Passaggio al limite, sforzo, potenziale di soglia e ottave.

Lun­gi da me l’i­dea di met­ter­mi a spie­ga­re la leg­ge del­l’ot­ta­va, anche per­chè non ho capi­to gran che nep­pu­re io. Ciò che però ho com­pre­so di que­sto gran­dis­si­mo casi­no è qual­co­sa che mi ha spie­ga­to mol­ti aspet­ti del­la vita e che mi è mol­to uti­le applicare.

Nel pas­sag­gio di un limi­te in par­ti­co­lar modo, que­sta leg­ge inter­vie­ne in modo mas­sic­cio. E’ a cari­co pro­prio del­la leg­ge del­l’ot­ta­va infat­ti tut­ta la dina­mi­ca che si vie­ne a crea­re ogni vol­ta che voglia­mo fare qualcosa.

Per spie­ga­re in som­mi capi, pren­dia­mo la tastie­ra di un pia­no­for­te, come quel­la in figura.

Le note, si sa, sono 7 (un sac­co di cose nel­la vita riflet­to­no que­sto nume­ro: i 7 colo­ri del­la luce, i 7 gior­ni del­la set­ti­ma­na, le 7 note musi­ca­li, i 7 nani…). Tra una nota e l’al­tra, l’in­ter­val­lo di fre­quen­ze che le con­trad­di­stin­guo­no si muo­ve secon­do un rap­por­to ben pre­ci­so, det­to “tono”. Tra il Do e il Re c’è un tono, tra il Re ed il Mi c’è un tono e così via.

Vi sono però due inter­val­li tra note, più pre­ci­sa­men­te tra il Mi ed il Fa e tra il Si ed il Do del­la sca­la suc­ces­si­va, che val­go­no la metà, e ven­go­no infat­ti det­ti “semi­to­ni”.

Sul­la tastie­ra di un pia­no­for­te que­sto è par­ti­co­lar­men­te evi­den­te dato che man­ca un tasto nero, quel­lo appun­to dei semi­to­ni. L’in­ter­val­lo tra il Do ed il Do suc­ces­si­vo è det­to “otta­va”, per­chè con­tan­do le note, il Do suc­ces­si­vo è l’ot­ta­va nota.

Que­sto aspet­to riflet­te qual­co­sa di vero, di vali­do, per mol­to più che non la sca­la musi­ca­le. Ave­te mai fat­to caso che, ogni vol­ta che deci­de­te di fare qual­co­sa, qua­lun­que cosa, se non ave­te una deci­sio­ne signi­fi­ca­ti­va, ad un cer­to pun­to suc­ce­de qual­co­sa per cui cam­bia­te idea o comun­que l’a­zio­ne cambia?

Quan­do ci si imbar­ca in un pro­get­to, occor­re un cer­to gra­do di deter­mi­na­zio­ne per por­tar­lo a ter­mi­ne, per affron­ta­re e supe­ra­re le dif­fi­col­tà. Se que­sta deter­mi­na­zio­ne non è suf­fi­cien­te, il pro­get­to naufraga.

Più è impor­tan­te il pro­get­to e più que­sta cosa è evidente.

La simi­li­tu­di­ne con la sca­la del pia­no­for­te ci per­met­te di com­pren­de­re che ci sono due pun­ti “cru­cia­li”. Fat­to 7 l’in­te­ra azio­ne dal­l’i­ni­zio alla fine, a 3/7 dal­l’i­ni­zio, di soli­to ci tro­via­mo ad affron­ta­re un osta­co­lo par­ti­co­la­re; può esse­re un col­po di sfi­ga o qua­lun­que altra cosa. Ma se osser­via­mo atten­ta­men­te è un “acci­den­te” che si fa nota­re, che svet­ta rispet­to agli altri che abbia­mo incon­tra­to fino a quel momento.

