zio­ni nega­ti­ve in gene­re. Quin­di, in sin­te­si, ver­so l’immobilità.

Non è’ gior­na­li­smo quel­lo da cui ci fac­cia­mo pren­de­re per il culo: la veri­tà non ha nul­la a che fare con il biso­gno di ven­de­re basa­to esclu­si­va­men­te sul­le emo­zio­ni più bas­se ed oscure.

La cri­si c’è, è ovvio. Ma non è come voglio­no far­ci cre­de­re. Smet­tia­mo­la di far­ci fre­ga­re da pen­ni­ven­do­li da quat­tro sol­di: non c’è più il vero gior­na­li­smo in ita­lia, è rima­sto solo il sen­sa­zio­na­li­smo di bas­sa lega, la mor­bo­si­tà del­l’i­ni­quo e la ven­di­ta facile.

Sal­vo raris­si­me ecce­zio­ni (le cui fir­me dif­fi­cil­men­te tro­ve­re­mo in pri­ma pagi­na), la nostra stam­pa non è altro che una fuci­na di dub­bi. Non quel­li sani, quan­to quel­li che, pian pia­no, gior­no per gior­no, si man­gia­no quel poco di corag­gio e di otti­mi­smo che è rima­sto agli italiani.

Cosa fare? Sem­pli­ce: pro­va­te a non leg­ge­re i gior­na­li per quat­tro o cin­que gior­ni. Pro­va­te a con­cen­trar­vi sul lavo­ro e su quel­lo che dav­ve­ro vor­re­ste fare nel­la vita. Dopo meno di una set­ti­ma­na in cui nes­sun noti­zia­rio vi rag­giun­ge, vedre­te che tut­to vi sem­bre­rà mol­to diver­so. E come per magia, la vita sarà più leg­ge­ra: le dif­fi­col­tà a tira­re fine mese rimar­ran­no, ma saran­no meno pre­gnan­ti, meno condizionanti.

E dopo qual­che tem­po, per­den­do pre­gnan­za emo­ti­va, magi­ca­men­te la per­de­ran­no anche in sen­so lato: arri­va­re alla fine del mese, col tem­po, diven­te­reb­be meno dif­fi­ci­le, per­chè le per­so­ne avreb­be­ro più ener­gia da met­te­re in cir­co­la­zio­ne e, con essa, più dena­ro. Come dice Geko in Wall Street: il dena­ro non si fa o si per­de: si tra­sfe­ri­sce, magi­ca­men­te, da un’i­dea all’altra.

Io l’ho fat­to, e par­lo per espe­rien­za: una set­ti­ma­na e la vita cam­bia colo­re. Maga­ri di poche sfu­ma­tu­re: ma poche sfu­ma­tu­re, mol­ti­pli­ca­te per qual­che deci­na di milio­ni di per­so­ne, cam­bia­no ben più di un colore!

E poi, la set­ti­ma­na suc­ces­si­va, pren­den­do in mano un quo­ti­dia­no qual­sia­si, capi­re­te che quel­le che leg­ge­te non sono altro che cam­pa­gne del­la pau­ra, orien­ta­te ad uno sco­po ben pre­ci­so: quel­lo di tener­ci fer­mi dove sia­mo, intan­to che, da die­tro, qual­che sodo­mi­ta incal­li­to si pre­pa­ra alla sua atti­vi­tà preferita!

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5 Commenti
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Andrea

Total­men­te d’ac­cor­do! La pau­ra si ali­men­ta di pau­ra, così come la cri­si “ester­na” si ali­men­ta di gen­te in cri­si inte­rio­re. La gran­de trap­po­la in cui sia­mo è costrui­ta con le mura più spes­se e dif­fi­ci­li da abbat­te­re: le nostre emo­zio­ni e i nostri pen­sie­ri influen­za­ti e condizionati.
Anchi’io osser­vo tut­to ciò che descri­vi, ma ricor­dar­lo ogni tan­to non fa mai male, visto che ad addor­men­tar­si basta un atti­mo! gra­zie del bel post!

