Perdere il corpo

Non è un atto di distra­zio­ne ma qual­co­sa che può acca­de­re duran­te una pra­ti­ca di meditazione.

Improv­vi­sa­men­te, al ter­mi­ne di una fase respi­ra­to­ria, nor­mal­men­te al ter­mi­ne del­l’e­spi­ro, in un arco di poche fra­zio­ni di secon­do, ci si accor­ge che non si sen­te più il cor­po. Quan­do que­sto acca­de, mol­ti han­no una rea­zio­ne di pau­ra e muo­vo­no subi­to qual­co­sa, un brac­cio o una gam­ba, non ren­den­do­si con­to di per­de­re un’oc­ca­sio­ne stupenda.

Il cor­po infat­ti è sem­pre lì, non gli è suc­ces­so nul­la, anzi. Solo che qual­co­sa di noi in quei momen­ti è come se si ritraes­se. In qual­che modo si stac­ca­no i con­tat­ti. Ed è una situa­zio­ne per­fet­ta per poter spe­ri­men­ta­re quel­la par­ti­co­la­re for­ma di con­cen­tra­zio­ne defi­ni­ta dal­la paro­la “medi­ta­zio­ne”.

Pri­ma che i puri­sti si sca­gli­no indi­gna­ti, però, sarà meglio fare subi­to una distin­zio­ne. Non è che la con­di­zio­ne descrit­ta sia per for­za coin­ci­den­te con uno sta­to di meditazione.

Tan­to per ini­zia­re il sud­det­to sta­to può ave­re pro­fon­di­tà diver­se, che pos­so­no por­ta­re a diver­se espe­rien­ze. Ma pos­sia­mo sen­z’al­tro affer­ma­re che quel­la par­ti­co­la­re con­di­zio­ne può esse­re un via­ti­co per espe­rien­ze deci­sa­men­te più profonde.

Sem­pre che, ovvia­men­te, uno non si fac­cia pren­de­re da qual­che timo­re e spez­zi la magia.

In quei momen­ti il respi­ro può diven­ta­re estre­ma­men­te sot­ti­le. Maga­ri lun­ghis­si­mo, oppu­re di meno; non impor­ta. Per­chè può capi­ta­re che pure quel­lo diven­ti insensibile.

Ci si ritro­va in una con­di­zio­ne di gran­de immo­bi­li­tà. Ma, soprat­tut­to, di silen­zio. I pen­sie­ri auto­ma­ti­ci sva­ni­sco­no in lon­ta­nan­za, un po’ come se il cor­po li por­tas­se con sè, oltre una sor­ta di soglia, di demar­ca­zio­ne oltre la qua­le si tro­va, appun­to, il silenzio.

Un silen­zio che può appro­fon­dir­si, pro­se­gui­re, tra­sfor­mar­si e, insie­me alla per­ce­zio­ne di chi pra­ti­ca, spo­star­si su qual­che altro piano.

Insom­ma… per­de­re il cor­po non è qual­co­sa da temere.

Se acca­de, c’è solo da esse­re contenti.

Tan­to lo si ritro­va più tar­di, come dire… all’u­sci­ta dal paradiso!

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Walter

Qual­cu­no ha defi­ni­to la medi­ta­zio­ne come una pic­co­la mor­te. Ti rife­ri­sce a questo?

Walter
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Cor­reg­go. Ti rife­ri­sci a questo?

Layla

Io ho pro­va­to que­sta con­di­zio­ne alcu­ne vol­te, è mol­to spa­ven­to­sa per­chè ti sen­ti pro­prio distac­ca­re… dopo qual­che isatn­te di for­mi­co­lio a fior di pel­le, ma se rie­sci a vin­ce­re la pau­ra suc­ce­do­no cose inte­res­san­ti… pro­va­re per credere.
Layla.