La meditazione come libertà – By Giuseppe

Più pas­sa il tem­po, più pra­ti­co e “cer­co” la veri­tà, più sono con­vin­to dell’importanza, per ogni esse­re uma­no, di inda­ga­re e “lavo­ra­re” su se stes­so per dive­ni­re vera­men­te libero.

Ricer­ca, For­ma­zio­ne e, infine…trasform-azione uma­na. Tut­to sul “filo” dell’autoconsapevolezza…

Solo indi­vi­dui auto con­sa­pe­vo­li pos­so­no ben inte­grar­si nel­la socie­tà, e costrui­re socie­tà più armoniche.

Cre­do che due gros­si osta­co­li che si incon­tra­no (già solo per desi­de­ra­re di ini­zia­re un cam­mi­no di “ricer­ca di sé”) sia­no le Iden­ti­fi­ca­zio­ni e i Condizionamenti.

Ma cosa sono que­sti due “sog­get­ti” non ben iden­ti­fi­ca­ti? Sono solo teorie?

Per poter­ne par­la­re occor­re accet­ta­re come pre­sup­po­sto l’esistenza dell’Essere, il nostro “vero sé” (cioè la nostra “par­te” imma­te­ria­le che pre­e­si­ste­va alla nasci­ta in un cor­po fisi­co, e segui­te­rà ad esi­ste­re anche dopo aver abban­do­na­to l’involucro terreno).

L’Essere, si dice, è imperituro.

Ma l’essere è anche in cre­sci­ta “coscien­zia­le”, per­ciò di vita in vita indos­sa “abi­ti nuo­vi” per far nuo­ve espe­rien­ze ed espri­me­re, dona­re, ciò che di bel­lo pos­sie­de. Con­di­vi­sio­ne. Unità.

Ecco! Inse­ren­do le Iden­ti­fi­ca­zio­ni e i Con­di­zio­na­men­ti in que­sta “cor­ni­ce”, for­se diven­ta più faci­le com­pren­de­re come sin dal­la nasci­ta in un “nuo­vo abi­to” l’Essere dimen­ti­ca se stes­so per…identificarsi in qual­co­sa che è “altro da sé”…venendone con­di­zio­na­to e “devia­to” nei suoi propositi.

La pri­ma iden­ti­fi­ca­zio­ne è quel­la col cor­po fisi­co e il nome di battesimo.

Que­ste pri­me iden­ti­fi­ca­zio­ni ne por­te­ran­no mol­te altre con loro: iden­ti­fi­ca­zio­ne con la fami­glia, le tra­di­zio­ni, gli usi e costu­mi, le mode, le ideo­lo­gie impe­ran­ti nel pro­prio tem­po nel­la nazio­ne in cui si nasce…fino all’identificazione con la raz­za in cui si inseriti.

Poi vi sono le iden­ti­fi­ca­zio­ni “stret­ta­men­te per­so­na­li” nate dal­le espe­rien­ze di ognu­no di noi.

Si avrà così un sus­se­guir­si di nuo­ve crea­zio­ni fan­ta­sti­che, i mol­ti “io” che nasco­no con l’identificarsi in gusti, con­cet­ti, opi­nio­ni, desideri..

Tut­to que­sto farà sì che l’essere anzi­ché espri­me­re se stes­so cree­rà incon­sa­pe­vol­men­te del­le “varian­ti”, degli aggiu­sta­men­ti, dei com­pro­mes­si tra ciò che vor­reb­be esse­re e ciò in cui si è iden­ti­fi­ca­to (e che lo con­di­zio­na nel­le sue scelte).

Maschere…personaggi…

E’ risa­pu­to che tut­ti noi ci spe­cia­liz­zia­mo sin da pic­co­li nel met­te­re su dei per­so­nag­gi: il timi­do, il figo, lo sfi­ga­to, l’impegnato social­men­te per sal­va­re il mon­do, eccetera.

Masche­re che di soli­to con­ti­nuia­mo ad inter­pre­ta­re per tut­ta la vita.

Masche­re che a vol­te nul­la han­no a che vede­re con ciò che l’Essere fareb­be se fos­se “coscien­te di sé”. 

Il “ricor­do di sé”…

L’identificazione, al con­tra­rio, è cre­de­re di esse­re ciò che non si è.

Un “esse­re” eter­no e imma­te­ria­le nasce per esem­pio in Occi­den­te, a Mila­no, in una cer­ta fami­glia di meri­dio­na­li, e si iden­ti­fi­ca con la cit­tà di nasci­ta, col dia­let­to mila­ne­se (ma anche col dia­let­to di fami­glia), con le abi­tu­di­ni fami­lia­ri che nel frat­tem­po han­no con­ser­va­to il retag­gio meri­dio­na­le (come abi­tu­di­ni ali­men­ta­ri, una cer­ta visio­ne mora­le, cre­den­ze popo­la­ri, ecce­te­ra), ma anche con le espe­rien­ze fat­te con gli ami­ci e con mil­le altre cose.

