Tracce di Profumo: Moti Browniani – By Valeria

Una gran­de fati­ca e poi, dopo un atti­mo di stu­po­re, suben­tra la calma.

Dimo­ra dove è sem­pre sta­ta, ma è dif­fi­ci­le avvedersene.

Ci si lascia con­vin­ce­re dai “moti bro­w­nia­ni” del mon­do – inter­no ed ester­no – per­den­do così costan­te­men­te il con­tat­to col mare cal­mo, con le lim­pi­de acque, che cia­scu­no di noi contiene.

Il rifiu­to del silen­zio disto­glie l’attenzione dal dolore.

Ma quel dolo­re non scom­pa­re, è sol­tan­to sof­fo­ca­to dal con­tra­rio del silen­zio ovve­ro rumo­re, agi­ta­zio­ne casua­le, cao­ti­ca, ener­gia non dire­zio­na­ta che si disper­de incre­men­tan­do ulte­rio­re agi­ta­zio­ne e movi­men­to, e che a bre­ve accen­de­rà altro dolo­re, altra sof­fe­ren­za, in un cir­co­lo sen­za fine.

Immer­ger­si nel silen­zio… non per iso­lar­si dal mon­do ma come ricer­ca di un pun­to sta­bi­le dal qua­le osser­va­re il mon­do, il suo dive­ni­re, il suo movi­men­to caotico.

Immer­ger­si nel silen­zio alla ricer­ca di un vuo­to, non quel­lo che per­ce­pia­mo come “man­can­za” ben­sì come spa­zio di possibilità.

Ma per un momen­to è neces­sa­rio abban­do­na­re tut­to, lasciar flui­re il dolo­re, lasciar­lo scor­re­re per poter­lo osser­va­re. Poter­lo accet­ta­re. Poter­lo poi abbandonare.

Una gran­de fatica.

Ma dopo soprag­giun­ge una gran­de calma.

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