Pruriti Scientifici: considerazioni sul metodo scientifico – By Ilia

pendolo

“La scien­za natu­ra­le non descri­ve sem­pli­ce­men­te e inter­pre­ta la natura, 

è una par­te del­l’in­ter­fac­cia fra la natu­ra e noi stessi.”

Wer­ner Hei­sen­berg (1901 – 1976)

Nel pre­ce­den­te arti­co­lo mi sono occu­pa­to di lin­guag­gio in rela­zio­ne alla scien­za. Desi­de­ro ades­so fare alcu­ne rifles­sio­ni sul meto­do scien­ti­fi­co, argo­men­to che è sta­to più vol­te ogget­to di dibat­ti­to in que­sto blog.

Il meto­do scien­ti­fi­co par­te dall’osser­va­zio­ne dei feno­me­ni. Duran­te tale osser­va­zio­ne si accu­mu­la­no dati da ana­liz­za­re al fine di indi­vi­dua­re carat­te­ri­sti­che ricor­ren­ti che per­met­ta­no di for­mu­la­re ipo­te­si sul­la pos­si­bi­le rela­zio­ne tra le gran­dez­ze fisi­che che descri­vo­no un sistema.

Que­ste ipo­te­si ven­go­no poi mes­se al vaglio di espe­ri­men­ti che, se supe­ra­ti con suc­ces­so, per­met­to­no di for­mu­la­re del­le leg­gi. Un insie­me di leg­gi, di equa­zio­ni mate­ma­ti­che, dan­no poi ori­gi­ne ad una teo­ria, la qua­le cer­ca di spie­ga­re i feno­me­ni in rela­zio­ne a prin­ci­pi fondamentali.

Un esem­pio sto­ri­ca­men­te famo­so è quel­lo del­la sco­per­ta, da par­te di Gali­leo, dell’isocronia del­le oscil­la­zio­ni di un pen­do­lo for­ma­to da un filo fis­sa­to per il suo estre­mo supe­rio­re men­tre un cor­po è aggan­cia­to al suo estre­mo infe­rio­re, libe­ro di spo­star­si nel­lo spazio.

Spo­stan­do il cor­po dal­la posi­zio­ne ver­ti­ca­le di equi­li­brio si ori­gi­na un movi­men­to oscil­la­to­rio. Gali­leo ne misu­rò il perio­do T (cioè il tem­po di per­cor­ren­za di un’oscillazione com­ple­ta) met­ten­do­lo in rela­zio­ne con la lun­ghez­za l del filo, e si accor­se che il perio­do non dipen­de dall’ampiezza dell’oscillazione, ma solo dal­la lun­ghez­za del filo del pendolo.

Suc­ces­si­va­men­te, gra­zie a New­ton, che sco­prì la for­za di gra­vi­tà, fu pos­si­bi­le cal­co­la­re l’accelerazione di gra­vi­tà ter­re­stre g, e si poté for­mu­la­re la leg­ge in manie­ra pre­ci­sa, secon­do la seguen­te formula:

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Pos­sia­mo sche­ma­tiz­za­re il pro­ces­so gui­da­to dal meto­do scien­ti­fi­co secon­do i seguen­ti pas­sag­gi fondamentali

1. Osser­va­zio­ne

2. Ipo­te­si

3. Spe­ri­men­ta­zio­ne

4. Ana­li­si dei risultati

5. For­mu­la­zio­ne di Leggi

6. Svi­lup­po di una Teoria

7. Com­pren­sio­ne di un principio

che in figu­ra sono sche­ma­tiz­za­ti nel dettaglio:

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Seb­be­ne sia sta­to Gali­lei, padre del­la fisi­ca moder­na, a siste­ma­tiz­za­re in manie­ra rigo­ro­sa que­sto pro­ce­di­men­to, è altre­sì vero che altri pri­ma di lui lo uti­liz­za­ro­no nel­le loro ricerche.

Tro­via­mo ele­men­ti evi­den­ti del meto­do scien­ti­fi­co nel­la filo­so­fia egi­zia, in quel­la gre­ca, nel­la sco­la­sti­ca medie­va­le di San Tom­ma­so d’Aquino, in Roger Bacon, e nel lavo­ro di per­so­nag­gi genia­li e uni­ci come Leo­nar­do da Vin­ci e Gior­da­no Bru­no. Il lavo­ro di Gali­lei fu poi pro­se­gui­to da altri auto­re­vo­li espo­nen­ti del mon­do scien­ti­fi­co e filo­so­fi­co, come Imma­nuel Kant, Albert Ein­stein, Ber­trand Rus­sell e Karl Popper.

