Dimmi… ti ascolto… a proposito, volevo dirti…

Una cosa che mi fa dav­ve­ro ghi­gna­re, cer­te vol­te. Quan­do ti accor­gi che tu par­li e il tuo inter­lo­cu­to­re, sem­pli­ce­men­te, non capi­sce un caz­zo!

Sono arri­va­to a sta­bi­li­re due macro­ca­te­go­rie di “non ascol­ta­to­ri”: quel­li che non ti ascol­ta­no per­chè devo­no per for­za par­la­re loro e que­sti li chia­me­rei “par­la­to­ri com­pul­si­vi” e quel­li che non ti ascol­ta­no per­chè inve­ce che la tua voce ascol­ta­no un simu­la­cro che gli si svi­lup­pa den­tro il cer­vel­lo. E que­sti li chia­me­rei “aman­ti del DJ”, nel sen­so che han­no una spe­cie di DJ vir­tua­le nel cer­vel­lo la cui voce copre qua­lun­que suo­no pro­ve­nien­te dall’esterno.

I pri­mi sono quel­li che non rie­sco­no mai a met­te­re in atto un dia­lo­go. Nel sen­so che la loro pas­sio­ne è il mono­lo­go. Gli pia­ce sen­tir­si, ascol­ta­re la pro­pria voce. Per usa­re un’e­spres­sio­ne comu­ne… si par­la­no addos­so.

Con costo­ro è pra­ti­ca­men­te inu­ti­le par­la­re, per­chè in real­tà di quel­lo che puoi dire tu non glie­ne fre­ga un caz­zo. Quin­di al mas­si­mo li si può ascol­ta­re (sem­pre ammes­so che dica­no cose inte­res­san­ti, cosa che non sem­pre avviene).

Non sono cat­ti­vi, solo che repu­ta­no le paro­le degli altri del­le noio­se e inop­por­tu­ne inge­ren­ze alla pro­pria elo­quen­za. Di costo­ro poco si può dire se non che spes­so diven­ta­no noio­si al limi­te del tedio.

I secon­di sono quel­li più buf­fi. Pra­ti­ca­men­te tu par­li e loro ese­guo­no un dop­piag­gio istan­ta­neo di quel­lo che dici e lo tra­du­co­no in modo casua­le, in modo che le tue fra­si diven­ta­no… altro. Han­no que­sto DJ nel cer­vel­lo che gio­ca con le paro­le e fa in modo che, se tu par­li di mon­ta­gne, per esem­pio, tut­to ven­ga tra­dot­to con ter­mi­ni e con­cet­ti riguar­dan­ti il mare.

Que­sto DJ è un vero arti­sta, per­chè fa in modo che le paro­le del­l’in­ter­lo­cu­to­re non abbia­no nes­su­na pos­si­bi­li­tà di entra­re. I risul­ta­ti sono tra i più comi­ci. Nel sen­so che il “dia­lo­go” risul­tan­te è spes­so una del­le sce­ne più stram­pa­la­te che si pos­sa­no immaginare.

Un esem­pio può essere:

- Ciao, come stai? -

- Eh, insom­ma… dai non mi lamen­to, e tu? -

- Ma si, dai, in fon­do nep­pu­re io. Di un po’, ma tu ha sen­ti­to del casi­no che è suc­ces­so a Lam­pe­du­sa? Insom­ma tut­ti gli immi­gra­ti che vole­va­no solo anda­re in Francia -

- Si, guar­da, paz­ze­sco. Però riten­go che il pro­ble­ma sia sta­to il modo in cui han­no gesti­to que­sta cosa, più che il fat­to in se’ -

- Ah, si. Cer­to. Il fat­to è che loro vole­va­no anda­re in Fran­cia e i fran­ce­si han­no fat­to di tut­to per fer­mar­li… ma dai, si può com­por­tar­si così? -

- Eh, capi­sco. Ma ripe­to, il pro­ble­ma sta nel­la gestio­ne del­la cosa… -

- Si, si, hai ragio­ne, Sar­ko­zy è pro­prio un pirla! -

Alt. Pau­sa. Ma chi caz­zo ha par­la­to di Sar­ko­zy? E’ lì che ti accor­gi che qual­co­sa non qua­dra: è il DJ che è entra­to in azio­ne.

A que­sto pun­to, puoi anche ini­zia­re a diver­tir­ti: per­chè qua­lun­que cosa dirai… sem­pli­ce­men­te non impor­ta, per­chè loro (gli aman­ti del DJ) con­ti­nue­ran­no a capi­re solo se’ stes­si. Per cui puoi tran­quil­la­men­te ini­zia­re a dire le cose più assur­de, pur­chè con­ten­ga­no alcu­ne paro­le chia­ve, com­pa­ti­bi­li col discor­so che il DJ gli sta met­ten­do insie­me nel cervello.

Nel caso pre­ce­den­te uno potreb­be tran­quil­la­men­te dire, che so… “Sar­ko­zy si è impe­gna­to per fre­na­re l’im­mi­gra­zio­ne dei ver­mi da quer­cia nel­l’Ol­tre­po Pave­se”, che gli aman­ti del DJ non solo non se ne accor­ge­reb­be­ro ma con­ti­nue­reb­be­ro col loro discor­so, pren­den­do spun­to dal­le paro­le chia­ve uti­liz­za­te (nel caso del­l’e­sem­pio in que­stio­ne: “Sar­ko­zy” e “immi­gra­zio­ne”).