Quell’essere, che non è cer­to occi­den­ta­le, mila­ne­se né meri­dio­na­le, pen­se­rà inve­ce da mila­ne­se colo­ra­to da influen­ze meridionali.

Tut­to que­sto avvie­ne attra­ver­so le “impres­sio­ni” sensoriali.

Sin dal­la nasci­ta ini­zia un pro­ces­so di “pro­gram­ma­zio­ne” del­la men­te (dove met­te radi­ci il sen­so dell’ego) inten­so e con­ti­nua­ti­vo da par­te dei geni­to­ri, dell’ambiente fami­lia­re, sco­la­sti­co, reli­gio­so, socia­le, dal­la tivù…

In pra­ti­ca la men­te, sin dal­la nasci­ta, vie­ne “immer­sa” in un ocea­no di identificazioni.

La nostra men­te, attra­ver­so le impres­sio­ni sen­so­ria­li, regi­stra ad ogni istan­te miglia­ia e miglia­ia di dati: suo­ni, paro­le, imma­gi­ni, colo­ri, odori…in modo cao­ti­co, sen­za filtro.

Essa sem­pli­ce­men­te assor­be tut­to come una spu­gna e…conserva tut­to nel­la memo­ria, il suo “data base”.

Ma pian pia­no quel­le for­me sen­so­ria­li cao­ti­che ven­go­no orga­niz­za­te (attra­ver­so l’educazione fami­lia­re, sco­la­sti­ca, ecce­te­ra) in veri e pro­pri “siste­mi ideo­lo­gi­ci” che ine­vi­ta­bil­men­te influen­ze­ran­no la visio­ne e i com­por­ta­men­ti. Sin dai pri­mis­si­mi anni, dun­que„ lo “spec­chio” del­la coscien­za vie­ne “colo­ra­to” da tut­to ciò che gli si impri­me attra­ver­so le impres­sio­ni sen­so­ria­li, impres­sio­ni che una vol­ta orga­niz­za­ti in “siste­mi ideo­lo­gi­ci” toglie­ran­no sem­pre più lin­fa vita­le all’essere per gene­ra­re una “per­so­na­li­tà condizionata”.

Così l’essere, dimen­ti­co di sé, si “iden­ti­fi­ca” nel­le for­me colo­ra­te impres­se sul­lo spec­chio del­la coscienza.

E il gio­co è fatto!

Que­ste iden­ti­fi­ca­zio­ni cree­ran­no con­di­zio­na­men­ti a catena.

Le scel­te che quell’essere “iden­ti­fi­ca­to” (cioè ognu­no di noi) farà, i pen­sie­ri che avrà, e addi­rit­tu­ra anche le emo­zio­ni che sen­ti­rà, saran­no costan­te­men­te “con­di­zio­na­te” da quel­le pri­me impor­tan­ti iden­ti­fi­ca­zio­ni (di fami­glia, cit­tà, nazio­ne, lin­gua, raz­za, ideo­lo­gia…), a cui se ne aggiun­ge­ran­no altre di nuo­ve, stret­ta­men­te per­so­na­li (ami­ci­zie, stu­di, espe­rien­ze, frequentazioni…).

Se a que­sti con­di­zio­na­men­ti “acqui­si­ti” aggiun­gia­mo quel­li inna­ti (cioè appun­to di spe­cie e raz­za) dovu­ti a milio­ni di anni di evo­lu­zio­ne uma­na regi­stra­ti nel nostro DNA, pos­sia­mo for­se meglio imma­gi­na­re quan­to com­ples­sa sia la “rete” di con­di­zio­na­men­ti che avvol­ge l’Essere.

Eppu­re la solu­zio­ne c’è per libe­rar­si tut­to d’un bot­to dal­le iden­ti­fi­ca­zio­ni e i con­di­zio­na­men­ti: la Meditazione.

La medi­ta­zio­ne è la via d’uscita dal labi­rin­to dei con­di­zio­na­men­ti: una boc­ca­ta d’aria fre­sca, per l’essere. In medi­ta­zio­ne si vede tut­to l’immenso pal­co­sce­ni­co in cui sia­mo inse­ri­ti (com­pre­so i nostri ruo­li) come illu­so­rio e irreale.

Una vol­ta “toc­ca­to l’essere”, in medi­ta­zio­ne, pian pia­no ci si rein­te­gra in esso, gli si pre­sta orec­chio, ci si fa gui­da­re dal suo “sen­ti­re”, dai suoi desi­de­ri, e si com­pren­de sem­pre meglio che l’essere è l’unica realtà. 

Tut­to il resto è un calei­do­sco­pi­co gio­co di luci e suo­ni. Maya.

