Il piacere di consolare

Con­so­la­re: con – solo, esse­re soli insie­me. Un signi­fi­ca­to tal­men­te pre­gnan­te per que­sto sem­pli­ce ver­bo da met­te­re i brividi.

Chi è solo ha smes­so di esse­re sole a se stes­so. Anche se la soli­tu­di­ne, quel­la vera, è come un arco­ba­le­no in fon­do al qua­le dav­ve­ro si può tro­va­re il teso­ro del­l’es­se­re se stessi.

Quan­do con­so­lia­mo qual­cu­no, lo ripor­tia­mo fuo­ri dal sen­so di iso­la­men­to, quel­la mala­ci­ca con­di­zio­ne che por­ta solo sof­fe­ren­za, e lo fac­cia­mo con­di­vi­den­do con lui il nostro esse­re soli.

Dive­nia­mo sole per lui, fin­tan­to che non ritro­va il sen­so del pro­prio esse­re sole.

Ecco per­chè, quan­do con­so­lia­mo qual­cu­no, pro­via­mo uno stra­no sen­so di gra­ti­fi­ca­zio­ne: per­chè sia­mo sta­ti soli per lui.

Sia­mo sta­ti, o meglio, ci sia­mo sen­ti­ti, per rifles­so nel per­ce­pi­re una del­le poche cose per cui vale la pena vive­re: gli altri.

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4 Commenti
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Giuseppe

Bel­lo, Franz.

Franz
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:bye:

Pirata

Dol­cez­za

lorenza

Una cosa così la dice il papà di Hel­ly (si scri­ve­rà così?) in Con­tact , cioè l’a­lie­no che le appa­re come suo padre : in un Uni­ver­so così vasto e fred­do la sola con­so­la­zio­ne è tro­va­re esse­ri simi­li a noi , che pen­sa­no . Bel­lo esse­re soli per gli altri , e soli come luce, mi pare ora di aver­ne biso­gno, sono a ter­ra dopo il Giap­po­ne , mi rico­nob­bi subi­to nei Ver­di per­chè la cosa che mi fa più ter­ro­re è non aver più la casa , distrug­ger­si da soli l’u­ni­co posto che abbia­mo per vive­re , figu­ria­mo­ci come stan­no i giapponesi!Quel famo­so libri­no del Sag­gin sareb­be più uti­le che mai, per­chè per­do spes­so la capa­ci­tà di inter­pre­ta­re la realtà..