Il sogno lucido

Lucid dream, sogno luci­do. Così vie­ne defi­ni­to il sogno in cui, pur essen­do­vi com­ple­ta­men­te immer­si, si è per­fet­ta­men­te con­sa­pe­vo­li di tro­var­si in un mon­do onirico.

Sco­prii que­sta con­di­zio­ne mol­ti anni fa, a segui­to del­la fine di un rap­por­to sen­ti­men­ta­le che mi ave­va pro­vo­ca­to un’im­men­sa sofferenza.

Pra­ti­ca­men­te, per mesi ogni not­te, sogna­vo che le cose era­no anco­ra come pri­ma. Ovvia­men­te al risve­glio il dolo­re era dav­ve­ro lan­ci­nan­te e minac­cia­va di sopraffarmi.

Per una qual­che sor­ta di auto­di­fe­sa, ad un cer­to pun­to, all’in­ter­no di que­sti sogni, ini­ziò ad intru­fo­lar­si la sen­sa­zio­ne di non sta­re viven­do qual­co­sa di rea­le. La sen­sa­zio­ne aumen­tò rapi­da­men­te fino a che, una not­te, mi “sve­gliai” all’in­ter­no del sogno.

In altre paro­le, ero per­fet­ta­men­te con­sa­pe­vo­le di me stes­so ma non del­l’am­bien­te in cui sta­vo dor­men­do, che era sosti­tui­to dal mon­do onirico.

Sco­prii che in quel momen­do pote­vo “pilo­ta­re” il sogno con il sem­pli­ce pen­sie­ro. Fu un momen­to mol­to bel­lo, per­chè in real­tà io non imma­gi­na­vo le sce­ne che avrei visto, che veni­va­no crea­te dal­la men­te, ma mi limi­ta­vo solo a deci­de­re cosa dove­va accadere.

Fu così che, quel­la che era sta­ta fino a quel momen­to una fon­te di gran­de sof­fe­ren­za, diven­ne il mio momen­to di liber­tà. Impa­rai a gesti­re non solo le situa­zio­ni che si veni­va­no a crea­re, ma addi­rit­tu­ra a deci­de­re pri­ma di addor­men­tar­mi qua­le sareb­be sta­to l’ar­go­men­to del sogno.

Mi inte­res­sa­vo già allo­ra all’e­ner­gia, alla magia e al cosid­det­to sovran­na­tu­ra­le in gene­re, ma fu in quel momen­to che mi accor­si che non pote­vo esse­re solo quel­lo che ero abi­tua­to a pen­sa­re come “me stesso”.

E que­sto per­chè l’au­to­con­sa­pe­vo­lez­za, nel­la tran­si­zio­ne dal­la veglia al son­no e quin­di al sogno, avve­ni­va in modo luci­do, pre­sen­te, non come una per­di­ta di coscienza.

Potei quin­di osser­va­re come, nei pas­sag­gi di cui sopra, vi sia un vero e pro­prio “shut­do­wn” pro­gres­si­vo del­le varie fun­zio­ni fisi­che e cogni­ti­ve, allo stes­so modo in cui avvie­ne lo spe­gni­men­to di un com­pu­ter, tra l’al­tro in un ordi­ne ben preciso.

Pri­ma il cor­po (che per­de la capa­ci­tò di muo­ver­si), poi i livel­li più com­ples­si del pen­sie­ro, giù giù, dal chiac­che­ric­cio men­ta­le fino al pen­sie­ro spe­cu­la­ti­vo. Quin­di i sen­si (com­ple­ta­men­te la vista, par­zial­men­te l’u­di­to), fino alla com­ple­ta tra­sfor­ma­zio­ne in quel­lo che all’e­po­ca defi­ni­vo un “io onirico”.

Solo che quel­l’io era piut­to­sto stra­no, essen­do una sor­ta di gru­mo auto­co­scien­te estre­ma­men­te luci­do, e dal­la volon­tà ferrea.

Oggi, col sen­no del poi, mi ren­do con­to che quel­la che spe­ri­men­ta­vo non ave­va nul­la a che vede­re con il mon­do oni­ri­co, ma era una con­sa­pe­vo­lez­za mol­to più vera di quel­la che spe­ri­men­ta­vo, anche se in modo più com­ples­so, nel­lo sta­to di veglia.

Col pas­sa­re del tem­po però mi resi con­to che quel gene­re di luci­di­tà ave­va un prez­zo. In qual­che modo infat­ti man­te­ne­re quel­la luci­di­tà mi costa­va parec­chio in ter­mi­ni di ener­gia, per cui finii con l’es­se­re dav­ve­ro esau­ri­to. Ces­sai quin­di di met­te­re in pra­ti­ca quel siste­ma, lascian­do che le cose andas­se­ro come dove­va­no anda­re, e inter­ve­nen­do solo nel caso in cui il sogno pren­de­va una pie­ga indesiderata.

Qual­che anno dopo mi cimen­tai nuo­va­men­te e sco­prii che ero anco­ra in gra­do di pro­dur­re la stes­sa situa­zio­ne, anche se con mol­ta più dif­fi­col­tà. Ela­bo­rai così una sor­ta di pro­ce­di­men­to, che sco­prii esse­re alquan­to funzionale.

Mol­to sem­pli­ce­men­te, pri­ma di addor­men­tar­mi, mi con­cen­tra­vo per alcu­ni minu­ti su un pen­sie­ro sin­go­lo: pote­va esse­re qual­sia­si cosa. L’im­por­tan­te era che fos­se un’im­ma­gi­ne chia­ra e defi­ni­ta che non neces­si­tas­se verbalizzazioni.

Man mano che il son­no avan­za­va, con­ti­nua­vo a man­te­ne­re l’im­ma­gi­ne il più fis­sa pos­si­bi­le nel­la men­te, fino a che… non mi risve­glia­vo all’in­ter­no del sogno nel­la situa­zio­ne su cui ero rima­sto concentrato.

Non fun­zio­na sem­pre e, a quan­to ne so da altre per­so­ne che spe­ri­men­ta­no spes­so il sogno luci­do, è una tec­ni­ca che può risul­ta­re infrut­tuo­sa a lun­go per chi voles­se provarci.

Però, se vole­ste cimen­tar­vi, potreb­be capi­tar­vi di risve­gliar­vi all’in­ter­no di uno spet­ta­co­lo cine­ma­to­gra­fi­co in dol­by sur­round, 3D e con tut­ti gli effet­ti spe­cia­li che lo stes­so Geor­ge Lucas anco­ra non si è inven­ta­to e che si com­por­ta esat­ta­men­te come vole­te voi.

Non è di cer­to l’il­lu­mi­na­zio­ne… ma è tan­to, tan­to divertente!

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