Sistemi umani e termodinamici: l’entropia vale lo stesso

Un esse­re uma­no è un siste­ma ter­mo­di­na­mi­co aper­to a tut­ti gli effet­ti; è costi­tui­to da un insie­me di ele­men­ti (orga­ni­ci e non) che inte­ra­gi­sco­no per for­ma­re una “mac­chi­na” anche ter­mo­di­na­mi­ca. Essa scam­bia ener­gia con l’e­ster­no, sot­to for­ma ad esem­pio di cibo, idee, paro­le, azioni.

Come tale, la sua ener­gia non è costan­te, ma varia in rela­zio­ne a quan­ta ne immet­te e a quan­ta ne emet­te. L’en­tro­pia per un esse­re uma­no ten­de natu­ral­men­te ad aumen­ta­re ma, essen­do esso un siste­ma aper­to, non arri­va all’equilibrio.

Quan­do però l’es­se­re uma­no smet­te di scam­bia­re ener­gia con ciò che lo cir­con­da, l’e­ner­gia ten­de rapi­da­men­te ad equi­li­brar­si. Il siste­ma diven­ta chiu­so e l’en­tro­pia ten­de natu­ral­men­te ad aumen­ta­re. Lo sta­to entro­pi­co fina­le cor­ri­spon­de alla sta­si ener­ge­ti­ca sot­to tut­ti i pun­ti di vista.

A que­sto pun­to l’e­ner­gia può esse­re natu­ral­men­te rap­pre­sen­ta­ta da una linea piat­ta, esat­ta­men­te come quel­la del gra­fi­co di tut­te le sue fun­zio­ni e anche come la sua posi­zio­ne fina­le, ovve­ro quel­la orizzontale.

In poche paro­le, per un “siste­ma uomo” lo sta­to di mas­si­ma entro­pia coin­ci­de con la morte.

Espan­den­do il con­cet­to, un siste­ma di esse­ri uma­ni, nor­mal­men­te defi­ni­to “grup­po”, rima­ne in vita e con­tra­sta il natu­ra­le aumen­to del­l’en­tro­pia fin­tan­to che scam­bia ener­gia con l’e­ster­no. Social­men­te par­lan­do, il grup­po si com­por­ta pro­prio come un siste­ma ter­mo­di­na­mi­co, appa­ren­do all’e­ster­no come una enti­tà che si muo­ve in un modo defi­ni­to da leg­gi e dina­mi­che abba­stan­za costan­ti e definite.

Fin­tan­to che il “grup­po” inte­ra­gi­sce con altri grup­pi, indi­vi­dui, situa­zio­ni ed even­ti, scam­bian­do ener­gia, idee, cogni­zio­ni e nozio­ni, con­tra­sta l’en­tro­pia, l’e­ner­gia flui­sce sia dal­l’in­ter­no ver­so l’e­ster­no che vice­ver­sa, por­tan­do varia­zio­ni all’in­ter­no del grup­po e quin­di ai suoi com­po­nen­ti ma anche all’e­ster­no, pro­du­cen­do modi­fi­ca­zio­ni nel­l’am­bien­te circostante.

Quan­do però il grup­po diven­ta chiu­so, ovve­ro si iso­la rispet­to all’am­bien­te cir­co­stan­te, anco­ra una vol­ta si tra­sfor­ma in un “siste­ma” chiuso.

Come tale l’en­tro­pia ini­zia imme­dia­ta­men­te ad aumen­ta­re con i rit­mi che le sono abituali.

Nel caso del sin­go­lo esse­re uma­no la mor­te soprag­giun­ge rapi­da, poi­chè ven­go­no a man­ca­re gli ele­men­ti neces­sa­ri alla vita. O meglio, essen­do­si con­clu­so un ciclo vita­le più o meno pre­de­ter­mi­na­to, il sin­go­lo esse­re uma­no ces­sa di scam­bia­re ener­gia, chiu­de il siste­ma e, rapi­da­men­te, muore.

Nel caso di un grup­po la fine può non esse­re così rapi­da e soprat­tut­to non pro­du­ce, a meno di casi par­ti­co­la­ri, la mor­te fisi­ca dei sin­go­li ele­men­ti quan­to quel­la del­l’in­sie­me di tali elementi.

Allo stes­so modo in cui la mor­te di un sin­go­lo esse­re uma­no non pro­du­ce la mor­te del­le mole­co­le che lo com­pon­go­no quan­to il loro ritor­no al siste­ma imme­dia­ta­men­te supe­rio­re, la fine di un grup­po pro­du­ce la mor­te del­l’in­sie­me di esse­ri uma­ni ed una disgre­ga­zio­ne del grupp­po come tale i cui sin­go­li com­po­nen­ti, gli esse­ri uma­ni appun­to, si diper­do­no all’in­ter­no del siste­ma imme­dia­ta­men­te superiore.

Quan­do un’a­zien­da chiu­de, ad esem­pio, il “siste­ma azien­da” ces­sa di esi­ste­re e i sin­go­li lavo­ra­to­ri flui­sco­no in modo disor­di­na­to all’in­ter­no del “siste­ma lavo­ro” che è il siste­ma imme­dia­ta­men­te supe­rio­re. Il “siste­ma del­le azien­de atti­ve” fago­ci­ta in qual­che modo i sin­go­li com­po­nen­ti del siste­ma morto.

