Il Grinta: un cult trasformato in malo modo

I fra­tel­li Cohen ci han­no pro­va­to. Ma non ci sono riusciti.

Han­no avu­to sen­z’al­tro un gran corag­gio e ci han­no mes­so anche mol­ta atten­zio­ne. Ma il risul­ta­to, alla fine, non reg­ge in nes­sun modo.

Il rema­ke di un cult come “Il grin­ta” d’al­tron­de non pote­va esse­re un’o­pe­ra­zio­ne semplice.

Gran­de atten­zio­ne ai costu­mi, alla rico­stru­zio­ne del­le armi, com­pre­sa una Colt Dra­goon dav­ve­ro ecce­zio­na­le, e al loro fun­zio­na­men­to (for­se non tut­ti san­no che i revol­ver del­l’e­po­ca ritrat­ta nei clas­si­ci film western era­no tut­ti a sin­go­la azio­ne). Ma non basta.

I Cohen han­no ten­ta­to di toglier­si dal con­fron­to con il grin­ta ori­gi­na­le, for­se l’in­ter­pre­ta­zio­ne più miti­ca di John Way­ne, ma nel far­lo han­no reso il per­so­nag­gio come un vec­chio gras­so, spor­co, debo­scia­to e alcoo­liz­za­to. Una cari­ca­tu­ra, insom­ma, con cui han­no com­mes­so il pri­mo e for­se più ter­mi­na­le errore.

Jeff Brid­ges è sen­z’al­tro bra­vo, lai­do al pun­to giu­sto per la par­te, ma non reg­ge comun­que la par­te di quel­l’au­ten­ti­co monu­men­to di puli­zia, masco­li­ni­tà rude ma iro­ni­ca e sim­pa­ti­ca bur­be­ria che fu di John Wayne

La ragaz­zi­na (Mat­tie Ross) che assol­da lo sce­rif­fo inve­ce, inter­pre­ta­ta dal­la stu­pen­da Hai­lee Stein­feld, for­ni­sce vera­men­te una bel­la pro­va, costruen­do un per­so­nag­gio tra il tosto ed il petu­lan­te che a parer mio, alla fine, è l’u­ni­ca luce in un film altri­men­ti del tut­to insignificante.

Alla fine del film Mat­tie Ross, ormai adul­ta, vie­ne inter­pre­ta­ta da un’al­tra attri­ce, Eli­za­beth Mar­vel. Pur bra­va, la Mar­vel tut­ta­via non ha nul­la a che vede­re con i linea­men­ti del­la Mat­tie gio­va­ne; altra scel­ta sicu­ra­men­te volu­ta ma che gio­ca del tut­to a sfa­vo­re del film, for­zan­do un fina­le incon­gruen­te e raf­fa­zo­na­to, qua­si monco.

Di Matt Damon non pos­sia­mo dire nul­la, nel sen­so che la sua reci­ta­zio­ne è tal­men­te insi­gni­fi­can­te da scor­re­re dimen­ti­ca­ta già nei tito­li di coda.

Alla fine uno spet­ta­co­lo noio­so e piatto.

Boc­cia­to.

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