Se vi capi­ta un dia­lo­go così, pro­va­te­ci: potre­ste dav­ve­ro diver­tir­vi, oltre che osser­va­re “sul cam­po” un lam­pan­te esem­pio di pen­sie­ro meccanico.

In buo­na sostan­za infat­ti quel­lo che avvie­ne è un feno­me­no abba­stan­za stan­dard del­la mec­ca­ni­ca dei rap­por­ti uma­ni: l’en­tro­pia del­l’in­dif­fe­ren­za e del disin­te­res­se. Per­chè in real­tà, la mag­gior par­te del­le per­so­ne non sono affat­to inte­res­sa­te a ciò che dico­no gli altri; come det­to in prin­ci­pio, ma del­le due l’u­na: o sono inte­res­sa­te uni­ca­men­te alla pro­pria espres­sio­ne, oppu­re seguo­no un pen­sie­ro tal­men­te mec­ca­ni­co che, anco­ra una vol­ta, l’in­te­res­se per ciò che le cir­con­da non rien­tra nei para­me­tri “atti­vi”.

La capa­ci­tà di ascol­ta­re non è insi­ta in tut­ti. Anzi, più si par­la di un ascol­to pro­fon­do e più la capa­ci­tà in que­stio­ne diven­ta rara, essen­do inver­sa­men­te pro­por­zio­na­le all’egoismo.

Qual­co­sa di inte­res­san­te da osser­va­re, soprat­tut­to al pro­prio inter­no, dato che la cosa è pron­ta a sal­tar fuo­ri den­tro ognu­no di noi.

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Blushaft / wfal

Cè un altra cate­go­ria se mi per­met­ti caro Franz.…forse la più comu­ne .…l’a­scol­to è una cosa difficile.….prevede aper­tu­ra luci­di­tà cuo­re ana­li­si e sintesi.…introiettare l’al­trui sen­ti­re , qua­si un imme­de­si­mar­si o per uni­tà far pro­prie le altrui sfaccettature.…ed ora arri­vo a que­st’al­tra categoria.…
vi sono quel­li che ti ascol­ta­no inte­res­sa­ti in silen­zio anche con un tono e sguar­do intel­li­gen­te anche per­chè lo sono, pazien­ta­no tut­to quel­lo che hai da dire aspet­ta­no e poi quan­do fini­sce il pro­prio sfogo.…cercano di dare una mano a parole.…per poi sco­pri­re che nel par­la­re e nel cer­ca­re di dar­ti una mano par­la­no di loro stessi.….un uni­ca pro­ie­zio­ne men­ta­le di loro stes­si dei pro­pri pro­ble­mi del­le pro­prie sfi­ghe ed osta­co­li più o meno appic­ci­ca­ti come un col­la­ge mal riu­sci­to al pro­prio interlocutore.…non sto met­ten­do in discus­sio­ne l’in­ten­zio­ne che è sicu­ra­men­te far del bene.…ed è sicu­ra­men­te meglio ave­re qual­cu­no che ti stia a “sen­ti­re” piut­to­sto che non averlo…ma il risul­ta­to alla fine è poco costrut­ti­vo per­chè da un lato sicu­ra­men­te abbia­mo cac­cia­to fuo­ri un pro­ble­ma maga­ri che ci assil­la­va, anche se ver­ba­liz­zar­lo con­ti­nua­men­te gli dia­mo più ener­gia sen­za risol­ver­lo o sra­di­car­lo, e dal­l’al­tro i con­si­gli che abbia­mo rice­vu­to ci dan­no una dire­zio­ne che ogget­ti­va­men­te non por­ta da nes­su­na par­te in quan­to sba­glia­ta alla fonte.

Pirata

Cono­sco un caso limi­te di per­so­na che si par­la addos­so: è un qua­si-ami­co che incon­tro spes­so al par­co ma ha una vir­tù: gli pia­ce far ride­re i suoi inter­lo­cu­to­ri e ci rie­sce egre­gia­men­te!! Fat­to sta che a vol­te pas­so i miei pome­rig­gi ridendo!!! ((((((((:

Valeria

For­se non solo la mag­gior par­te del­le per­so­ne non è inte­res­sa­ta a ciò che dico­no gli altri; imma­gi­no che non sia pro­prio inte­res­sa­ta agli altri.
For­se per que­sto sono così rare le vere ami­ci­zie, gli amo­ri (che nul­la han­no a che fare con l’infatuazione), gli affetti.
Gli altri ser­vo­no loro sol­tan­to da spec­chio per rimi­rar­si ed ammi­rar­si. Per affer­ma­re se stes­se. Per glorificarsi…

Michele
Reply to  Valeria

Sostan­zial­men­te d’ac­cor­do su tut­ta la linea ma…
Non met­te­re il discor­so solo al femminile.

Vani­tà ed auto­glo­ri­fi­ca­zio­ne sono abbon­dan­te­men­te dif­fu­si anche tra i machietti 😉