Oltre alle parole, ascoltare i silenzi

Una cosa che mol­ti non san­no fare: ascol­ta­re il silen­zio tra una fra­se e l’altra.

Eppu­re è que­stio­ne di capi­ta­le impor­tan­za. La cosa più impor­tan­te di una for­ma è il con­tor­no che la deli­nea. Sen­za con­tor­no non vi è una for­ma. Ma nel­la real­tà le linee di con­tor­no sono mol­to spes­so estre­ma­men­te sfumate.

La cosa non vale solo per ciò che vedia­mo ma, soprat­tut­to, per cià che ascoltiamo.

Un rumo­re, una musi­ca, una fra­se, sono cir­con­da­ti dal silen­zio. E’ il silen­zio che da vol­to al suo­no. Sen­za di esso il suo­no non potreb­be esistere.

Ecco allo­ra che, quan­do si ascol­ta qual­cu­no par­la­re, diven­ta mol­to impor­tan­te impa­ra­re ad ascol­ta­re il silen­zio che cir­con­da ed infram­mez­za le sue parole.

Cer­to, il silen­zio non si ascol­ta con le orec­chie ma con il cuo­re e la sen­si­bi­li­tà. Ascol­tan­do­lo, ci si met­te auto­ma­ti­ca­men­te in una con­di­zio­ne di rela­zio­ne mol­to più pro­fon­da che non con la sem­pli­ce attenzione.

Ma non è tut­to qui; il silen­zio la dice lun­ga, mol­to lun­ga sul rea­le signi­fi­ca­to di ciò che stia­mo ascol­tan­do. Ben lo sa chi reci­ta in tea­tro, che cono­sce le pau­se come la for­ma più impor­tan­te di comunicazione.

Ma nem­me­no il silen­zio avreb­be signi­fi­ca­to, se non fos­se cir­con­da­to dal suono.

Insom­ma, suo­no e silen­zio sono com­ple­men­ta­ri; nes­su­no dei due ha sen­so sen­za l’altro.

Ecco per­chè mol­te per­so­ne non si capi­sco­no: ascol­tan­do solo le paro­le si per­do­no metà del­la comu­ni­ca­zio­ne, quel­la por­ta­ta dal silenzio.

E’ come una tra­smis­sio­ne in ban­da late­ra­le, per uti­liz­za­re un ger­go da radioa­ma­to­ri. Una sor­ta di codi­fi­ca sup­ple­men­ta­re di ciò che una per­so­na può voler dire, sen­za per­ce­pi­re la qua­le, il rischio di frain­ten­di­men­to aumen­ta sproporzionatamente.

Più l’ar­go­men­to è inti­mo o pro­fon­do, più i silen­zi diven­ta­no impor­tan­ti e rap­pre­sen­ta­ti­vi del­l’ar­go­men­to stesso.

Da che mon­do è mon­do, le paro­le più impor­tan­ti scam­bia­te tra esse­ri uma­ni ven­go­no bisbi­glia­te: quel­la tra aman­ti, quel­la tra geni­to­re e figli, quel­le tra amici…

Meno si ascol­ta­no i silen­zi, più aumen­ta la super­fi­cia­li­tà del nostro ascolto.

Ecco per­chè, ad esem­pio, duran­te una tra­smis­sio­ne tele­vi­si­va, il volu­me del­l’au­dio aumen­ta duran­te la tra­smis­sio­ne degli spot pubblicitari.

Il silen­zio è nemi­co del­la super­fi­cia­li­tà e quin­di la pub­bli­ci­tà per­de­reb­be il 90% del­la sua effi­ca­cia sen­za quel­l’au­men­to aumen­to del volu­me che pro­du­ce un pic­co­lo shock nel­lo spettatore.

Impa­ra­re ad ascol­ta­re qul­cu­no pas­sa soprat­tut­to da lì; dal suo silenzio.

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