L’aspirante alla medi­ta­zio­ne, all’inizio, si adde­stra a sede­re nel­la più asso­lu­ta immo­bi­li­tà e ad osser­va­re in modo distac­ca­to, sen­za accet­ta­re né rifiu­ta­re (o sen­za desi­de­ra­re né non desi­de­ra­re, in pra­ti­ca sen­za far­si coin­vol­ge­re da tut­to ciò che avvie­ne): pen­sie­ri, imma­gi­ni, sen­sa­zio­ni, emo­zio­ni, distur­bi, desideri…egli sem­pli­ce­men­te resta sedu­to, immo­bi­le, ad osservare.

I pri­mi tem­pi può esse­re mol­to uti­le fare atten­zio­ne alla postu­ra fisi­ca e al pro­prio respi­ro, per esse­re meglio cen­tra­ti mentalmente.

Con gli anni, con la pra­ti­ca assi­dua, il “pra­ti­can­te” vivrà sem­pre più fre­quen­te­men­te uno “sta­to medi­ta­ti­vo” in ogni cir­co­stan­za del­la vita.

Lo “sta­to medi­ta­ti­vo” non è altro che uno sta­to coscien­zia­le “vigi­le” e non iden­ti­fi­ca­to con tut­to ciò che il cor­po e la men­te pro­va­no, fan­no, dico­no, sentono.

Gra­zie alla medi­ta­zio­ne il “testi­mo­ne”, cioè l’essere, gusta, gode, sof­fre (ma sof­fre sem­pre meno, per­ché si sta libe­ran­do da quel­le sof­fe­ren­ze illu­so­rie dovu­te alle identificazioni).

L’osservatore vive tut­to que­sto rima­nen­do coscien­te di “esse­re altro” da ciò che la “natu­ra mate­ria­le” (cioè il siste­ma fisi­co, natu­ra­le ed evo­lu­ti­vo in cui è inse­ri­to) compie.

Egli man­gia, dor­me, cam­mi­na, par­la, pen­sa, sente…ama, iden­ti­fi­can­do­si sem­pre più rara­men­te e, quin­di, dive­nen­do sem­pre più libe­ro dai condizionamenti.

Natu­ral­men­te non è cosa sem­pli­ce rag­giun­ge­re que­sto “sta­to” coscien­zia­le. Occor­re mol­to addestramento…molta pratica

Ma può suc­ce­de­re anche subi­to, dipende.

Ancor più dif­fi­ci­le è man­te­ne­re sta­bi­le la “cen­tra­tu­ra” nell’essere.

Inol­tre c’è da con­si­de­ra­re che sen­za una gui­da “illu­mi­na­ta” è vera­men­te non dico impos­si­bi­le, ma mol­to mol­to dif­fi­ci­le rag­giun­ge­re que­sta centratura.

Non per nul­la, da sem­pre, tut­ti gli aspi­ran­ti all’illuminazione han­no cer­ca­to una Gui­da che ave­va rag­giun­to la “meta” a cui anelavano.

Una Gui­da è un Esse­re che è amo­re­vol­men­te tor­na­to indie­tro nel mon­do del­le iden­ti­fi­ca­zio­ni e dei con­di­zio­na­men­ti per mostra­re la “via”.

Egli è l’unico che può indi­ca­re la “via del ritor­no a casa” a que­gli “esse­ri” pron­ti per il viag­gio fina­le ver­so la “liber­tà totale”.

Con­di­vi­di
4 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Donatilla

Gra­zie di cuo­re Giu­sep­pe, un arti­co­lo pre­zio­so scrit­to da chi ha spe­ri­men­ta­to, sono d’ac­cor­do che per usci­re dal­le iden­ti­fi­ca­zio­ni e tor­na­re ad Esse­re ci vuo­le un Maestro/Guida che con Com­pas­sio­ne e Amo­re ci indi­chi il modo per ritor­na­re a casa.

jackll

Bel post Giu­sep­pe, ma tu la gui­da l’hai trovata ?
Io la stò anco­ra cer­can­do, spe­ro di tro­var­la pri­ma del mio tramonto,fino ad allo­ra con­ti­nue­rò la ricerca.

Luca

Com­pli­men­ti davvero!!!
non ti cono­sco ma ti abbrac­cio col cuore…
dav­ve­ro illuminante!
Grazie

Giuseppe

Jac­kll, nel­la mia immen­sa for­tu­na ho tro­va­to la mia Gui­da già da un pez­zo, anzi, visto che sono stra-for­tu­na­to, ne ho tro­va­te ben due (ma non al prez­zo di una). Però ho cer­ca­to per più di ven­t’an­ni pri­ma di tro­var­le, a vol­te anche sba­glian­do indirizzo.
Tan­ti augu­ri anche a te, e…parti pure alla ricer­ca: è sicu­ro che chi cer­ca tro­va, se persevera.