Sono le persone che devono parlarsi, non i governi, e neppure le religioni.

Abbia­mo dato dele­ga al gover­no a deci­de­re per noi. Che sia­mo ita­lia­ni, ingle­si, spa­gno­li, giap­po­ne­si, india­ni… in qua­lun­que caso il gover­no elet­to rap­pre­sen­ta la nazio­ne a cui sovrintende. 

Ma le per­so­ne non dovreb­be­ro mai abdi­ca­re il com­pi­to di com­pren­de­re, di par­la­re, di met­ter­si in rela­zio­ne con gli altri esse­ri uma­ni, per­chè altri­men­ti va a fini­re che la com­pren­sio­ne, la con­di­vi­sio­ne, la vita stes­sa ven­go­no sacri­fi­ca­te sul­l’al­ta­re degli inte­res­si poli­ti­ci o economici. 

Ho pro­va­to pochi gior­ni fa a par­la­re per ore con un musul­ma­no di quel­li con­vin­ti. Abbia­mo par­la­to del­la sua reli­gio­ne, del­l’im­pat­to che essa ha nel­la vita quo­ti­dia­na sua e del suo popo­lo, e di come lui vives­se un perio­do come il Ramadan.

Beh, devo dire che rara­men­te ho incon­tra­to una per­so­na così inte­gra e drit­ta nel­le pro­prie con­vin­zio­ni ma al tem­po stes­so così equi­li­bra­ta e trasparente.

Una per­so­na che, pur essen­do stret­ta­men­te osser­van­te, non ha avu­to alcu­na dif­fi­col­tà a rico­no­sce­re che l’e­stre­mi­smo, per quan­to rela­ti­vo comun­que ad una mino­ran­za del­la popo­la­zio­ne, è depre­ca­bi­le più di ogni altra cosa. 

E anche una per­so­na in gra­do di acco­glie­re idee diver­se dal­le sue, come le mie, sul­le qua­li il gior­no dopo è venu­to a chie­der­mi chia­ri­men­ti (“Per­chè” mi ha det­to “ho tro­va­to inte­res­san­te l’a­spet­to dei man­tra in rela­zio­ne al nostro modo di pre­ga­re”)

Da nota­re che que­sta per­so­na non è un imam, una gui­da o altro; è un nor­ma­lis­si­mo came­rie­re in un nor­ma­lis­si­mo albergo.

Eppu­re que­sto ragaz­zo ha dimo­stra­to un’a­per­tu­ra men­ta­le del tut­to ano­ma­la rispet­to alla rap­pre­sen­ta­zio­ne che mol­ti di noi (me inclu­so) si è fat­ta degli ade­ren­ti a que­sta religione.

E non è sta­to l’u­ni­co, negli ulti­mi mesi, che ho incon­tra­to e che, dopo soli pochi minu­ti di dia­lo­go, mi ha fat­to un’im­pres­sio­ne simile.

E di col­po ho capi­to di esse­re casca­to in una trap­po­la mol­to dif­fu­sa: quel­la del pen­sie­ro comune. 

Se le per­so­ne par­las­se­ro dav­ve­ro tra di loro, e non sem­pre di caz­za­te ma, soprat­tut­to, di idee diver­se dal­le pro­prie, si accor­ge­reb­be­ro che una cosa è ciò che dico­no i gover­ni, reli­gio­si o lai­ci poco impor­ta, e un’al­tra è quel­la che i popo­li por­ta­no nel cuore. 

Chia­ro: esi­sto­no luo­ghi in cui la reli­gio­ne è dive­nu­ta un infer­no, come in Iran, ad esem­pio, dove esi­ste addi­rit­tu­ra la poli­zia reli­gio­sa per far rispet­ta­re i coman­da­men­ti del cora­no e dove è risa­pu­to che la vita per un occi­den­ta­le è incon­ce­pi­bi­le, oppu­re come l’I­ta­lia dove, se stes­si­mo alle stron­za­te che dice il Papa, sarem­mo mes­si peg­gio che in Iran.

Ma alla fine, sono le per­so­ne che costi­tui­sco­no i popo­li. E sono i popo­li a costrui­re le nazioni.

Per diret­ta con­se­guen­za, quin­di, se le per­so­ne par­las­se­ro tra di loro, lo stes­so avver­reb­be a livel­lo nazio­na­le. E non solo: dato che i gover­ni ven­go­no elet­ti dal­le per­so­ne, pri­ma o poi suc­ce­de­reb­be anche ai governanti.

Poi il coglio­ne inte­gra­li­sta e fana­ti­co, peri­co­lo­so per sè (cosa di cui uno se ne può anche fre­ga­re) e per gli atri (ecco, qui la fac­cen­da si fa seria) lo tro­vi sem­pre: ma quel­la è un’er­ba gra­ma che si tro­va ovun­que e che va affron­ta­ta, com­bat­tu­ta ed estir­pa­ta (o iso­la­ta) con tut­ta la for­za e la deter­mi­na­zio­ne necessarie.

Ma una cosa è essen­zia­le: distin­gue­re, com­pren­de­re, entra­re in con­tat­to diretto. 

Non ha alcun sen­so svi­lup­pa­re una qual­sia­si visio­ne ideo­lo­gi­ca sen­za aver­ne spe­ri­men­ta­to diret­ta­men­te e per­so­nal­men­te aspet­ti ed implicazioni.

Altri­men­ti si fini­sce, come al soli­to, per far­si fic­ca­re in testa le idee del caz­zo di qual­che cial­tro­ne inve­ce che, dopo aver spe­ri­men­ta­to le cose per­so­nal­men­te, svi­lup­pa­re il pro­prio pen­sie­ro ed il pro­prio cuore.

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Blushaft / wfal

…l’i­den­ti­fi­ca­zio­ne scatta.…e non ci per­met­te di esse­re e vive­re liberi.…siamo iden­ti­fi­ca­ti con un popo­lo, una nazio­ne, un comu­ne, una città.…siamo iden­ti­fi­ca­ti col nostro ses­so ed il nostro ruo­lo socia­le, col nostro lavo­ro, mol­to pro­ba­bil­men­te pas­sia­mo da una iden­ti­fi­ca­zio­ne all’altra.…
però quan­do incon­tria­mo un esse­re e lo guar­dia­mo negli occhi qual­co­sa in noi vibra qua­si sen­ten­do che vi è qual­co­sa di più ogget­ti­vo die­tro quel­lo sguar­do e quel­la luce che gli occhi emanano.…
allo­ra di col­po per­ce­pia­mo che die­tro una col­tre e coraz­za di sovra­strut­tu­re vi è un cuo­re pul­san­te che acco­mu­na tut­ti …in ogni ango­lo remo­to del pia­ne­ta vi sono comu­ni deno­mi­na­to­ri da cui non si può sfuggire.…ed è per que­sto che gran­di sag­gi del pas­sa­to, più ele­va­ti era­no, e più par­la­va­no un lin­guag­gio sem­pli­ce e com­pren­si­bi­le o incom­pren­si­bi­le a tutti.….
E’ l’e­ter­na ricer­ca del­l’og­get­ti­vo che si mani­fe­sta, quan­do sia­mo in un bosco per esem­pio tut­to ci è più chia­ro e niti­do e qua­si pre­si in un lam­po di luci­di­tà ci accor­gia­mo che qual­co­sa nel­le geo­me­trie che ci cir­con­da­no è diver­so rispet­to a quan­do si pas­seg­gia in città.…
ma sia­mo spes­so trop­po pie­ni di stron­za­te per vibra­re all’u­ni­so­no con Tut­to Ciò…
guar­dia­mo­ci negli occhi .…tra di noi.…e for­se sco­pri­rem­mo di essere.…

Fede

:embra­ce: