Tracce di Profumo: Mamme – By Valeria

Mam­me (o papà) che chie­do­no ai figli di ragio­na­re con la pro­pria testa ma in real­tà inten­do­no la loro

L’ho visto fare così tan­te vol­te da pas­sar­mi qua­si inos­ser­va­to. Ecco uno dei pila­stri dell’insegnamento: l’obbedienza.

Se fai come dico io avrai la mia appro­va­zio­ne e il mio amo­re incon­di­zio­na­to. E sic­co­me l’ho det­to io, che ho ragio­ne per defi­ni­zio­ne, se ti com­por­ti di con­se­guen­za hai fat­to la cosa “giu­sta” e “quin­di” hai mes­so in moto il cervello.

È quel “quin­di” che fa acqua da tut­te le parti.

Li ave­te mai guar­da­ti gli occhi sgra­na­ti di quei bam­bi­ni che si sono visti costret­ti a met­ter­si sull’attenti, pena l’abbandono (rea­le o pre­sun­to), pena una puni­zio­ne o dei musi lun­ghi che dura­no set­ti­ma­ne o addi­rit­tu­ra mesi?

Vi sono sem­bra­ti occhi nei qua­li si è acce­sa la scin­til­la del­la com­pren­sio­ne, del­la conoscenza?

O sono solo occhi ricol­mi di pau­ra, di con­fu­sio­ne, di sen­so di impo­ten­za o per­fi­no di rab­bia compressa?

Ho visto bam­bi­ni chie­de­re spiegazioni.

“Sei trop­po pic­co­lo, non puoi capire”.

“Eh ma allo­ra deci­di­ti! Devo met­te­re in moto il cer­vel­lo o sono trop­po pic­co­lo per capire???”

A que­sto pun­to il dan­no è fat­to. È scat­ta­ta la trap­po­la mor­ta­le: il meto­do “edu­ca­ti­vo” di quel geni­to­re non ha nul­la a che vede­re con un inse­gna­men­to che aiu­ti ad affron­ta­re la vita. Ha un altro nome: “puro eser­ci­zio del potere”.

Quel geni­to­re (pro­ba­bil­men­te schia­vo a sua vol­ta) ha crea­to uno schia­vo, non un esse­re senziente.

Poi, nel­la vita del nuo­vo schia­vo, tut­to nel tem­po si ripro­dur­rà fedel­men­te secon­do il copione:

egli si met­te­rà sull’attenti di fron­te all’ ”ordi­ne costi­tui­to” per pau­ra di un rifiu­to, per il timo­re di non esse­re accet­ta­to nel­la nuo­va fami­glia, nell’ambiente di lavo­ro, nel cir­co­lo degli scac­chi… Farà qua­lun­que cosa gli ver­rà richie­sta com­pa­ti­bil­men­te con le sue pos­si­bi­li­tà. Spen­de­rà ogni risor­sa ed ener­gia in cer­ca di approvazione.

Sal­vo fare tut­to il con­tra­rio quan­do potrà elu­de­re la sor­ve­glian­za, ma non per capa­ci­tà di discer­ni­men­to, sola­men­te per affer­ma­re se stes­so. Un atto di disub­bi­dien­za, non di saggezza.

E se un gior­no si tro­ve­rà nel­le con­di­zio­ni “favo­re­vo­li”, eser­ci­te­rà a sua vol­ta il pote­re, pre­ten­den­do obbe­dien­za e non logi­ca, non com­pren­sio­ne, non cre­sci­ta. Anzi, i suoi schia­vi non dovran­no affat­to cre­sce­re, non dovran­no affat­to capire.

Se il nuo­vo “schia­vo – padro­ne” avrà suf­fi­cien­ti stru­men­ti intel­let­ti­vi e cogni­ti­vi, ter­rà per se cono­scen­ze e com­pe­ten­za onde evi­ta­re che quei sud­di­ti acqui­si­sca­no auto­no­mia, rima­nen­do­gli assog­get­ta­ti e fede­li, pie­ni di aspet­ta­ti­ve e di timo­re reve­ren­zia­le. E saprà sapien­te­men­te mesco­la­re tut­to que­sto al ricat­to: “sen­za di me sei nessuno”.