Se lo supe­ria­mo, pro­se­guia­mo più o meno drit­ti fino ad un pas­so dal­la fine, quan­do, ine­vi­ta­bil­men­te, dovre­mo far ricor­so a tut­te le nostre for­ze per arri­va­re in fon­do. In quel momen­to pre­ci­so, ci occor­re un “col­po di reni” (o un cal­cio nel culo, dipen­de dai casi…) gra­zie a cui riu­scia­mo a “scol­li­na­re” e a por­ta­re a ter­mi­ne la cosa.

Suc­ces­si­va­men­te però, dovre­mo anco­ra sfor­zar­ci per “sta­bi­liz­za­re” gli esi­ti del progetto.

Quan­te vol­te capi­ta? Sia­mo appe­na riu­sci­ti a fare una cosa cui tene­va­mo, a prez­zo di sfor­zi e sacri­fi­ci. Ci rilas­sia­mo e… BANG! Acca­de qual­co­sa che met­te a rischio il nostro lavo­ro. E se non ponia­mo rime­dio più che in fret­ta e con gran­de ener­gia, rischia­mo di vede­re il nostro pro­get­to anda­re a pezzi.

La stes­sa dina­mi­ca si osser­va in natu­ra. Pren­dia­mo una pen­to­la d’ac­qua sul fuo­co. Occor­re un sac­co di tem­po per far­la bol­li­re. Se abbas­sia­mo il gas un atti­mo pri­ma che bol­la e aspet­tia­mo solo pochi secon­di, dopo aver­lo rial­za­to ci vor­ran­no mol­ti più secon­di di quan­ti abbia­mo atte­so per­chè l’ac­qua ritor­ni a bol­li­re. E dopo che ha ripre­so a bol­li­re, dob­bia­mo con­ti­nua­re a for­ni­re calo­re per­chè la bol­li­tu­ra prosegua.

Se deci­dia­mo di ave­re un obiet­ti­vo impor­tan­te, dovre­mo dar­ci den­tro mol­to di più alla fine che non all’i­ni­zio. L’a­tle­ta che affron­ta i 100 metri pia­ni, sa benis­si­mo che sono gli ulti­mi die­ci metri quel­li cru­cia­li, oltre allo scat­to ini­zia­le, per­chè sono quel­li in cui deve dare il mas­si­mo e anche qual­co­sa di più per taglia­re il tra­guar­do per primo.

E’ quel­la leg­ge cono­sciu­ta anche come “leg­ge del tut­to o nul­la”. Vale anche per i cir­cui­ti elet­tri­ci: sot­to una cer­ta cor­ren­te non suc­ce­de nul­la, dopo suc­ce­de tuttto.

La leg­ge del­l’ot­ta­va è qual­co­sa di un po’ più com­ples­so, che rego­la non solo il poten­zia­le di soglia, ma anche tut­ta la dina­mi­ca del­l’e­ner­gia che si muo­ve lun­go tut­to il percorso.

Tut­ta­via, una cosa bel­la è che, dopo aver “scol­li­na­to”, dopo aver effet­tua­to due sal­ti suc­ces­si­vi, è media­men­te mol­to dif­fi­ci­le ritor­na­re pro­prio all’i­ni­zio. Di soli­to si tor­na indie­tro di una sola ottava.

A meno che non ci si rin­co­glio­ni­sca per un tem­po suf­fi­cien­te: allo­ra si può distrug­ge­re un’in­te­ra esistenza.

E come dice una don­na nel film “Padro­na del suo destino”:

L’in­fer­no non è nul­la in con­fron­to alla con­sa­pe­vo­lez­za di aver vis­su­to un’in­te­ra vita nell’errore