Non è quin­di lo sco­po di que­sto arti­co­lo descri­ve­re nel det­ta­glio il meto­do scien­ti­fi­co, cosa che altri han­no già fat­to e meglio. Voglio inve­ce par­ti­re da quan­to appe­na espo­sto per fare alcu­ne con­si­de­ra­zio­ni meto­do­lo­gi­che che non sem­pre ven­go­no tenu­te nel debi­to conto.

Par­tia­mo dal fat­to che l’osservazione di qua­lun­que feno­me­no richie­de la pre­sa di coscien­za socra­ti­ca del sape­re di non sape­re. «Sapien­te è sol­tan­to chi sa di non sape­re» appun­to, e anche una cono­scen­za par­zia­le è una non conoscenza.

È richie­sta una for­te dose di umil­tà nell’essere sem­pre pron­ti a met­te­re in gio­co le pro­prie con­vin­zio­ni, per aprir­si ad una visio­ne più dilatata.

La capa­ci­tà di osser­va­re richie­de in altre paro­le una matu­ri­tà per­so­na­le non indif­fe­ren­te che per­met­ta un’osservazione non con­di­zio­na­ta da quel­lo che si cre­de già di cono­sce­re, altri­men­ti si rischia di anda­re sola­men­te alla ricer­ca di quei dati che con­fer­mi­no le pro­prie con­vin­zio­ni, tra­la­scian­do, per negli­gen­za o per inca­pa­ci­tà di un’osservazione più ogget­ti­va, que­gli ele­men­ti che met­te­reb­be­ro in discus­sio­ne i pro­pri convincenti.

Osser­va­re quin­di non è un pro­ces­so mec­ca­ni­co scon­ta­to, ma richie­de uno sta­to di con­sa­pe­vo­lez­za suf­fi­cien­te­men­te ogget­ti­vo, non infi­cia­to da con­vin­zio­ni precostituite.

Sia­mo in gra­do di osser­va­re vera­men­te? Pos­se­dia­mo stru­men­ti così raf­fi­na­ti per un’osservazione ogget­ti­va? Le Tra­di­zio­ni anti­che han­no dibat­tu­to a lun­go su que­sto aspet­to e han­no sem­pre insi­sti­to sul­la neces­si­tà di affi­na­re i pro­pri stru­men­ti per­cet­ti­vi gra­zie ad un lavo­ro di carat­te­re psi­co­fi­si­co ed inte­rio­re, che aumen­ti la pro­prie per­ce­zio­ni, la con­cen­tra­zio­ne, in ulti­ma ana­li­si la pro­pria consapevolezza.

Sup­po­nia­mo comun­que di pos­se­de­re suf­fi­cien­te ogget­ti­vi­tà e umil­tà per osser­va­re e che, gra­zie anche allo svi­lup­po tec­no­lo­gi­co, abbia­mo a dispo­si­zio­ne stru­men­ti ade­gua­ti in gra­do di aiu­tar­ci nel pro­ces­so. Vi è a que­sto pun­to un secon­do aspet­to meto­do­lo­gi­co di cui tene­re con­to per pro­ce­de­re cor­ret­ta­men­te ver­so la com­pren­sio­ne fina­le dei prin­ci­pi che stia­mo cer­can­do di scoprire.

Nel­lo sche­ma rela­ti­vo al meto­do scien­ti­fi­co pos­sia­mo indi­vi­dua­re due pro­ces­si fon­da­men­ta­li. Il pri­mo, dall’osservazione alla for­mu­la­zio­ne del­le leg­gi, è incen­tra­to su come avven­ga il feno­me­no. Il secon­do, dal­la for­mu­la­zio­ne del­la teo­ria alla com­pren­sio­ne dei prin­ci­pi, si basa sul­la com­pren­sio­ne del per­ché del feno­me­no stes­so, in rela­zio­ne anche a ciò che già si conosce.

Ecco il pun­to! Pri­ma vie­ne il come e solo dopo il per­ché. Inver­ti­re il pro­ces­so equi­va­le neces­sa­ria­men­te a met­te­re imme­dia­ta­men­te in dub­bio la ragio­ne del pro­ces­so stes­so, e tale dub­bio non può esse­re risol­to pri­ma di aver com­ple­ta­to tut­to il percorso.

Secon­do la mia espe­rien­za que­sto è vali­do nel­la scien­za in sen­so stret­to, ma anche nel­la vita inte­sa come ricer­ca di sé, nel­la qua­le l’applicazione di una cor­ret­ta meto­do­lo­gia scien­ti­fi­ca può esse­re di gran­de aiuto.

Mol­to spes­so però, “attac­ca­ti” alle nostre sicu­rez­ze, sul­le qua­li pog­gia il nostro fra­gi­le equi­li­brio, non sia­mo dispo­sti a met­ter­ci vera­men­te in discus­sio­ne e quin­di cer­chia­mo di inver­ti­re il pro­ces­so, ante­po­nen­do la com­pren­sio­ne del per­ché a quel­la del come.

Incon­scia­men­te rinun­cia­mo a prio­ri alla com­pren­sio­ne, al cam­bia­men­to, per­ché com­pren­de­re signi­fi­che­reb­be non cre­de­re più a ciò che cono­scia­mo di noi stessi.

La qual cosa, se da un lato può spa­ven­ta­re, dall’altro rap­pre­sen­ta un’opportunità per intra­pren­de­re una nuo­va stra­da ric­ca di fascino.

Scri­ve­va così Robert Fro­st (1874 – 1963), famo­so poe­ta ame­ri­ca­no, in una del­le sue poesie:

Diver­ge­va­no due stra­de in un bosco, e io… 

Io pre­si la meno battuta, 

E di qui tut­ta la dif­fe­ren­za è venuta. 

(Robert Fro­st – La stra­da non presa)

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11 Commenti
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Sciuscia

Solo chi non si fida di quel­lo che gli vie­ne spie­ga­to come “sicu­ro” ha la pos­si­bi­li­tà di cam­bia­re il mon­do, no..?

Ilia
Reply to  Sciuscia

Non cre­do che la que­stio­ne sia se fidar­si o meno di quel­lo che ci vie­ne spie­ga­to, per­chè cre­de­re o non cre­de­re in qual­co­sa ha poco effet­to sul­la nostra capa­ci­tà di cam­bia­re la nostra vita, o comun­que di sco­pri­re cose nuo­ve. Dovrem­mo sem­pre cer­ca­re ci com­pren­de­re ciò che ci vie­ne spie­ga­to, usan­do il giu­sto equi­li­brio tra sen­so cri­ti­co e aper­tu­ra. Chi cam­bia il mon­do secon­do me è chi non si accon­ten­ta di ciò che gia cono­sce, con­ti­nuan­do sem­pre ad appro­fon­di­re, tro­van­do così sem­pre nuo­ve stra­de da per­cor­re­re per espan­de­re la conoscenza.

Andrea G

Bel­lis­si­mo arti­co­lo. Chia­ris­si­ma e luci­da spie­ga­zio­ne di cosa sia il meto­do scientifico.
Anch’io, in modo sicu­ra­men­te più super­fi­cia­le sono con­sa­pe­vo­le di qua­li sia­no i pre­sup­po­sti di base per una seria ricer­ca scientifica.
Quel­lo che mi è dif­fi­ci­le capi­re è per­chè così tan­to spes­so se mi tro­vo a par­la­re con chi dice di segui­re il meto­do scien­ti­fi­co mi accor­go che se solo cito Gior­da­no Bru­no o, peg­gio anco­ra, le Tra­di­zio­ni anti­che, ini­zia­no a inne­scar­si nel discor­so pre­giu­di­zi che, oltre a non favo­ri­re la com­pren­sio­ne, sono di gran­de osta­co­lo alla discussione.
Non capi­sco per­chè così tan­to spes­so lo stes­so meto­do scien­ti­fi­co di cui tu par­li non vie­ne appli­ca­to dav­ve­ro e fini­sce per esse­re solo una “ban­die­ra” di cui anda­re fie­ri e con la qua­le sen­tir­si gli uni­ci che pos­so­no aiu­ta­re l’u­ma­ni­tà ad evolvere…

Luna
Reply to  Andrea G

Tem­po fa ho visto un bel­lis­si­mo film, “Mona Lisa smi­le” in cui Julia Roberts inter­pre­ta­va un’in­se­gna­te di arte in un’u­ni­ver­si­tà per signo­ri­ne di buo­na famiglia.
In una del­le par­ti più bel­le del film l’in­se­gnan­te chie­de che cosa sia l’ar­te, e chi può dire che “qual­co­sa” è arte o meno. La rispo­sta del­le ragaz­ze è sta­ta: “Le per­so­ne giuste”

For­se per colo­ro che hai incon­tra­to e che dico­no di appli­ca­re il meto­do scien­ti­fi­co, Gior­da­no Bru­no non è con­si­de­ra­to “La per­so­na giusta”.

Il gua­io è… in base a cosa alcu­ne sono con­si­de­ra­te “Le per­so­ne giu­ste” e altre no?

