Tecnologia interiore: energia e respirazione

Il rista­gno: oltre ad esse­re un esa­gram­ma del­l’I Ching, è anche una del­le con­di­zio­ni più nega­ti­ve per qua­lun­que ele­men­to del­la natu­ra. Vale per gli ani­ma­li come per i vege­ta­li. Per l’es­se­re uma­no, dota­to di una men­te più raf­fi­na­ta e, negli ulti­mi seco­li, abnor­me­men­te svi­lup­pa­ta, soprat­tut­to nel­la sua com­po­nen­te mec­ca­ni­ca, vale in par­ti­co­lar modo.

Per fare un esem­pio estre­mo basta pen­sa­re alle pia­ghe da decu­bi­to; basta poco tem­po di immo­bi­li­tà per­chè si mani­fe­sti­no. Cer­to, acca­de in un orga­ni­smo mala­to ma, come det­to, era un esem­pio estre­mo. Il rista­gno si mani­fe­sta però in con­ti­nua­zio­ne, in ogni con­di­zio­ne, anche se a livel­li diver­si. La depres­sio­ne, la man­can­za di volon­tà o di ini­zia­ti­va… sono tut­ti effet­ti del rista­gno del­l’e­ner­gia vitale.

I movi­men­ti si fan­no più len­ti, e la voglia di vive­re, di sogna­re, di fare e spe­ri­men­ta­re cose nuo­ve, segue a ruo­ta. Per que­sto l’e­ser­ci­zio fisi­co, oltre che per tut­ti i moti­vi fisio­lo­gi­ci ben cono­sciu­ti, aiu­ta mol­to. Per­chè muo­ve il cor­po e, con esso, l’energia.

Il respi­ro, ovvia­men­te qui par­lia­mo di respi­ra­zio­ne con­trol­la­ta, è qual­co­sa di incre­di­bil­men­te poten­te e che può asso­lu­ta­men­te ribal­ta­re una situa­zio­ne di rista­gno. La respi­ra­zio­ne auto­ma­ti­ca non è suf­fi­cien­te a pro­dur­re que­sto, in quan­to lo stes­so sti­mo­lo che la pro­du­ce è ori­gi­na­to dal­la pro­gram­ma­zio­ne alla soprav­vi­ven­za. Quin­di, in con­di­zio­ni di ripo­so ad esem­pio, ten­de­rà ad assot­ti­gliar­si, ad accor­ciar­si, dato che, fisio­lo­gi­ca­men­te, in quei momen­ti il biso­gno di ossi­ge­no diminuisce.

Ora, se inve­ce di lascia­re che il respi­ro si muo­va a caso, ne pren­dia­mo inve­ce in mano le redi­ni, ecco che tut­to cam­bia. Sape­re con­trol­la­re il respi­ro coin­ci­de con il saper con­trol­la­re (entro cer­ti limi­ti, det­ta­ti dal­la con­sa­pe­vo­lez­za) l’energia.

In India, Cina, Giap­po­ne, Per­sia, sostan­zial­men­te in tut­to l’o­rien­te, la respi­ra­zio­ne è il ful­cro di tut­ta la ricer­ca e di tut­te le atti­vi­tà fisi­che vol­te al benes­se­re del cor­po e alla cre­sci­ta interiore.

In India in par­ti­co­la­re, la scien­za del Pra­na­ya­ma, affon­da le sue ori­gi­ni in epo­ce remo­te ben oltre i die­ci­mi­la anni. La ragio­ne è sem­pli­ce quan­to evi­den­te: vi sono cen­ti­na­ia di tec­ni­che vol­te all’u­so del­la respi­ra­zio­ne. In altre paro­le, vi è una “tec­no­lo­gia del respi­ro” che pre­ve­de l’u­so e la mes­sa in cam­po di ben deter­mi­na­te pro­ce­du­re fisi­che, per far si che il flus­so alter­na­to respi­ra­to­rio, disco­stan­do­si dal ciclo mec­ca­ni­co, vada a pro­dur­re modi­fi­che più o meno pro­fon­de all’in­ter­no del praticante.

In tut­te le tec­ni­che cono­sciu­te, la respi­ra­zio­ne vie­ne uti­liz­za­ta per pro­dur­re degli effet­ti inter­ni e inte­rio­ri. Una scien­za che non va asso­lu­ta­men­te sot­to­va­lu­ta­ta come suc­ce­de in occi­den­te (quan­te vol­te nei film si vede l’e­roe che dice al com­pa­gno impau­ri­to “respi­ra” per cal­mar­lo). Cer­to, appro­fon­di­re l’at­to respi­ra­to­rio è già suf­fi­cien­te a cam­bia­re un atteg­gia­men­to men­ta­le o emo­ti­vo ma que­sto dovreb­be far capi­re quan­to sia il pote­re del respi­ro sul nostro cor­po e sul­la nostra men­te. Se un sem­pli­ce “inspi­ro ed espi­ro” più pro­fon­do del soli­to pos­so­no cal­ma­re una per­so­na, cosa potran­no fare tec­ni­che respi­ra­to­rie mol­to più com­ples­se come quel­le qua­li Kriya o Pra­na­pa­na­ga­ti, solo per citar­ne due?

L’in­te­ro com­ples­so di tec­ni­che del Pra­na­ya­ma con­tie­ne una quan­ti­tà mostruo­sa di tec­ni­che respi­ra­to­rie, varia­zio­ni, sospen­sio­ni, suo­ni e visua­liz­za­zio­ni. Com­ples­so, sen­z’al­tro, ma imme­dia­ta­men­te spe­ri­men­ta­bi­le nei suoi effet­ti. Que­sto è il pun­to di for­za incre­di­bi­le del­la scien­za del respi­ro, a qual­si­vo­glia tra­di­zio­ne appar­ten­ga (com­pre­sa quel­la super­fi­cia­le quan­to sem­pli­ci­sti­ca svi­lup­pa­ta­si in occidente).

Quan­do si intra­pren­de una qual­sia­si pra­ti­ca respi­ra­to­ria, infat­ti, è pos­si­bi­le per­ce­pi­re un effet­to istan­ta­neo. Ovvia­men­te que­sto non esau­ri­sce la quan­ti­tà di effet­ti che la tec­ni­ca espli­ca sul cor­po e sul­la men­te ma, intan­to, qual­co­sa si per­ce­pi­sce da subito.

Con il pas­sa­re del tem­po, gli effet­ti si modi­fi­ca­no, cam­bia­no, si som­ma­no e van­no a crea­re ulte­rio­ri modi­fi­ca­zio­ni. La stes­sa per­ce­zio­ne di ciò che si sta facen­do cam­bia con il cam­bia­re del tem­po, por­tan­do il pra­ti­can­te a spe­ri­men­ta­re sen­sa­zio­ni sem­pre più pro­fon­de e raf­fi­na­te, con il pro­gre­di­re del tem­po dedicato.

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