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Alb

O san­ta palet­ta! Caro Franz, ti ho per­so di vista più di un anno fa, quan­do que­sto blog era un inquie­tan­te quan­to smar­gias­so guaz­za­bu­glio di poe­sie, con tu che cer­ca­vi inva­no di scri­ve­re qual­co­sa che aves­se un senso.
Oggi per caso inciam­po di nuo­vo nel tuo blog e guar­da cosa mi stai scrivendo.
Bra­vo, Franz!
Era ora che tiras­si fuo­ri i cojo­nes e ti met­tes­si a scri­ve­re di quel­lo che sai veramente.
Hai un cuo­re gran­de come un palaz­zo, una men­te del tut­to bril­lan­te. Per­chè hai aspet­ta­to tanto?
Beh… pazien­za. L’im­por­tan­te è che mi sei venu­to fuo­ri sul­la lun­ga distanza.
Dav­ve­ro uno dei miglio­ri blog che conosca.
Sicu­ra­men­te l’u­ni­co che par­li di que­sti argo­men­ti. Anco­ra più sicu­ra­men­te l’u­ni­co che lo fac­cia con que­sta classe!
E al dia­vo­lo i poe­ti improvvisati!
Ciao
P.S. non cre­de­re che que­sto sia un com­men­to casua­le. Tor­ne­rò spes­so, ora che sono di nuo­vo in Italia.

Luna

Leg­go e rileg­go Franz.
Non oso com­men­ta­re per­chè non l’ho capi­ta mol­to nem­me­no io, a livel­lo mentale.
Però l’ho…come si dice? Intui­ta? Sen­ti­ta? ^_^

primularossa

Se deci­dia­mo di ave­re un obiet­ti­vo impor­tan­te, dovre­mo dar­ci den­tro mol­to di più alla fine che non all’inizio. L’atleta che affron­ta i 100 metri pia­ni, sa benis­si­mo che sono gli ulti­mi die­ci metri quel­li cru­cia­li, oltre allo scat­to ini­zia­le, per­chè sono quel­li in cui deve dare il mas­si­mo e anche qual­co­sa di più per taglia­re il tra­guar­do per primo.

CACCHIO FRANZ E IO CHE PENSAVO SOLO ALLA FATICA DELL’ENERGIA INIZIALE E CHE LE OTTAVE VALESSERO SOLO PER QUELLA! ORA CAPISCO PERCHE’ LE GRANDI IMPRESE, GRANDI PER ME OVVIAMENTE, LE MOLLO TUTTE A META’! AZZ!!! GRAZIE…

Roberto Rini

ne intui­sco anch’io l’e­si­sten­za, ma il pun­to dolen­te è come distin­gue­re gli inter­val­li e la scan­sio­ne set­te­na­ria (o meglio, in ottave)…
Coi tasti del pia­no­for­te è facile…con gli even­ti del­la vita no…

quel­le vol­te che ho por­ta­to a ter­mi­ne qual­co­sa, ho avu­to la per­ce­zio­ne di caval­ca­re un’on­da, aldi­là del­lo sfor­zo coscien­te e intensivo…come come se tra­mi­te lo sfor­zo mi “con­net­tes­si” a qual­co­sa, un rit­mo, che non era più sog­get­ti­vo, ma più gran­de di me e del mio sfor­zo, e che aiu­tas­se la situa­zio­ne ad evol­ve­re, inglobandola..
oppu­re come se uno sfor­zo pro­lun­ga­to a suf­fi­cien­za pro­vo­cas­se una “rispo­sta” o addi­rit­tu­ra un “aiu­to” dall’esterno…(dall’alto, dal bas­so, dal­la real­tà, dagli angeli…boh…non saprei..)…

più spes­so ho cono­sciu­to lo sfor­zo che non va a buon fine..che si per­de all’ul­ti­mo, che cade sul­la buc­cia di banana..

il pun­to è appun­to rico­no­sce­re quan­do ci si tro­va dinan­zi ad un vuo­to in cui può pre­ci­pi­ta­re l’a­zio­ne.. ma come fare a capir­lo un sec prima?

Roberto Rini

..riflet­te­re sul­la leg­ge del­l’ot­ta­va signi­fi­ca sco­prir­la nel­la pro­pria vita praticamente…per la mia espe­rien­za, e per quan­to ci ho capi­to, una que­stio­ne com­ples­sa è l’e­ner­gia a dispo­si­zio­ne duran­te l’azione..
più spes­so, nel­la mia espe­rien­za, è all’i­ni­zio l’o­sta­co­lo mag­gio­re, se par­lia­mo di vere e pro­prie “azio­ni fisi­che o esterne”..
pro­prio nel­la fase ini­zia­le c’è una sofferenza…poi, pro­se­guen­do, ci sono appun­to dei vuo­ti in cui l’a­zio­ne rischia di sfu­ma­re inter­rom­pen­do il pro­ces­so e vani­fi­can­do tutto..
ma è lo sfor­zo ini­zia­le con cui lot­to di più, come se il pro­ble­ma fos­se pro­prio la mes­sa in moto del moto­re e il tro­va­re l’e­ner­gia di partenza.…mentre , una vol­ta avvia­to, pare pro­ce­de­re con meno sfor­zo (per­lo­me­no pro­ce­de per un pò)..e anche lo scat­to fina­le – le vol­te che arri­vo in dirit­tu­ra d’ar­ri­vo – sem­bra costar­mi meno di quel­lo ini­zia­le, for­se per­chè gode del­la spin­ta precedente…
gli inter­val­li, i buchi e vuo­ti, in ogni caso,sembrano esse­re male­det­ta­men­te inevitabili…il pro­ble­ma è che per fare il sal­to occor­re un sur­plus di ener­gia, e ‘ndo si pren­de st’e­ner­gia??.. nel sen­so che si può anche esse­re vigi­li e rico­no­sce­re che l’a­zio­ne sta entran­do nel­l’im­pas­se, ma la vigi­lan­za da sola è suf­fi­cien­te ad aggi­ra­re l’in­ter­val­lo, che è come un “buco nero” che assor­be lo slancio?

è un clas­si­co: ini­zia­mo una cosa, ..ches­sò.. un pro­gram­ma gin­ni­co o lo stu­dio di qual­co­sa, anche con sfor­zo ini­zia­le, e suben­tra entu­sia­smo e piacere.…ma ine­vi­ta­bi­lemn­te ci imbat­tia­mo poi in un limi­te, un osta­co­lo, un deca­de­re del­lo slan­cio inziale…e lì suben­tra­no fru­stra­zio­ne e smarrimento..sopratutto ci sen­tia­mo svuo­ta­ti d’energia..il vico­lo cie­co è sia este­rio­re che “inte­rio­re” ..
che fare??

sono curio­so di sen­ti­re il tuo pun­to di vista sul­l’e­ner­gia per supe­ra­re l’in­ter­val­lo, franz… insom­ma ste otta­ve sem­bra­no pro­ce­de­re, per dir­la con bat­ti­sti, tipo “le disce­se ardi­te e le risa­li­te” e sareb­be già tan­to capi­re quan­do si è in sali­ta e quan­do in discesa..
e la que­stio­ne fon­da­men­ta­le è , a mio avvi­so, il car­bu­ran­te che per­met­te di pro­ce­de­re. dove tro­va­re l’ap­por­to di nuo­va ener­gia arri­va­ti all’impasse?..se man­ca quel­lo non è pos­si­bi­le fare un “super­sfor­zo”, come direb­be Gurdjieff…
qual­cu­no una vol­ta mi ha par­la­to di “otta­ve late­ra­li” con cui col­ma­re gli inter­val­li del­l’ot­ta­va prin­ci­pa­le su cui stia­mo pro­ce­den­do, ma fran­ca­men­te non ci ho capi­to nulla…qualcun altro par­la di uno “spiaz­za­men­to”, un cam­bio repen­ti­no di azio­ni, uno “shock” per aggi­ra­re il buco e poi ritor­na­re sul­l’a­zio­ne che vole­va­mo compiere…insomma ..che casino..
mi sem­bra, a vol­te, un ser­pen­te che si mor­de la coda, per pro­ce­de­re ho biso­gno di ener­gia, per pro­dur­re ener­gia occor­re un super­sfor­zo, ma per fare un super­sfor­zo devo ave­re energia..
nel frat­tem­po le azio­ni van­no a far­si fott.…

Le disce­se ardite
e le risalite
su nel cie­lo aperto
e poi giù il deserto
e poi anco­ra in alto
con un gran­de salto 

http://www.youtube.com/watch?v=3vlzKaH4mpw