Andrea G
Reply to  Luna

Giu­sta osservazione!
Dato che la pau­ra è (pur­trop­po) uno dei prin­ci­pa­li ele­men­ti che muo­ve le nostre per­ce­zio­ni, le nostre scel­te le nostre azio­ni (quan­do sono pro­ces­si lascia­ti alla loro meccanicità)…
…cre­do che uno dei cri­te­ri per sce­glie­re “le per­so­ne giu­ste” sia­no il fat­to che con­fer­mi­no ciò che già sap­pia­mo (e quin­di ci da sicu­rez­za) o che inve­ce met­ta­no in discus­sio­ne le nostre cer­tez­ze (il che fa moooool­to paura!!)
Ma chissà…forse un gior­no la Scien­za si ele­ve­rà ad Arte e l’Ar­te sarà l’e­spres­sio­ne natu­ra­le di una Scien­za più Oggettiva!!
(con­ce­de­te­mi un istan­te di super-otti­mi­smo!!) Ho la feb­bre e ho biso­gno di tirar­mi su!!! 😉

Ilia
Reply to  Andrea G

E’ indub­bio che ci sia­no dei pre­con­cet­ti, sia in ambi­to scien­ti­fi­co che non. Come scri­vo nel pez­zo è richie­sta una for­te dose di matu­ri­tà per­so­na­le per appli­ca­re vera­men­te il meto­do scien­ti­fi­co con umil­tà e coerenza.

Mi per­met­to però di fare osser­va­re che spes­so si par­la per sen­ti­to dire, per cono­scen­za super­fi­cia­le, per sen­sa­zio­ni – maga­ri giu­ste – sen­za una vera cono­scen­za alla base. Uno scien­zia­to, per for­ma­zio­ne, è comu­nue una per­so­na adde­stra­ta allo stu­dio e per­ce­pi­sce facil­men­te se dal­l’al­tra par­te c’è sostan­za, basa­ta su stu­dio ed espe­rien­za, o sol­tan­to idee vaghe e confuse. 

La new age è un per­fet­to esem­pio di ciò che inten­do e da scien­zia­to capi­sco mol­to bene la sup­po­nen­za di mol­to col­le­ghi nei riguar­di di tan­te cose evi­den­te­men­te super­fi­cia­li. Solo che alla fine, nel­la quan­ti­tà, si fini­sce per but­ta­re il bam­bi­no con l’ac­qua spor­ca come si suol dire, non notan­do che a vol­te sot­to l’ap­pa­ren­za la sostan­za è diver­sa. E’ quin­di secon­do me com­pi­to di chi fa un lavo­ro su se stes­so impa­ra­re a comu­ni­ca­re e fron­teg­gia­re lo scet­ti­ci­smo e la pre­sun­zio­ne di quest’epoca.

Un salu­to e gra­zie del pas­sag­gio ad entrambi.

Andrea G
Reply to  Ilia

Gra­zie a te Ilia per l’ar­ti­co­lo (anzi gli arti­co­li) e per le risposte.
Tiro sem­pre un sospi­ro di sol­lie­vo quan­do sen­to qual­cu­no par­la­re in modo equi­li­bra­to (e quin­di, pen­sa­re in modo equilibrato).
Buo­na serata.

Luna

Gra­zie a te Ilia per l’articolo 🙂

Fede

Ilia il tuo sen­so di mode­stia ti ha por­ta­to tra le stelle…magari ce ne fos­se­ro di ricer­ca­to­ri come te…

Ilia
Reply to  Fede

Gra­zie… 😳

Dicia­mo che alme­no quan­do scri­vo cer­co di tene­re il mio ego al giuzaglio! 

😉

Gianluca

Ilia il tuo arti­co­lo mi è pia­ciu­to mol­to. Ma mi pia­ce­reb­be fare una rifles­sio­ne su que­sta “gran­de umil­tà” che l’os­ser­va­to­re del feno­me­no deve ave­re per “vede­re”. Stò riflet­ten­do sul­la ver­sa­ti­li­tà del meto­do scien­ti­fi­co, ma non rie­sco a spie­gar­mi alcu­ne cose. Fac­cio un esem­pio per esse­re più chiaro.
In un inda­gi­ne medi­ca (fac­cia­mo sul­la per­cen­tua­le di gua­ri­gio­ne da un deter­mi­na­to can­cro), si pren­do­no in con­si­de­ra­zio­ne sola­men­te poche varia­bi­li (sap­pia­mo tut­ti che sia­mo costret­ti a ristrin­ge­re il nume­ro del­le varia­bi­li per moti­vi sta­ti­sti­ci). Ma rego­lar­men­te ven­go­no tra­la­scia­te varia­bi­li come umo­re, sen­ti­men­ti, emo­zio­ni. Suo­na un pò stra­no, ma que­sti fat­to­ri han­no un peso enor­me sul­l’or­ga­ni­smo, per esem­pio in pedia­tria la pre­sen­za di ani­ma­zio­ne con clo­wn cam­bia di mol­to i risul­ta­ti del­le terapie.
Quin­di mi doman­da­vo se il meto­do scien­ti­fi­co cosi com’è potes­se pren­de­re in con­si­de­ra­zio­ne varia­bi­li come quel­le sopra­ci­ta­te che sono l’em­ble­ma del­la non scientifico.
Spe­ro rispon­de­re­te in molti…
Grazie