I Sussurri del Lama: gli occhi della vita

(Bre­ve nota di Franz: caro LamaT, il tuo rac­con­to è stu­pen­do. Spe­ro che vor­rai per­do­nar­mi se, nel tra­dur­lo, sono inter­ve­nu­to un po’ sul­lo sti­le, ma l’ho rite­nu­to neces­sa­rio per ren­de­re l’at­mo­sfe­ra che mi hai trasmesso)

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Ave­vo 21 anni. La Cina di Mao ave­va inva­so Llha­sa da cir­ca 8. Ricor­do anco­ra quan­do ven­ni sve­glia­to dal­l’A­ba­te nel cuo­re del­la notte.

- Pre­sto, dove­te scap­pa­re. Arri­va­no i soldati! -

Ero gio­va­ne e foco­so allo­ra, e avrei volu­to rima­ne­re per esse­re d’a­iu­to ai miei fratelli.

- L’u­ni­co aiu­to lo por­te­re­sti a quat­tro mura pie­ne solo di sto­ria e di pre­ghie­re: ma loro non ne han­no bisogno. -

Cre­do fu pro­prio la fra­se, insie­me al tono in cui ven­ne pro­nun­cia­ta, a sal­var­mi la vita; mi con­vin­si e in pochi minu­ti mi ritro­vai a per­cor­re­re uno stret­to tun­nel che por­ta­va dal mona­ste­ro ai boschi oltre il fiu­me, insie­me a una doz­zi­na di miei fratelli.

Non ave­va­mo nul­la con noi. Ne dena­ro ne altro. Solo il nostro Kesa, il mala e tan­ta, tan­ta paura.

Non per le nostre vite, che ave­va­mo già capi­to esse­re comun­que desti­na­te a fini­re pri­ma o poi, ma per i nostri cari, per la nostra gen­te. Ricor­do che la fuga attra­ver­so i boschi, nel­la luce incer­ta del­l’al­ba, fu pesan­te e plum­bea per que­sti pensieri.

Anco­ra oggi non ricor­do quan­to viag­giam­mo. A distan­za di più di mez­zo seco­lo la memo­ria diven­ta selet­ti­va. Ma ricor­do anco­ra con chia­rez­za i vol­ti di colo­ro che incon­tra­va­mo, che ci aiu­ta­ro­no, nutren­do­ci e nascon­den­do­ci men­tre fug­gi­va­mo da quel­la ter­ra dive­nu­ta per noi tremenda.

In par­ti­co­la­re, nel­la memo­ria ho degli occhi; gli occhi di una don­na mol­to anzia­na che una sera accol­se due di noi nel­la sua casa, umilissima.

Ricor­do quel vol­to com­pa­ri­re da die­tro una por­ta, in penom­bra, sul­lo sfon­do del­la fio­ca luce di un fuo­co acce­so. E gli occhi, bril­lan­ti nel buio come fos­se­ro sta­ti di diamante.

Ci fece sede­re su qual­che vec­chio cusci­no sen­za dire una paro­la e, sem­pre in silen­zio, ci por­se due cio­to­le di zup­pa cal­da e un piat­to con una fet­ta di pane scu­ro e un pic­co­lo pez­zo di chhur­pi, un for­mag­gio del­la nostra ter­ra, una vera pre­li­ba­tez­za. Capim­mo che ave­va dato fon­do a tut­ta la sua dispen­sa per sfa­ma­re noi.

Fini­ta di con­su­ma­re insie­me la cena, deci­si di spez­za­re il silen­zio, chie­den­do a quel­la don­na se ci fos­se qual­co­sa che pote­va­mo fare per lei.

Dopo qual­che minu­to di silen­zio, lei fece un pro­fon­do inchi­no e da quel­la posi­zio­ne dis­se, con un filo di voce:

- Se la cosa non è per voi trop­po imba­raz­zan­te, potre­ste dar­mi la Vostra benedizione? -

Io e il mio ami­co ci guar­dam­mo stu­pi­ti. Non era­va­mo cer­to dei san­ti per meri­ta­re tan­to rispet­to. Lo dis­si alla don­na, ma lei rima­se lì, sen­za aggiun­ge­re altro e sen­za muoversi.

Tut­ta­via dal­la sua per­so­na ini­ziò a dif­fon­der­si un’au­ra, una richie­sta silen­zio­sa così for­te che non era pos­si­bi­le in nes­sun modo ignorarla.

Feci quel­lo che mi ave­va chie­sto ma, ad un cer­to pun­to, sen­tii qual­co­sa muo­ver­si dal mio cuo­re, così for­te che anche ciò mi fu impos­si­bi­le ignorare.

Mi tol­si il Kesa, lo avvol­si attor­no alla don­na e l’ab­brac­ciai, tenen­do­la stret­ta a me. Lei si rac­col­se tra le mie brac­cia, dive­nen­do come più piccola.

Poi alzò il vol­to sor­ri­den­te e, anco­ra oggi, giu­re­rei che era il vol­to di una ragaz­za di non più di ven­ti anni.

- Gra­zie! – mi dis­se – Ora pos­so andar­me­ne, finalmente. -

E con mia com­ple­ta incre­du­li­tà, spi­rò tra le mie braccia.

Ricor­do anco­ra che nel­l’i­stan­te in cui morì sce­se un silen­zio anco­ra più pro­fon­do su quel­la casa già immer­sa nel nul­la. Rima­nem­mo così per mol­to tem­po, io sedu­to e le spo­glie mor­ta­li di quel­la don­na tra le mie braccia.

Non mi sono mai spie­ga­to cosa sia suc­ces­so quel­la not­te, ma anco­ra oggi ricor­do per­fet­ta­men­te que­gli occhi.

Gli occhi del­la Vita.

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10 Commenti
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jackll

Dav­ve­ro bello !

vito

Stu­pen­do!

Pirata

molt­to toccante !

Donatilla

Gra­zie Lama T. una sto­ria di vita mol­to pro­fon­da e toccante.
NAMSTE

LamaT

Franz, my under­stan­ding of ita­lian writ­ten lan­gua­ge is enou­gh to under­stand you made qui­te a pret­ty work. Real­ly many thanks!
And thanks to all of you for your kind­ness. God bless you!

Sting
Reply to  LamaT

Thanks to you (and at trans­la­tor.. 😉 ) for this tou­ching gift.
It com­mu­ni­ca­te more than the sim­ple words, some­thing tou­ching the heart.
I’ve ever read your “posts”, testi­fy­ing cul­tu­re and wisdom, with inte­re­st, now we’­ve meet your sensibility.

Donatilla

Franz, so pochis­si­mo l’in­gle­se mi tra­du­ci x favo­re cosa a scrit­to lama T. grazie

Franz
Reply to  Donatilla

Chie­do venia… mi ha pre­so in con­tro­pie­de un’al­tra volta:

“Franz, la mia com­pren­sio­ne del­l’i­ta­lia­no scrit­to è suf­fi­cien­te per capi­re che hai fat­to un otti­mo lavo­ro. Mol­te grazie!
E gra­zie a tut­ti voi per la vostra gen­ti­lez­za. Dio vi benedica!”

Donatilla

.…Bene…molto bene… grazie