Si costrui­sce così una rete di inter­di­pen­den­ze in pro­gres­sio­ne geo­me­tri­ca che non ha per nul­la il sapo­re dell’affetto, dell’amore, dell’intesa, del­la cre­sci­ta ma solo lo ste­ri­le sapo­re del­la neces­si­tà, del reci­pro­co biso­gno, dell’asservimento .

A que­sto pun­to, che quell’ordine fos­se ori­gi­na­ria­men­te impar­ti­to per ragio­ni vali­de o futi­li è del tut­to irri­le­van­te agli occhi di quel bam­bi­no ormai diven­ta­to gran­de, ma non adulto.

È un ordi­ne. Punto.

E si por­ta addos­so tut­to il cari­co dell’imprigionamento men­ta­le ed emotivo.

Per tut­ta la vita la quel­la per­so­na evi­te­rà di ascol­tar­si, evi­te­rà di guar­da­re cos’ha vera­men­te nel cuo­re, nel timo­re di sco­pri­re che la par­te più vera e pro­fon­da di se pos­sa non rispon­de­re alle aspet­ta­ti­ve di quel geni­to­re (che poi diven­te­rà il mae­stro di scuo­la, il capuf­fi­cio, il diret­to­re, il coniu­ge) che tan­ti anni pri­ma gli inse­gna­va a “ragio­na­re” col dito indi­ce alzato…

Sol­tan­to alla fine dei suoi gior­ni, for­se, si accor­ge­rà di aver costrui­to una vita “non sua”.

Ma allo­ra, come foglia che cade in autun­no, non potrà che abban­do­nar­si all’unico desti­no di cui v’è certezza.

Fedel­tà e ubbi­dien­za non han­no nul­la a che vede­re fra loro. La fedel­tà è det­ta­ta dal cuo­re, dal­la sag­gez­za, dal discer­ni­men­to, l’ubbidienza è det­ta­ta dal­la pau­ra. E come scris­se Frank Her­bert : “La pau­ra ucci­de la mente”.

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10 Commenti
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Donatilla

Veris­si­mo , pro­va­to sul­la mia pel­le… bra­va :bye:

Valeria
Reply to  Donatilla

Allo­ra sia­mo un due, e sicu­ra­men­te in buo­na com­pa­gnia… :bye:

Jackill

Il pro­ble­ma è che qua­si tut­ta la socie­tà è così, in qual­sia­si situa­zio­ne ti tro­vi c’è sem­pre qual­cu­no che pre­ten­de obbe­dien­za, con­fon­den­do­la con il rispetto.

Valeria
Reply to  Jackill

Far­si obbe­di­re è più faci­le… più rapi­do, più sedu­cen­te… :smo­ke­red:

Carmelo

La pau­ra man­gia l’anima.

Admin
Francesco Franz Amato
Reply to  Carmelo

Caro Car­me­lo… hai ragio­ne da ven­de­re! Il pro­ble­ma è che mol­to spes­so l’a­ni­ma stes­sa si nutre di pau­ra! Gra­zie del com­men­to e del pas­sag­gio! :bye:

giovanna

Con­di­vi­do pro­fon­da­men­to quan­to let­to. Spe­ri­men­ta­to sul­la mia pel­le come cre­do abbia­no fat­to gran par­te di uomi­ni e don­ne del­la mia età. Ho cer­ca­to e sot­to­li­neo cer­ca­to di non ripe­ter­lo con figli e alun­ni, ma essen­do la stra­da più bre­ve al “far­si ascol­ta­re” sono sicu­ra che ho di che incol­par­mi. Gra­zie Vale­ria, è sem­pre uti­le dare uno sguar­do a ciò che ci può aiu­ta­re a migliorare

Valeria
Reply to  giovanna

Gra­zie Gio­van­na, un bacione…

silvana

x fortuna..ho avu­to 2 genitori…meravigliosi.…non avrei sop­por­ta­to altrimenti…

Valeria
Reply to  silvana

:bye: