C’è un momento per fare e uno per progettare…

…Il pro­ble­ma è distin­guer­li. Alla base di tut­to, come sem­pre, c’è l’osser­va­zio­ne. Osser­va­zio­ne di se stes­si, soprat­tut­to, ma anche di quel­lo che acca­de intor­no a noi.

Il cuo­re del­la fac­cen­da è costi­tui­to dal rit­mo. Tut­to ha un rit­mo: la Ter­ra, i pia­ne­ti, il Sole stes­so… e noi. Se ci ascol­tia­mo, ovve­ro stia­mo atten­ti a quel­lo che ci acca­de all’in­ter­no, pos­sia­mo osser­va­re che, in alcu­ni momen­ti, è più faci­le pro­get­ta­re che met­te­re in atto, men­tre in altri suc­ce­de esat­ta­men­te il contrario.

Fare e pro­get­ta­re sono due atti­vi­tà com­ple­men­ta­ri, due atti che han­no una loro suc­ces­sio­ne logi­ca. Pri­ma si pro­get­ta, poi si met­te in pra­ti­ca. Cer­to, a vol­te toca agi­re sen­za pro­get­ta­re più di tan­to (il famo­so “pen­sa­re in fret­ta”) e poi ci sono quel­li che fan­no sen­za pen­sa­re, ma l’in­co­scien­za non è argo­men­to di que­sto post.

Dice­va­mo che tut­to ha un rit­mo. Noi, come esse­ri uma­ni, sia­mo sog­get­ti ai rit­mi del­l’u­ni­ver­so e, in quan­to esse­ri viven­ti sul­la super­fi­cie di que­sto pia­ne­ta, sia­mo sostan­zial­men­te l’ul­ti­ma ruo­ta del car­ro o quasi. 

Per­ciò ci bec­chia­mo i rit­mi di ciò che sta sopra di noi. Ovve­ro, pra­ti­ca­men­te, tut­to quan­to. Il modo in cui rea­gia­mo a que­sti rit­mi non è iden­ti­co per tut­ti, ma il fat­to è che i sud­det­ti cicli val­go­no per tutti.

Un ter­mi­ne per iden­ti­fi­ca­re que­sti rit­mi è, guar­da caso, “otta­va”. Que­sto per­chè l’an­da­men­to rit­mi­co segue la leg­ge del set­te (det­ta, appun­to, anche leg­ge dell’ottava).

Ora, le otta­ve, come sa chi cono­sce un po’ la musi­ca, pos­so­no muo­ver­si da una nota più bas­sa ad una più alta, e ven­go­no det­te otta­ve ascen­den­ti, oppu­re al con­tra­rio, nel qual caso si defi­ni­sco­no otta­ve discen­den­ti.

Per tra­sla­to, dal­la musi­ca alla natu­ra, un’ot­ta­va ascen­den­te ten­de a por­ta­re un cam­bia­men­to di vibra­zio­ne ver­so pia­ni più raf­fi­na­ti, men­tre una discen­den­te fa esat­ta­men­te il contrario.

Quin­di, pos­sia­mo dire che duran­te un’ot­ta­va ascen­den­te (rap­pre­sen­ta­bi­le, ad esem­pio, con l’in­spi­ro), è più faci­le por­ta­re ver­so l’al­to. Ergo, una simi­le otta­va è più favo­re­vo­le ai pro­ces­si men­ta­li, di quan­to non fac­cia una discen­den­te, esat­ta­men­te come l’e­spi­ro, che ten­de inve­ce a por­ta­re ver­so il bas­so, ovve­ro a favo­ri­re la mes­sa in pratica.

Il lega­me tra fare, pen­sa­re e rela­ti­ve otta­ve è esat­ta­men­te quel­lo che si ottie­ne nel­la vita con il sem­pli­ce atto di respi­ra­re. Nes­su­no impe­di­sce di fare duran­te un inspi­ro e pen­sa­re duran­te l’e­spi­ro, ma è dan­na­ta­men­te vero che se si fan­no le cose nel modo oppo­sto, stra­na­men­te, diven­ta­no più semplici.

Si ripro­du­ce in qual­che modo il pro­ces­so più natu­ra­le che por­ta dal­l’in­con­scio alla men­te per­cet­ti­va (idea­zio­ne) e solo suc­ces­si­va­men­te dal mon­do del­le idee, coiè poten­zia­le, a quel­lo del­la mate­ria (rea­liz­za­zio­ne).

Ritor­nan­do all’a­scol­to, è pos­si­bi­le, dopo qual­che tem­po, rico­no­sce­re quan­do il nostro muo­ver­ci nel­la vita è in una fase ascen­den­te. In tal caso, favo­ri­re le atti­vi­tà di pro­get­ta­zio­ne è un buon modo per assi­cu­rar­si mag­gio­ri pos­si­bi­li­tà di riu­sci­ta, esat­ta­men­te come nel caso in cui si per­ce­pi­sca una fase discen­den­te e si deci­da di met­te­re in pra­ti­ca i pro­get­ti fat­ti precedentemente.

E’ sostan­zial­men­te un modo per accor­da­re il nostro movi­men­to con quel­lo di tut­to quan­to l’u­ni­ver­so (scu­sa­te se è poco), e ren­der­lo così più armo­ni­co, più ad ampio respi­ro. In buo­na sostan­za è un modo per fare le cose in un altro modo.

Ovvia­men­te qui la fac­cen­da l’ho pre­sen­ta­ta in modo estre­ma­men­te ridut­ti­vo, però cre­do che sia un buon pun­to di par­ten­za per pro­var­ci, se non altro!

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