Le classi sociali: elementi di un unico corpo – By Giuseppe

Nell’esporre il sem­pli­ce con­cet­to che segui­rà pren­de­rò a pre­sti­to le Caste come era­no con­ce­pi­te nell’antica India.

Il con­cet­to, faci­le da espor­re ma dif­fi­ci­le da rea­liz­za­re, è che L’INTERA SOCIETA’ E’ UN UNICO ORGANISMO E LE ATTIVITA’ DEI SINGOLI GRUPPI DOVREBBERO MIRARE AL BENESSERE COLLETTIVO.

Nel­la Cul­tu­ra Vedi­ca quest’unico orga­ni­smo socia­le era così sud­di­vi­so: la testa del cor­po socia­le era rap­pre­sen­ta­ta dai Brah­ma­na, gli stu­dio­si del Brah­man, i Sacer­do­ti illu­mi­na­ti. Que­sti dava­no le diret­ti­ve su come diri­ge­re il cor­po socia­le, sia mate­rial­men­te che spiritualmente.

La clas­se degli Ksha­triya, cioè i guer­rie­ri e gli ammi­ni­stra­to­ri difen­so­ri del­la socie­tà, era para­go­na­ta al tora­ce e alle brac­cia, ed era­no sem­pre con­si­glia­ti dai Sacerdoti.

Poi vi era­no i Vai­shya, cioè gli agri­col­to­ri e i com­mer­cian­ti che, para­go­na­ti allo sto­ma­co e al ven­tre, ave­va­no il com­pi­to di pro­cu­ra­re la soprav­vi­ven­za fisi­ca del­la società.

Infi­ne vi era­no gli Shu­dra, cioè gli ope­rai, arti­gia­ni e arti­sti che col loro lavo­ro dava­no un pre­zio­so con­tri­bu­to alla vita sociale.

Que­ste era­no le quat­tro Caste, det­te Varna.

Esi­ste­va­no anche degli esse­ri “fuo­ri” dal­le caste, ma que­sto è un altro discorso.

Il pun­to impor­tan­te che si met­te in evi­den­za pen­san­do alle caste, così com’erano con­ce­pi­te nell’antica India, è il fat­to che tut­ti era­no con­sa­pe­vo­li di far par­te di un uni­co orga­ni­smo e il lavo­ro del sin­go­lo non era mira­to esclu­si­va­men­te al benes­se­re per­so­na­le, quan­to piut­to­sto a quel­lo collettivo.

Il con­cet­to era que­sto: “se la socie­tà è sana, pro­spe­ra e feli­ce, anch’io – in quan­to mem­bro del­la socie­tà – sono feli­ce e appagato.

Atten­zio­ne però a non con­fon­de­re que­sta strut­tu­ra socia­le col Comu­ni­smo. Quel­la socie­tà era lon­ta­na dal comu­ni­smo come il gior­no lo è dal­la notte.

Infat­ti, per loro, il benes­se­re fisi­co ed eco­no­mi­co non era fine a se stes­so, ma era inqua­dra­to all’interno di una più vasta “visio­ne” evo­lu­ti­va di natu­ra spirituale.

Ma que­sto è un altro discor­so di cui, for­se, par­le­rò un’altra volta.

Faci­le, a que­sto pun­to, riflet­te­re sul­le enor­mi dif­fe­ren­ze esi­sten­ti tra quel­la “evo­lu­ta” socie­tà e la nostra.

E’ faci­le nota­re, infat­ti, come nel­la socie­tà attua­le nes­su­na del­le par­ti del cor­po socia­le fac­cia il bene del­la col­let­ti­vi­tà (anche se tut­ti si spac­cia­no per benefattori).

Le atti­vi­tà dei sin­go­li grup­pi odier­ni, essen­do egoi­sti­ci, mira­no (con­sa­pe­vol­men­te o meno) all’avvelenamento e alla disgre­ga­zio­ne del cor­po socia­le; oppu­re assi­stia­mo all’asservimento del­le clas­si infe­rio­ri ai fini pura­men­te mate­ria­li di quel­le superiori.

Per dir­la pape­le papele:

“Oggi ognu­no fa i caz­zi suoi…e il cor­po socia­le se ne va a puttane!”

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