Quan­do una clas­se di liceo affron­ta l’e­sa­me di matu­ri­tà, al ter­mi­ne del­lo stes­so il “siste­ma clas­se” si disgre­ga rapi­da­men­te e i suoi com­po­nen­ti flui­sco­no in quel­lo imme­dia­ta­men­te supe­rio­re, ad esem­pio il “siste­ma lavoro”

L’en­tro­pia è una leg­ge pra­ti­ca­men­te non infran­gi­bi­le ed onnipresente.

Ciò che le impe­di­sce di mani­fe­star­si è uni­ca­men­te la con­di­zio­ne di siste­ma aper­to, per­chè in qua­lun­que siste­ma chiu­so, di rif­fa o di raf­fa, l’en­tro­pia si mani­fe­sta por­tan­do il siste­ma alla con­di­zio­ne di equi­li­brio e quin­di alla fine del siste­ma come tale.


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17 Commenti
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Il Pirata

Otti­ma­men­te Franz.
Quan­do una prr­so­na ‘bipo­la­re’ ha un epi­so­dio maniacale…questi va in dire­zio­ne oppo­sta e assai veloce…dall’entropia…anche per­ché non car­pi­sce ener­gie in entra­ta: si allon­ta­na dal pun­to di equilibrio…disperdendo le ener­gie smodatamente…

Il Pirata

Uno sta­to di immo­bi­li­tà inte­rio­re tota­le può esse­re con­si­de­ra­to ‘un siste­ma entro­pi­co perfetto’?

Sciuscia

Vera­men­te un bel paragone.

Però mi hai rimes­so in men­te che l’u­ni­ver­so, in quan­to siste­ma chiu­so ulti­mo, è desti­na­to alla mor­te. Sigh 🙁 .

Il Pirata

A quan­to ne so io, l’u­ni­ver­so in cui ci tro­via­mo non è affat­to un siste­ma ultimo…

Sciuscia

Si va sul filosofico/religioso 😉 … Il con­cet­to di infi­ni­tà è l’u­ni­co con­ce­pi­bi­le attual­men­te, ma allo stes­so tem­po è incommensurabile.

Fede

Fra’ que­sta tua ulti­ma asser­zio­ne mi aggra­da mol­tis­si­mo: gran­de luci­di­tà nel­l’e­spres­sio­ne di una Veri­tà complessissima…complimenti!

Valeria

Scu­sa Franz ma non sono sicu­ra che gli india­ni d’america (i pochi rima­sti) ti dareb­be­ro ragio­ne… :bye:

Valeria

Imma­gi­nan­do gli india­ni d’America come un siste­ma chiu­so, le inva­sio­ni euro­pee – stan­do alla tua teo­ria – avreb­be­ro dovu­to con­tra­sta­re la loro “mor­te entropica”.
Inve­ce solo a vol­te quan­do due “siste­mi uma­ni” entra­no in con­tat­to si ali­men­ta­no a vicen­da (maga­ri fos­se la regola!).
Mol­to spes­so uno pre­do­mi­na sull’altro e si “nutre” dell’altro. La sua entro­pia dimi­nui­sce a sca­pi­to di quel­la del siste­ma con cui è entra­to in contatto.
Tut­to insom­ma dipen­de dal­la dire­zio­ne che pren­de l’energia.
In altre paro­le (per rima­ne­re nel­la meta­fo­ra ter­mo­di­na­mi­ca) per ridur­re l’entropia di un siste­ma è neces­sa­rio che que­sto assor­ba ener­gia dall’ambiente (ovve­ro che si com­pia un lavo­ro SUL siste­ma), pro­cu­ran­do­se­la da un altro sistema.

Valeria

Caro Franz,
pas­san­do dal­la ter­mo­di­na­mi­ca alla meta­fo­ra sono d’accordo con te: in linea di prin­ci­pio due siste­mi uma­ni potreb­be­ro sem­pre col­la­bo­ra­re per ral­len­ta­re il pro­ces­so entro­pi­co (bana­liz­zan­do, nel sen­so dell’unione fa la for­za… per capirci).
Tut­ta­via fino a quan­do le per­so­ne con­ti­nue­ran­no ad ave­re “impres­so nel loro DNA” il con­cet­to di soprav­vi­ven­za a tut­ti i costi a sca­pi­to di qual­sia­si “siste­ma ester­no” a se stes­se (mors tua vita mea, per inten­der­ci) non andre­mo mol­to lontani.
Basta guar­da­re in che mon­do di mer­da vivia­mo. La goba­liz­za­zio­ne dove­va esse­re una gran­de occa­sio­ne per i “pae­si emer­gen­ti” e inve­ce mol­ti di que­sti stan­no affos­san­do sem­pre di più (con­trad­di­cen­do per altro le leg­gi del­la tdm che pre­ve­do­no che l’energia flui­sca dal siste­ma che ne ha di più a quel­lo che ne ha di meno…).
Scu­sa­mi (e scu­sa­te) per que­sto ecces­so di “otti­mi­smo”. Infon­do spe­ro sem­pre che l’uomo (in sen­so lato) si rav­ve­da e qual­co­sa ini­zi a cambiare…