Disposizione interiore

Qual­co­sa di cui c’è mol­to da com­pren­de­re. In lati­no si dice.… mens. La stes­sa paro­la che si usa per men­te, intel­let­to, pen­sie­ro ma anche ani­ma, pro­po­si­to, ragione…

Il con­cet­to è quel­lo di men­te inte­sa come cuo­re defal­ca­to dall’emotivo.

La dispo­si­zio­ne inte­rio­re è il modo in cui ci si pre­pa­ra a com­pie­re un atto. Qual­co­sa che ha a che vede­re con la cau­sa che muo­ve ad un gesto, ad un agi­re. Non un sen­ti­re, ma pro­prio il modo in cui ci si dispo­ne pri­ma di fare, all’in­ter­no. E’ quel­la cosa che può cam­bia­re il risul­ta­to di un’a­zio­ne da disa­stro­sa in mira­co­lo­sa e, vice­ver­sa. Da inu­ti­le ad effi­ca­ce. Da vera a fal­sa. E così via dicendo.

E’ quel­la cosa per cui nel­lo stes­so istan­te in cui si deci­de di “dar­si una ripu­li­ta” inter­na­men­te, osser­van­do un perio­do di die­ta puri­fi­can­te, dopo solo mez­z’o­ra ti vie­ne un gran mal di testa.

Scher­zi a par­te, la dispo­si­zio­ne inte­rio­re è quel­la cosa che va osser­va­ta in chi fa, in chi agi­sce, per capi­re se il suo agi­re è det­ta­to da moti­va­zio­ni puli­te. Non è un atto sem­pli­ce, quel­lo di coglie­re que­sta disposizione.

Il modo miglio­re di impa­ra­re a far­lo è, come sem­pre, ini­zia­re da se stes­si. Sia­mo un libro più faci­le da leg­ge­re per noi che quel­lo altrui. Ma occor­re un mini­mo di sin­ce­ri­tà. Un mini­mo di aper­tu­ra e, soprat­tut­to, esse­re dispo­sti a guar­da­re cose non pro­prio piacevoli.

Ogni nostra azio­ne è det­ta­ta da una pul­sio­ne. Que­sta pul­sio­ne può esse­re più o meno pro­fon­da ma, qua­si sem­pre, non così pro­fon­da da esse­re con­si­de­ra­bi­le come ogget­ti­va. In altre paro­le, le nostre azio­ni sono qua­si sem­pre con­se­guen­za di biso­gni, di cose che appar­ten­go­no al nostro cor­po, al nostro pen­sie­ro, alle nostre con­vin­zio­ni e condizionamenti.

La nostra azio­ne è quin­di libe­ra solo per modo di dire. Pro­prio per que­sto sia­mo il ter­ri­to­rio più faci­le da esplo­ra­re per eser­ci­tar­ci a rico­no­sce­re la “dispo­si­zio­ne” con cui ci appre­stia­mo a fare qualcosa.

Ogni atto nel­la nostra vita può esse­re cam­bia­to, non nel sen­so di alte­rar­ne le con­se­guen­ze, quan­to in quel­lo di cam­biar­ne l’es­sen­za. Grat­tar­si il naso, ad esem­pio. Pos­sia­mo far­lo mec­ca­ni­ca­men­te, qua­si sen­za accor­ger­ce­ne. Oppu­re per libe­rar­ci di una sen­sa­zio­ne fasti­dio­sa. Oppu­re anco­ra per fare una pau­sa in un discorso.

L’at­to è sem­pre quel­lo ma, cam­bian­do la sua essen­za, ne cam­bia anche il valore.

Anche seder­si a tavo­la può esse­re fat­to con mil­le dispo­si­zio­ni all’in­ter­no. Quan­do il vec­chio con­ta­di­no rin­gra­zia il padre­ter­no pri­ma di man­gia­re, lo fa in un modo che, cre­de­te­mi, è dav­ve­ro toc­can­te. Per­chè il con­ta­di­no, quel­lo anti­co, il mez­za­dro, sa esat­ta­men­te quan­to ci è volu­to alla natu­ra per gene­ra­re quel­le tre pata­te che per­met­to­no la sua sopravvivenza.

La dispo­si­zio­ne inte­rio­re cam­bia il signi­fi­ca­to stes­so del­l’at­to com­piu­to. E cam­bian­do­ne il signi­fi­ca­to, ne cam­bia a tal pun­to l’es­sen­za da tra­sfor­mar­lo da sem­pli­ce azio­ne in un gesto che ha un sen­so, un’ar­mo­nia e come tale ha un suo pote­re intrinseco.

Rac­co­glier­si in pre­ghie­ra può esse­re fat­to in die­ci­mi­la modi diver­si ma quan­do la dispo­si­zio­ne inte­rio­re è quel­la cor­ret­ta, ecco che la pre­ghie­ra assu­me un signi­fi­ca­to del tut­to diverso.

Ogni nostra azio­ne divie­ne quin­di il pun­to per­fet­to di osser­va­zio­ne per impa­ra­re a distin­gue­re, quan­to­me­no in sen­so lato, la dispo­si­zio­ne inte­rio­re di chi com­pie un atto. Osser­van­do le cau­se che ci muo­vo­no, impa­ria­mo a discer­ne­re se e quan­do la nostra dispo­si­zio­ne assu­me un suo aspet­to par­ti­co­la­re, un suo pro­fu­mo definito.

Non vi è, alme­no per quel­lo che ho potu­to spe­ri­men­ta­re per­so­nal­men­te, una sola dispo­si­zio­ne inte­rio­re. Ma tra le tan­te pos­si­bi­li, ve n’è sem­pre una e sol­tan­to una per­fet­ta per quel­la spe­ci­fi­ca azione.

La giu­sta dispo­si­zio­ne inte­rio­re ren­de l’at­to effi­ca­ce. Tut­te le altre, no.

Che l’ef­fi­ca­cia si espli­chi nel­la luce o nel­la tene­bra… dipen­de da altro.

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Pirata

‘leg­ge­re’ una dispo­si­zio­ne altrui può fare la dif­fe­ren­za in un com­bat­ti­men­to in strada…
Ho det­to una caz­za­ta Frà??