Sting

Con­fer­mo pienamente.
Ho sco­per­to que­sta cura un’e­sta­te in vacan­za, 15 gior­ni lon­ta­ni da tv, inter­net e quo­ti­dia­ni, ti ren­do­no leg­ge­ro come una die­ta a base di frut­ta! A far­le insie­me rischi di vola­re come una farfalla.. 😉
E anche dopo, rienr­tra­to al lavo­ro, in cit­tà, non far­si colo­ra­re da tut­te que­ste sfi­ghe, scrol­lar­si di dos­so que­sto “catra­me emo­ti­vo”, ti fa affron­ta­re non solo i pro­ble­mi quo­ti­dia­ni, ma anche i rap­por­ti per­so­na­li con un’al­tro spirito.
Più ener­gi­co, più leg­ge­ro cer­to, ma soprat­tut­to più obbiet­ti­vo rispet­to alle scel­te da fare, le que­stio­ni da risol­ve­re, le stra­de da intraprendere.
E cre­de­te, non è poco.
Come se, di fron­te ad un pro­ble­ma, inve­ce che dar­si per vin­to a spal­le cur­ve, sen­za pro­va­re a far nul­la, sem­pli­ce­men­te, agire.

giovanna

Stan­no facen­do fuo­co e fiamme,facendo cre­de­re ai lavo­ra­to­ri spe­cial­men­te se statali,che la cri­si del sistema
è a cau­sa loro,e che sol­tan­to toglien­do ogni diritto,tra cui la pensione,si pos­sa sal­va­re l!Italia.
Con la pau­ra ci fre­ga­no tut­ti noi, che sem­pre abbia­mo lavo­ra­to per poche lire e,tirando la cin­ghia per anni,
ci siam com­pra­ti la casa e fat­to stu­dia­re i figli.Ora ci tro­via­mo i gio­va­ni a spas­so e chi non ce la fa più
a dover proseguire,ai lavo­ri forzati.E fan­no cre­de­re ai gio­va­ni che è col­pa nostra se non han­no futuro.
La cri­si è in atto ma nes­su­no spie­ga chia­ra­men­te come sia­mo arri­va­ti a tanto.Secondo me andrà anco­ra peggio,sia che uno sia posi­ti­vo o no,la real­tà sta diven­tan­do sem­pre più evidente.
Ciao franz, ti seguo sem­pre con simpatia
Giovanna

Sting
Reply to  giovanna

Mi rin­cre­sce dover pun­tua­liz­za­re alcu­ne cose:
Tu dici: E fan­no cre­de­re ai gio­va­ni che è col­pa nostra se non han­no futuro.
Io dico: Han­no ragione.
E’ respon­sa­bi­li­tà di chi vede il sopru­so e non inter­vie­ne, è respon­sa­bi­li­tà di chi (sta­ta­li o no, ammi­ni­stra­to­ri pub­bli­ci o pri­va­ti), si com­por­ta da paras­si­ta a sca­pi­to del­la socie­tà, for­te di una impu­ni­tà e di una visio­ne dove non c’è mai un respon­sa­bi­le, è respon­sa­bi­li­tà di chi barat­ta favo­ri con voti e voti con favo­ri, è respon­sa­bi­li­tà di chi chia­ma i diso­ne­sti “fur­bi”, cer­can­do a pro­pria vol­ta di “esse­re un furbo”.
E que­sti sia­mo, chi più e chi meno, NOI, non “gli altri”.
Per­chè se NOI fos­si­mo tut­ti one­sti, puli­ti e imma­co­la­ti, mi spie­ghi come potreb­be mai esse­re così luri­do que­sto mondo?

giovanna

Rispon­do a Sting,che ci sono gli one­sti e i diso­ne­sti ed io per­so­nal­men­te ammi­ro le bra­ve persone.Non sia­mo e non sare­mo mai tut­ti ugua­li e, deob­bia­mo sape­re, che l’onestà,difficilmente paga.
Il mon­do è dei ric­chi e dei furbi,ma la cosa più bel­la è che si può sce­glie­re da che par­te stare.
Buon futuro
Giovanna