Passaggio in India – By Giuseppe

1920. Due don­ne ingle­si, Mrs Moo­re e Miss Ade­la Que­sted, arri­va­no nel­la cit­tà india­na di Chan­dra­po­re. La pri­ma è la madre del magi­stra­to del­la cit­tà, Ron­ny, la secon­da è la sua pro­mes­sa sposa.

Duran­te un casua­le incon­tro not­tur­no in una moschea Mrs Moo­re cono­sce il dot­tor Aziz, un gio­va­ne india­no musul­ma­no che da un lato cri­ti­ca i domi­na­to­ri ingle­si, dall’altro li ammi­ra e li imi­ta vesten­do all’occidentale. Tra l’anziana signo­ra e il dot­tor Aziz nasce una imme­dia­ta sim­pa­tia, impron­ta­ta sul­la sti­ma e il rispet­to reciproco.

Nei gior­ni seguen­ti Mrs Moo­re e Miss Que­sted incon­tre­ran­no anco­ra il dot­tor Aziz, in com­pa­gnia del diret­to­re del col­le­ge gover­na­ti­vo, Richard Fiel­ding (ami­co di Aziz e uni­co ingle­se che trat­ta alla pari con gli india­ni) e del brah­mi­no God­bo­le, pro­fes­so­re di filo­so­fia indui­sta, uomo super­sti­zio­so e devo­to alla coro­na britannica.

Sin dall’inizio del­la loro per­ma­nen­za in India le due don­ne avran­no pre­sto modo di con­sta­ta­re con quan­to super­bo distac­co i colo­niz­za­to­ri ingle­si trat­ti­no con gli india­ni, con­si­de­ran­do­li infe­rio­ri e inci­vi­li. Lo stes­so Ron­ny non vede di buon occhio le fre­quen­ta­zio­ni del­la madre e del­la fidan­za­ta. Ma le due don­ne si sen­to­no attrat­te, ognu­na a modo suo, da quel­la ter­ra anti­ca e sen­sua­le, anche se destabilizzante.

In par­ti­co­la­re Miss Que­sted sarà mol­to tur­ba­ta dal­la sen­sua­li­tà espres­sa dal­le sta­tue ero­ti­che di anti­che rovi­ne visi­ta­te per caso. Così, ina­spet­ta­ta­men­te, il tipi­co con­trol­lo anglo­sas­so­ne sui pro­pri com­por­ta­men­ti comin­cia a scon­trar­si, nel sub­con­scio del­la gio­va­ne, con le pul­sio­ni pro­fon­de e gli istin­ti car­na­li, pro­du­cen­do­le pro­fon­di turbamenti.

L’acme del tur­ba­men­to sarà toc­ca­to, da Ade­la Que­sted, duran­te una visi­ta alle grot­te di Mara­bar in com­pa­gnia del dot­tor Aziz. Rima­sta sola casual­men­te con lui davan­ti all’ingresso del­le grot­te, la don­na, duran­te una bre­ve assen­za del gio­va­ne medi­co, entra da sola in un antro buio.

In quel bre­ve ma inten­so iso­la­men­to dai suoi “con­di­zio­na­men­ti” dovu­ti alla sua cul­tu­ra di ori­gi­ne, le tor­na­no alla men­te l’eco del­le imma­gi­ni ero­ti­che viste gior­ni pri­ma, aggiun­te a bre­vi e casua­li con­tat­ti fisi­ci con Aziz duran­te la sali­ta alle grotte.

Que­ste “visio­ni” le sca­te­na­no vam­pa­te improv­vi­se di desi­de­rio car­na­le che la sua men­te con­di­zio­na­ta rifiu­ta di accettare.

La don­na, pro­fon­da­men­te tur­ba­ta dal­le for­ti emo­zio­ni pro­va­te, fug­gi­rà da quel luo­go fuo­ri di sé, rovi­nan­do per una scar­pa­ta e feren­do­si gravemente.

Accol­ta per stra­da da una signo­ra ingle­se, la gio­va­ne nel suo deli­rio accu­se­rà Aziz di aver­le fat­to violenza.

Da que­sta accu­sa ne deri­ve­rà l’arresto del gio­va­ne medi­co ed un pro­ces­so che diven­te­rà un caso di pub­bli­co domi­nio. Da un lato gli ingle­si, da quan­to acca­du­to, vedran­no la con­fer­ma del­le loro sup­po­si­zio­ni (come affer­ma un gen­ti­luo­mo bri­tan­ni­co: “Non si può mai sape­re cosa può suc­ce­de­re quan­do gli ingle­si e gli india­ni ten­ta­no di intrec­cia­re rap­por­ti ami­che­vo­li”); gli india­ni, inve­ce, vedran­no nell’ingiusto arre­sto del dot­tor Aziz l’ennesimo sopru­so per­pe­tra­to dagli ingle­si ai loro danni.

La vicen­da met­te­rà a dura pro­va un po’ tut­ti: Mrs Moo­re par­ti­rà pri­ma anco­ra dell’inizio del pro­ces­so (sep­pur con­vin­ta dell’innocenza di Aziz, non avrà la for­za di aiu­tar­lo) e mori­rà in nave duran­te il viag­gio di ritor­no in Inghil­ter­ra. Fiel­ding con­ti­nue­rà a cre­de­re nel suo ami­co e lo soster­rà fino alla fine, men­tre il pro­fes­sor God­bo­le si defi­le­rà astu­ta­men­te facen­do appel­lo al kar­ma e al destino.

Il pro­ces­so fini­rà con l’ammissione, da par­te di Miss Que­sted, di aver for­se imma­gi­na­to tut­to e ammet­te­rà in pub­bli­co di non ama­re il suo pro­mes­so sposo.

Aziz sarà dichia­ra­to inno­cen­te e gli ingle­si usci­ran­no con le “ossa rot­te” da tut­ta que­sta vicen­da, ma soprat­tut­to, in que­sto film di David Lean (trat­to dall’omonimo roman­zo di E. W. For­ster) si met­to­no in evi­den­za le ter­ri­bi­li con­se­guen­ze dei con­di­zio­na­men­ti mora­li e cul­tu­ra­li, comu­ne­men­te chia­ma­ti “buon costu­me”, quan­do ven­go­no a con­tat­to con real­tà mol­to dif­fe­ren­ti dal­le loro.

Come dice Mrs Moo­re all’inizio del film: “L’India costrin­ge ognu­no di noi a tro­var­si fac­cia a fac­cia con se stes­so: può esse­re scon­cer­tan­te”.

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2 Commenti
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Fede

Giu­sep­pe come scri­vi bene.
:drunk:

Giuseppe

Gra­zie Fede, mol­to gen­ti­le. :drunk: