Perchè no?

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Di cen­to argo­men­ti e di anco­ra cen­to si può par­la­re ma quan­do si toc­ca la ricer­ca inte­rio­re, la ricer­ca del­la veri­tà… tut­ti lì a par­ti­re in quar­ta con quel­lo che cre­do­no e non cre­do­no, con quel­lo che pos­so­no dimo­stra­re e quel­lo che non pos­so­no dimo­stra­re.

Alla fine pochi sono quel­li che deci­do­no di smet­te­re di usa­re la men­te, di ces­sa­re di valu­ta­re se una cosa sia vera oppu­re no con l’u­ni­co stru­men­to che per sua stes­sa natu­ra… men­te. Sono pochi quel­li che deci­do­no di pro­va­re.

E que­sti sono quel­li che alla fine si fan­no veni­re un dub­bio fon­da­men­ta­le: per­chè no?

Che pro­ble­ma c’è nel met­te­re in atto una tec­ni­ca respi­ra­to­ria anche se con gli stru­men­ti a nostra dispo­si­zio­ne non è pos­si­bi­le dimo­strar­ne gli effet­ti? Nes­su­no. Basta dir­si: “Per­chè no?”

Che pro­ble­ma c’è nel pro­va­re a seder­si in silen­zio, per qual­che minu­to, così… tan­to per pro­va­re se a furia di far­lo, qual­co­sa non pos­sa vera­men­te cam­bia­re nel­la pro­pria vita? Anco­ra una vol­ta: per­chè no?

Che pro­ble­ma c’è nel pen­sa­re che, for­se, tut­ti quel­li che han­no dedi­ca­to la pro­pria vita cer­can­do qual­co­sa che potes­se anda­re al di là del­la sem­pli­ce mate­ria qual­co­sa potreb­be­ro aver tro­va­to. Per­chè no?

“No” è la rispo­sta del bam­bi­no nel­la fase del rifiu­to, è quel­la paro­la che gli per­met­te di sta­bi­li­re la pro­pria indi­vi­dua­li­tà. “No” è la pri­ma paro­la che pro­nun­cia l’e­go.

Il pro­ble­ma è che, a furia di dai e dai, a vol­te è anche l’ul­ti­ma. Ecco per­chè “no”.

Non è che l’e­go sia que­sta bestia così brut­ta. Il pro­ble­ma nasce solo quan­do è l’u­ni­ca. Allo­ra “no” è l’u­ni­ca cosa che si può dire.

Cosa può por­ta­re alcu­ni medi­ci a nega­re l’e­vi­den­za pur di man­te­ne­re anco­ra per qual­che tem­po un illu­so­rio pote­re di clas­se? Lui, l’ego.

E cosa può por­ta­re uno scien­zia­to a nega­re che qual­cu­no abbia toc­ca­to qual­co­sa che lui non può toc­ca­re con i suoi stru­men­ti? Sem­pre la brut­ta bestia.

Alcu­ni però han­no una gran­dis­si­ma for­tu­na: quel­la che un gior­no, men­tre cor­ro­no al lavo­ro tra­fe­la­ti, sen­za nep­pu­re aver salu­ta­to i figli per­chè “la riu­nio­ne di oggi è impor­tan­tis­si­ma”… improv­vi­sa­men­te si fer­ma­no, si guar­da­no intor­no e si ren­do­no con­to che così non può anda­re avan­ti. Che non è pos­si­bi­le but­ta­re via la pro­pria vita die­tro alla ricer­ca del­la ric­chez­za, del­la sicu­rez­za, del prin­ci­pe azzur­ro o del­la prin­ci­pes­sa di gia­da, del­la pen­sio­ne o del­la ragione.

E allo­ra di bot­to vedo­no un giar­di­no fio­ri­to di rose nel sole dol­ce e un po’ stra­no di un autun­no inol­tra­to e improv­vi­sa­men­te sen­to­no il pro­fu­mo di quei fio­ri. E poi il calo­re di quel sole sul­la pel­le. E gli vie­ne in men­te di seder­si qual­che minu­to, su una pan­chi­na un po’ distan­te dal­la stra­da. Così, per sta­re in silen­zio.

E può capi­ta­re che per una stra­na gra­zia, qual­co­sa all’in­ter­no fac­cia loro deci­de­re di far­lo. In culo a tut­to: al capuf­fi­cio, al con­trat­to, alla moglie gelo­sa e alla suo­ce­ra tedio­sa, al figlio sega­io­lo e alla figlia rin­co­glio­ni­ta dal­le winx, alla ban­ca e al mutuo… A tut­to quel­lo che alla fine, di lì a qual­che deci­na d’an­ni al mas­si­mo, di fron­te alla signo­ra con la fal­ce, non con­te­rà più un caz­zo.

E allo­ra si faran­no quel­la stra­na doman­da che alla fine non sai dove ti por­te­rà ma che alle vol­te può por­tar­ti esat­ta­men­te dove dovre­sti esse­re:

“Per­chè no?”

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