Fukushima: altri due reattori in fusione. Ma guarda che caso strano…

Ieri la Tep­co ha ammes­so che altri due reat­to­ri del­la cen­tra­le di Fuku­shi­ma han­no subi­to la fusio­ne del noc­cio­lo, per quan­to non completa.

Eppu­re, stan­do alle fon­ti uffi­cia­li, fino al gior­no pri­ma la situa­zio­ne era ben diver­sa e il pro­ble­ma era sot­to con­trol­lo, men­tre oggi, guar­da caso, i reat­to­ri in fusio­ne non sono più uno, ma tre!

Ma la doman­da fon­da­men­ta­le è: come mai l’han­no ammes­so? E per­chè pro­prio ora che il mon­do qua­si non si ricor­da più del problema?

Per me c’è solo un moti­vo per­chè sia­no venu­ti allo sco­per­to: i dan­ni devo­no esse­re diven­ta­ti tal­men­te ingen­ti da ren­de­re indi­spen­sa­bi­le il coming out.

Aspet­tia­mo­ce­ne del­le altre di ammis­sio­ni di que­sto tipo, per­chè è dal­l’i­ni­zio del­la vicen­da che la Tep­co sta facen­do car­te fal­se per non far sape­re al mon­do cosa ha pro­dot­to con la sua mer­da nucleare.

E que­sto non è com­plot­ti­smo ma sale in zucca.

Eppu­re, in tut­to il mon­do, gli stron­zi disin­for­ma­to­ri di pro­fes­sio­ne con­ti­nua­no a mar­tel­la­re su blog, gior­na­li, tra­smis­sio­ni e ogni gene­re di media, mini­miz­zan­do o addi­rit­tu­ra negan­do l’evidenza.

Io mi chie­do: se nega­re un fat­to sto­ri­co come il mas­sa­cro degli ebrei è diven­ta­to un rea­to, per­chè non dovreb­be diven­tar­lo anche ten­ta­re di nega­re o mini­miz­za­re la gra­vi­tà di disa­stri qua­li quel­lo di Fukushima?

Comun­que sia, nel frat­tem­po, non dimen­ti­chia­mo­ci che tra pochi gior­ni c’è un refe­ren­dum, con il qua­le potrem­mo fer­ma­re impe­di­re a que­sta far­sa di gover­no di pian­ta­re una marea di cen­tra­li nuclea­ri sul nostro territorio.

Non fac­cia­mo­ci fre­ga­re dai nega­zio­ni­sti del­l’e­vi­den­za, da colo­ro che ci vor­reb­be­ro com­ple­ta­men­te idio­ti e suc­cu­bi, solo per fare il caz­zo che pare a loro: vedia­mo di non fare la soli­ta figu­ra di mer­da: andia­mo a vota­re e fac­cia­mo capi­re a que­ste per­so­ne che sia­mo noi a coman­da­re, non loro.

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