Tracce di Profumo: Sullivan – By Valeria

Sul­li­van pas­seg­gia lun­go la spiag­gia, poi va al bar e beve qual­co­sa con gli ami­ci, tor­na a casa e si immer­ge nel suo ruo­lo con­so­li­da­to di padre e mari­to. Il gior­no dopo si reca in uffi­cio, tim­bra il car­tel­li­no, la gior­na­ta è den­sa di impe­gni che lui rin­cor­re affannosamente.

Alla men­sa i col­le­ghi par­la­no di cal­cio, del­la gnoc­ca del momen­to, di un model­lo di auto par­ti­co­lar­men­te ambi­to o dell’ultima dichia­ra­zio­ne del poli­ti­co di turno.

Qual­co­sa non qua­dra nel­la sua vita ma lui non sa che cosa. Dor­me poco e così la sera cer­ca, fra le pagi­ne dei libri, cer­ca in rete e, nel silen­zio del­la not­te, anche in se stesso.

Ma non tro­va. E non sa nep­pu­re cosa cerca.

Il gior­no suc­ces­si­vo tut­to si ripe­te come da copione.

Alla pau­sa caf­fè osser­va i col­le­ghi, sta al gio­co, usa lo stes­so ger­go ma sen­te che quel lin­guag­gio non gli appar­tie­ne; li osser­va e si chie­de se anche loro avver­to­no lo stes­so vuo­to, la mede­si­ma nota dis­so­nan­te. Ma ha l’impressione che loro non sen­ta­no una sola nota di que­sta bel­lis­si­ma sin­fo­nia che è la vita.

Ci pas­sa­no attra­ver­so con pochi spo­ra­di­ci dub­bi che dis­sol­vo­no rapi­da­men­te come cer­cas­se­ro di scac­cia­re con la mano una mosca che ron­za loro attor­no, infastidendoli.

Perio­di­ca­men­te pro­va a par­la­re con loro di quel sen­so di “man­can­za” ma ottie­ne sem­pre le mede­si­me due rea­zio­ni pos­si­bi­li: l’indifferenza oppu­re una sor­ta di sguar­do diso­rien­ta­to, un po’ incre­du­lo, nep­pu­re vaga­men­te interrogativo.

Rima­ne con la sen­sa­zio­ne di aver usa­to per un momen­to un idio­ma del tut­to sco­no­sciu­to ai pre­sen­ti, intan­to loro ripren­do­no il discor­so lì dove era sta­to interrotto.

Una not­te, mal­gra­do la stan­chez­za e il biso­gno di dor­mi­re, men­tre la sua fami­glia già da un po’ è spro­fon­da­ta nel son­no, esce di casa e rivol­ge lo sguar­do alla vol­ta celeste.

Una stel­la caden­te attra­ver­sa il cie­lo e lui sen­te un leg­ge­ro fremito.

Come se quel­lo spet­ta­co­lo lo aves­se già vis­su­to, in altre epo­che, e con­di­vi­so. Que­sta vol­ta inve­ce è solo.

Solo.

Nes­su­no sem­bra accor­ger­si di quel richia­mo soli­ta­rio e dispe­ra­to che nasce dal suo cuo­re. Lui stes­so cer­ca di ren­der­si sor­do a quel richia­mo. Va a dor­mi­re e spro­fon­da nel sonno.

Gli anni che scor­ro­no caval­ca­no il tem­po, come caval­li imbiz­zar­ri­ti. Allo spec­chio lui vede com­pa­ri­re le pri­me rughe e qual­che capel­lo bian­co; ma i sol­chi mag­gio­ri sono quel­li che non si vedo­no. Li ha sca­va­ti la soli­tu­di­ne, la pau­ra, e quel­la sor­ta di “richia­mo del­la fore­sta”, cau­sa di un dolo­re sor­do, inco­mu­ni­ca­bi­le, che non lo abban­do­na mai.

Altro tem­po scor­re, ormai si è assue­fat­to alla dis­so­nan­za del­le note.

Un gior­no gli pas­sa accan­to una fra­se melo­di­ca coe­ren­te, ma il codi­ce com­por­ta­men­ta­le appre­so nell’arco di tan­ti anni lo con­fon­de. Tan­to da non riu­sci­re a decifrarla.

Ascol­ta con la men­te e non col cuo­re e quel suo­no melo­di­co lo riem­pie di una insop­por­ta­bi­le nostalgia.

Dal­la qua­le cer­che­rà di sot­trar­si il più rapi­da­men­te possibile.

Il fra­stuo­no di una vita ha sof­fo­ca­to l’assolo…

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Pirata

Mi pia­ce Vale, fila liscio.

LeLLo

Pur­trop­po dif­fi­cil­men­te incon­tre­re­mo un Mor­pheus che ci por­rà di fron­te alle due pil­lo­le, non ci rima­ne che con­ti­nua­re a cer­ca­re, lot­tan­do per­chè l’a­pa­tia non ci conquisti…

Michele

Pero’ alle vol­te, pur­trop­po mol­to rara­men­te, a qual­cu­no capi­ta di riu­sci­re ad iso­la­re l’as­so­lo dal frastuono.
Suc­ce­de maga­ri per­chè ha capi­to, nel tem­po, che quel codi­ce com­por­ta­men­ta­le lo sta­va len­ta­men­te affos­san­do ed allon­ta­nan­do dal­la bel­lez­za del­la vita.

Ed allo­ra quel­lo che gli tor­na alle orec­chie è una musi­ca che non vuo­le più can­cel­la­re, deci­de di ascol­tar­la fino in fon­do. Sia come sia, qual­sia­si fina­le abbia.

E sarà comun­que bellissimo.

Luna

Sem­bra la sto­ria sot­ter­ra­nea del­la mia vita: il vuo­to die­tro la facciata 🙄
Gra­zie Valeria

:bye:

jackll

Bellissimo,letue paro­le han­no sfio­ra­to con una carez­za l’a­ni­ma mia,facendo riaf­fio­ra­re ricor­di ormai sopiti.