Bucata per l’ennesima volta la security della Casa Bianca. C’era software di file sharing attivo. Ma sono riconglioniti?

Cam­peg­gia sul Washing­ton Post di oggi la noti­zia del divie­to per chiun­que all’in­ter­no del­la casa bian­ca di uti­liz­za­re soft­ware di file sha­ring (tipo limewi­re, per intenderci).

A quan­to pare ci sareb­be sta­to l’enne­si­mo buco per la secu­ri­ty infor­ma­ti­ca del­la Pre­si­den­za, gra­zie a cui sareb­be­ro sta­ti tra­fu­ga­ti diver­si docu­men­ti riser­va­ti tra cui i pia­ni costrut­ti­vi del­l’eli­cot­te­ro pre­si­den­zia­le, la loca­zio­ne di una resi­den­za sicu­ra per il pre­si­den­te e la sua fami­glia e infor­ma­zio­ni finan­zia­rie riguar­dan­ti alcu­ni mem­bri del­la Supre­ma Cor­te di Giustizia.

Mi sem­bra di sogna­re. Mi occu­po di sicu­rez­za infor­ma­ti­ca da diver­si anni e one­sta­men­te non rie­sco a capi­re come il respon­sa­bi­le del­la secu­ri­ty di un’instal­la­zio­ne di mas­si­ma aller­ta per attac­chi spio­ni­sti­ci, come può esse­re la Casa Bian­ca, pos­sa anche solo aver pen­sa­to di con­sen­ti­re l’u­so di pro­gram­mi di que­sto tipo.

Il file sha­ring è bel­lo, non c’è dub­bio… ma crib­bio! E’ noto che la strut­tu­ra archi­tet­tu­ra­le stes­sa dei pro­gram­mi p2p li ren­de l’obiet­ti­vo per­fet­to per sfrut­ta­re exploit e pene­tra­re reti.

Insom­ma… con­sen­ti­re l’u­so di un pro­gram­ma p2p in una rete di mas­si­ma sicu­rez­za è come sca­va­re un tun­nel sot­to le mura di un car­ce­re e spe­ra­re che nes­su­no esca… un’i­dio­zia!


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Sciuscia

Epic fail.