Tracce di Profumo: Il tempo zero – By Valeria

A vol­te nel­la vita si deli­nea una sor­ta di “tem­po zero”.

Da non con­fon­der­si con il “mini­mo sto­ri­co”, quel­lo in cui ci dicia­mo: “peg­gio di così…”.

E nem­me­no con il “pic­co di eufo­ria”, quan­do tut­to ci sem­bra realizzabile.

Nul­la di ciò.

Il “tem­po zero” è piut­to­sto un istan­te in cui ci si ren­de con­to di qual­co­sa in manie­ra defi­ni­ta, chia­ra. Qual­co­sa che fino a quel momen­to “tran­si­ta­va” nei nostri pen­sie­ri e nel­le nostre abi­tu­di­ni, all’improvviso “sap­pia­mo” che ci appar­tie­ne, che lo con­te­nia­mo, lo pos­sia­mo for­gia­re, ali­men­ta­re, nutrire.

Pos­so por­ta­re a tito­lo di esem­pio un even­to acca­du­to alla mia non­na mol­tis­si­mi anni fa.

Alla sta­zio­ne di Vene­zia salì sul tre­no diret­to a Calal­zo. Bina­rio giu­sto, tre­no giu­sto, pol­tro­na assai poco con­for­te­vo­le ma in ogni caso momen­to idea­le per schiac­cia­re un pisolino.

Poco dopo si sen­tì scrol­la­re una spal­la dal capo sta­zio­ne: “Signo­ra, lei deve scen­de­re. Que­sta car­roz­za è sta­ta sgan­cia­ta dal resto del con­vo­glio e lei si tro­va anco­ra fer­ma al bina­rio 12”.

Dan­do una rapi­da occhia­ta fuo­ri dal fine­stri­no, mia non­na si rese imme­dia­ta­men­te con­to che non si trat­ta­va di uno scher­zo di cat­ti­vo gusto. Si tro­va­va effet­ti­va­men­te anco­ra fer­ma alla sta­zio­ne di partenza.

Cor­sa suc­ces­si­va: pri­mo pome­rig­gio con l’aggiuntiva scoc­cia­tu­ra di un cam­bio tre­no a metà tra­git­to per pren­de­re la coincidenza.

Nor­mal­men­te que­sti disgui­di fan­no sen­ti­re a disa­gio, qua­si perduti.

Ma lei ave­va un pro­get­to. E fu quel pro­get­to, quell’intenzione, a far­le pen­sa­re: “Beh, già che sono anco­ra qui… per­ché no”.

Qua­le che fos­se la natu­ra di quel pro­get­to, fat­to del tut­to irri­le­van­te, ciò che con­ta è che ne ave­va uno.

E cosa assai più impor­tan­te fu quel che avven­ne dopo.

Non suben­trò lo sco­ra­men­to, ne la rab­bia e nem­me­no l’angoscia.

Non si trat­tò tan­to del fat­to che riu­scì a fare buon uso di un tem­po che avreb­be potu­to inve­ce lasciar­si sfug­gi­re, pre­sa da una sor­ta di para­li­si, quan­to piut­to­sto che l’imprevisto agì come una vera e pro­pria magia, donan­do­le una for­za pro­pul­si­va aggiun­ti­va: l’evento le for­nì l’opportunità di vede­re distin­ta­men­te ciò che fino a un atti­mo pri­ma ave­va repu­ta­to scon­ta­to, nell’ordine natu­ra­le del­le cose, ovvio: sostan­zial­men­te com­pre­se l’importanza di quel pro­get­to, sen­tì che era vita­le per lei. Tan­to da tra­va­li­ca­re qual­sia­si osta­co­lo o difficoltà.

Sce­se dal­la “car­roz­za fan­ta­sma”, si dires­se al pri­mo tele­fo­no pub­bli­co, ebbe la for­tu­na di tro­va­re pro­prio la per­so­na che cer­ca­va. Riu­scì a far­si dare un pas­sag­gio in auto rag­giun­gen­do la desti­na­zio­ne desiderata.

Arri­vò in lar­go anti­ci­po rispet­to alle aspettative.

Ciò che sta­va per com­pie­re non era più quel che il desti­no ave­va dise­gna­to per lei e che lei avreb­be pedis­se­qua­men­te segui­to. No…

Così come il toc­co del­la Prin­ci­pes­sa che bacia il ranoc­chio lo tra­sfor­ma in Prin­ci­pe Azzur­ro (a qual­cu­na di voi è mai è mai capi­ta­ta una cosa simi­le? a me pro­prio mai… se bec­co quel­lo che ha inven­ta­to que­sta caz­zo di fia­ba…!!! Vab­bè, ma que­sta è un’altra sto­ria…), mia non­na si tro­vò a tran­si­ta­re dall’atto scon­ta­to dell’agire mec­ca­ni­co all’azione volontaria.

E quan­do que­sto acca­de, è sem­pre un vero miracolo…

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2 Commenti
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Michele

…Potrem­mo anche chia­mar­lo il tem­po del­la rinascita?

Scri­vi sem­pre con­si­de­ra­zio­ni bellissime.
Buo­na giornata.

M.

Valeria
Reply to  Michele

Gra­zie Miche­le, buo­na gior­na­ta anche a te…