La Luna gioca con la nuvola

L’altra not­te ho visto la luna gio­ca­re con una nuvo­la.

La nuvo­la si spo­sta­va rapi­da­men­te copren­do­la e poi la luna, levan­do­si, “sor­ge­va” da que­sta in un sus­se­guir­si che sem­bra­va diver­ti­re entram­be.

Ognu­no di noi spes­so gio­ca a nascon­di­no; con gli altri o con se stes­so; con i pro­pri sen­ti­men­ti: li cela, li tra­sfor­ma, li plasma.

Que­sti gio­chi di luce e buio illu­mi­na­no solo a trat­ti la pro­pria notte.

Cre­den­do che la tene­bra oscu­ri il dolo­re, si vive un dif­fi­ci­le equi­li­brio oscil­lan­do fra il biso­gno di luce, di veri­tà e la pau­ra di vive­re a tin­te for­ti, di vedere. 

Non osan­do son­da­re nel pro­prio mare pro­fon­do, ma al tem­po stes­so desi­de­ran­do vive­re emo­zio­ni, ci si accon­ten­ta di quel­le pre­pa­ra­te arti­fi­cial­men­te da altri; costrui­te affin­ché ci si iden­ti­fi­chi ade­ren­do a un model­lo imposto.

Tut­to que­sto può diven­ta­re un intri­ca­to labi­rin­to nel qua­le ci si adden­tra quan­do si è anco­ra mol­to gio­va­ni, pro­ba­bil­men­te cre­den­do di poter met­te­re a tace­re l’intensità di quel­la pro­pria for­za vita­le che nes­su­no mai ci inse­gna a con­si­de­ra­re come un poten­zia­le da esplo­ra­re e svi­lup­pa­re quan­to piut­to­sto un peri­co­lo da sopprimere. 

Col pro­ce­de­re degli anni, si pren­de sem­pre più sul serio quel cam­mi­no che non ci appar­tie­ne.

Si fini­sce col con­si­de­rar­lo vero e l’unico pos­si­bi­le, men­tre il pro­prio “esse­re” langue.

La luna inve­ce gio­ca sol­tan­to e, quan­do inon­da il bosco con i suoi rag­gi argen­ta­ti, si può scor­ge­re fra i rami lo sguar­do di un ani­ma­le sel­va­ti­co che, immo­bi­le, ci osser­va.

Quel­lo sguar­do con­tie­ne tut­ta l’autenticità che in noi è anda­ta per­du­ta, l’antica for­za dell’uomo, la bel­lez­za, la pas­sio­ne, la sacra­li­tà in ogni gesto, l’esistere qui e ora, la poten­za in ogni musco­lo, l’attenzione in ogni istan­te, la per­ce­zio­ne di tut­to quel che acca­de fuo­ri e den­tro, la cal­ma del­la not­te, l’esistere sen­za aggiun­ge­re ne toglie­re nulla.

In quel­lo sguar­do si può scor­ge­re una scin­til­la che accen­da la pas­sio­ne e infon­da un po’ di quel­la for­za da tem­po sopita.

La luna pro­ce­de nel suo cam­mi­no, ora il cie­lo è sgom­bro di nubi. Un rag­gio col­pi­sce anche me e susci­ta un dubbio:

io chi sono?

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2 Commenti
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Giuseppe

Io chi sono? Doman­da da un milio­ne di dol­la­ri. Chi rispon­de si fre­ga con le pro­prie mani.

Admin
Francesco Franz Amato
Reply to  Giuseppe

Non è detto…